opera – Il progetto dell'Academy of Sciences di Renzo Piano dimostra, ancora un volta, come la prassi progettuale dell'architetto si traduca direttamente nella gestione costruttiva delle forme, e da lì alla sostanza (sarebbe riduttivo parlare di immagine) del manufatto...

La forma in questione è l'esempio di una declinazione naturalistica di un -tappeto volante-: una nuovo esempio nella sperimentazione dei fly-carpet, solitamente  cuciti da Piano con elementi singoli sulle coperture di diversi interventi museali (dalla Fondazione Beyler nei dintorni di Basilea al recentissimo The Art Institute di Chicago).
Nelle opere appena citate è presente un'indubbia riconoscibilità dei pezzi che formano le coperture, mentre, a San Francisco, la matericità del manto erboso sull'estradosso della copertura suggerisce una continuità costruttiva della superficie che, Piano, si affretta a negare, rimanendo fedele alla progettazione per sezioni, dichiarando, all'intradosso, il complesso intreccio di pezzi che ordiscono la carpenteria metallica a supporto del giardino pensile.
Quando la -progettazione per sezioni- si traduce direttamente nell'atto costruttivo le forme complesse in Piano vengono realizzate in nervature che, sempre riconoscibili, affiancate e mai incastrate, riconfigurano la tridimensionalità di progetto. Questo si traduce sempre in una doppia tipologia di orditure nelle costruzioni in acciaio di Piano: la prima sostanzia le nervature portanti, costruita ad hoc con pezzi calandrati che descrivono la forma; la seconda realizza la giunzione dell'ossatura portante con elementi lineari e quindi industriali. Questa logica, comune al Zentrum Paul Klee di Berna, si traduce anche nel cantiere dell'Academy. La forma che ne deriva è un piano, puntualmente bombato in modo da annegare al suo interno sette inviluppi sferici.
La forma di progetto è stata affettata in senso trasversale ottenendo le geometrie curve su cui calandrare ogni trave portante a doppio T (di sezione variabile), ciascuna distanziata dall'altra di metri 2,40.
La struttura secondaria, che ha un passo di 7,30 metri, approssima le volute di progetto con elementi lineari sempre a doppia T. La gestione della forma così gestita ha consentito di approssimare i campi del solaio metallico come porzioni di superfici rigate, approdando a una facile gestione delle cassaforme lignee disposte per il getto di calcestruzzo a completamento del solaio. Ogni campo è stato scandito da listelli di legno, fissati alle travi principali calandrate (descriventi ciascuna rigata), sui quali si è posto un foglio ligneo per il contenimento del getto.