Academy for the Arts and Architecture  

Località Herdenkingsplein, Maastricht, Olanda
Committente Rijkshogeschool Maastricht
Progettazione Wiel Arets, Jo Janssen
Collaboratori L. van Es, A. Morandini, R. Holten, M. Paulussen
Consulenza strutturale Ingenieursbureau Grabowsky & Poort
Consulenza illuminazione Ingenieursbureau Grabowsky & Poort
Progetto 1990
Realizzazione 1993
Superficie costruita 1.300 m2
Superficie calpestabile 4.000 m2

L'architettto e teorico olandese Wiel Arets,con il progetto di ampliamento dell'Accademia di Arte e Architettura a Maastricht, terminato nel 1994, realizza un'opera destinata a diventare un capitolo importante dell'architettura del Novecento. Testimone ne è l'enorme fortuna critica riscossa al momento della sua realizzazione, nel periodo in cui l'architetto, già attivo nel campo della ricerca teorica (autore di numerosi scritti fra cui "Virological Architecture", "Conflict e Architecture of Freedom"; fondatore nel 1986 della rivista Wiederhall e figura di spicco nell'ambito universitario con la suapresenza in sedi insigne quali la Cooper Union a New York), non si è ancora imposto all'attenzione internazionale con esperienze progettuali di rilievo, ad eccezione di alcuni episodi interessanti come il progettodella Fashionshop Beltgens a Maastricht del 1987. L'ampliamento dell'Accademia di Arte e Architettura si può pertanto ritenere il primo caposaldo della sua opera di architetto minimalista, attento alle influenze razionaliste dell'Italia tra le due guerre (basti ricordare il numero della rivista Wiederhall interamente dedicato a Cesare Cattaneo), e alle più recenti rappresentazioni dell'architettura francese e giapponese degli anni Settanta e Ottanta. Questa nuova tendenza minimalista si sviluppa in Olanda in un periodo di acceso dibattito tra i sostenitori della tesi postmoderna, a cui si oppone, e un fronte di architetti più sensibili alle proprietà funzionali e tecniche dell'architettura. Tadao Ando, Jean Nouvel e Dominique Perrault, per citarne solo alcuni, sono tra le figure che maggiormente hanno influenzato la scuola olandese, proponendosi come alternativi ad una logica formalista, per mezzo di un orientamento che tende a privilegiare l'uso delle moderne tecnologie ed una progettazione di tipo programmatico. Oltre all'architettura, altre discipline, come l'arte, la filosofia e il cinema, entrano a fare parte di questo movimento di revisione, stimolando l'attenzione verso autori, soprattutto francesi, quali Gilles Deleuze, Michel Foucault, Jean Baudrillard, Jean Luc Godard e Arthur Kroker. In quest'ottica si muove anche la ricerca di Arets, fortemente ispirata alla testimonianza di autori non direttamente provenienti dal suo campo disciplinare, ma che hanno esplorato percorsi di pensiero post heideggeriani.
Il complesso, collocato nel tessuto medievale della città di origine romana, in un punto strategico di delimitazione della nuova piazza della Herdenkingsplein, si articola su due volumi fra loro prospicienti e collegati da una passerella aerea. L'ingresso, costituito da un ampio atrio, è ricavato all'interno di una preesistenza sul quale si allinea il primo blocco, comprendente l'aula magna, la biblioteca e la caffetteria, mentre il secondo, sospeso su pilotis, ospita gli atelier ed uno spazio aperto destinato alle esposizioni di scultura. L'edificio svolge a livello urbano una funzione ancor prima che di cerniera, di soglia o di confine fra due spazi antitetici, contrassegnati dalla cattedrale gotica da un lato e, dall'altro, dalle moderne quinte della Herdenkingsplein eseguite per opera dello studio Mecanoo & Boosten. Le tematiche così care ad Arets, chiaramente espresse in un suo studio intitolato Alabaster Skin, le ritroviamo condensate nel breve spazio di impatto fra città antica e moderna e nell'operazione di innesto fra il vecchio edificio dell'Accademia, costruito negli anni Settanta, e il nuovo ampliamento architettonico. I temi sono quelli del "conflitto" e della "transizione", che costituisconola risposta di Arets ai tentativi di armonizzazione ed omologazione con i contesti urbani storici, perpetrati da certa architettura postmoderna. Al di là del progetto urbano, definito dall'impianto a tenaglia dell'edificio che si offre nella duplice veste di elemento di riconfigurazione delle aree limitrofe e in quella neutra e impermeabile di fondale astratto delle vicine costruzioni medievali, l'intento di Arets è tutto rivolto alla realizzazione di un sofisticato ed elementare stratagemma spaziale. La semplice e ordinata composizione modulare si regge coerentemente su una collaudata struttura a telaio in cemento armato, separata dalle pareti esterne in vetrocemento per mezzo di un'intelaiatura di sostegno in acciaio. La pelle di alabastro riflette in sé la densità e la pregnanza dell'architettura che consiste nella sua complessità di oggetto posto costantemente in tensione tra due opposti: notte-giorno, interno-esterno, aperto-chiuso. L'ossatura a telaio dell'edificio, per la sua capacità di definire uno spazio isotropo e quindi flessibile, permeabile a qualunque trasformazione e dunque trasparente, serve perfettamente la causa di tale stratagemma, teso ad evidenziare un processo di condensazione spaziale e percettiva lungo la trama sottile dei muri perimetrali. Questa architettura concepita in absentia, ripone il suo significato nella vibratilità delle superfici traslucide, nel suo essere in fibrillazione in uno stato intermedio che doppiamente nega l'appartenenza all'una e all'altra estremità. Le aperture orizzontali, incise come segni minimali sulla parete opalescente e il telaio strutturale retrostante, sono restituiti all'attenzione dello spettatore secondo un movimento alternato di visibilità e invisibilità, che segue le oscillazioni osmotiche della cortina di vetro. All'interno, gli spazi aperti, regolarmente scanditi dalla maglia strutturale dei pilastri, sono occasionalmente interrotti dalla presenza dei setti in cemento armato dei percorsi verticali autoportanti. Arets, coerentemente col suo linguaggio, usa limitare i punti di giunzione fra le superfici verticali e le solette, consentendo in questo modo il passaggio continuo di luce e un'impressione di rarefazione della materia costruita.

Testo di Filippo Nicotra
Estratto da Materia n. 34

Informazioni
Impresa costruttrice Laudy Bouw & Planontwikkeling bv
Impianti elettrici Mélotte bv
Brise-soleil Gehlen Zonwering bv
Ingegneria meccanica IBR Installatiebedrijf Roderland bv
Serramenti e opere in acciaio Lagro ijzerconstructies en stalen ramen bv
Vetri Scheuten Glasgroepl
Design d'interni Wiel Arets
Arredo e opere di carpenteria Meubel - en Timmerfabriek Lendfers bv
Elementi in vetro Haandelmaatschappij Bouwmag bv
Consulente economico Bremen Bouwadvuseurs bv
Sistemi audio-visivi Media ServiceRijksuniversiteit Limburg

Planimetria generale Sezione trasversale Prospetto est