Aukrustsenteret  
Località: Avdal, Aukrustsenteret AS, 2560 Alvdal
Progettista: Sverre Fehn
Datazione progetto: 1993.
Datazione realizzazione: 1996.
Materiali di costruzione: cemento armato, pietra, legno, vetro.
 
Come nel caso del Museo dei ghiacciai a Fjaerland (1989-91), con il quale divide alcune analogie formali, il museo Aukrust è un edificio isolato nella natura all'interno di una valle. Ma mentre per Fjaerland si tratta di un ramo secondario del Sognefjord, lungo la costa occidentale e ai piedi del Josterdal, il più grande ghiacciaio norvegese, dunque di una zona remota e ostile, segnata dalla cupezza di un clima che risente della vicinanza del Mare del Nord, la Østerdal è un'ampia e luminosa valle che si trova a circa 400 chilometri a nord di Oslo nella parte centrale della Norvegia. Qui il piccolo museo, che raccoglie le opere del pittore e incisore Kjell Aukrust, occupa un sito pianeggiante a fianco della strada che collega la cittadina di Alvdal con la capitale.
Proprio il rapporto con l'estensione di questo paesaggio di prati e i campi, segnato dalla presenza di un fiume e chiuso all'orizzonte dal profilo delicato delle colline, è l'elemento che ha guidato Sverre Fehn nel definire l'impianto lineare e il volume basso e allungato dell'edificio, un segno preciso che, senza volere imporsi come emergenza, si manifesta come una precisa traccia dell'intervento dell'uomo 'costruttore' nell'ambiente naturale. Sembra quasi che con questo intervento l'architetto norvegese abbia voluto segnare un margine nell'ampiezza del territorio circostante: per Fehn infatti l'edificio del museo Questa 'linea diritta e decisa' è generata da un lungo muro di spina in cemento armato che corre per tutti i 100 metri di lunghezza del museo. Il muro, cavo, contiene gli impianti tecnologici e sostiene le due coperture che vi si appoggiano direttamente (nel lato a sud) oppure attraverso mensole triangolari che fuoriescono dal muro stesso (nel lato a nord) e che segnano con la loro presenza scandita lo spazio interno. Questa 'dorsale' separa gli ambienti di servizio (ingresso, guardaroba, uffici, negozio, cucina della caffetteria e magazzino), organizzati secondo un semplice sistema rettilineo sequenziale chiuso sotto la protezione dell'ampia falda del tetto, che arriva fino a terra, da quelli espositivi che si affacciano verso l'esterno attraverso le grandi vetrate che si trovano fra le semicolonne, rivestite in legno, che sorreggono la copertura. Qui la lunga galleria longitudinale, generata dal muro di spina, è sagomata da baie, anfratti, slarghi che corrispondono alle tre sale poligonali ' per le mostre temporanee, riunioni e per la biblioteca ' allo spazio rettangolare della caffetteria e al volume quasi cubico della saletta per conferenze, e si conclude con il corpo trapezoidale dell'auditorio che si trova in testa al museo e che si presenta come elemento terminale di tutto l'organismo museale. In questo modo la razionalità geometrica della linea retta si commistiona a forme più organiche che evocano un più stretto rapporto con le forme naturali del luogo o, per usare le parole dello stesso Fehn, ad assecondare 'l'idea che sia il museo stesso a trasformarsi in parte della natura'. Un indirizzo questo che si ritrova anche nei riferimenti alla tradizione costruttiva degli edifici rurali della zona da cui derivano i materiali usati nel museo: rivestimenti in pietra per le sale espositive a nord, scandole in legno per i volumi emergenti dell'auditorio e della sala conferenze, scandole in pietra per la lunga falda del tetto, all'interno legno per pavimenti e soffitti. Unica eccezione è data dal cemento armato a vista usato per il muro di spina che esibisce così il suo essere necessariamente struttura tecnologica 'moderna'. Un'attenzione ai valori contestuali dell'architettura che ritroviamo nell''invenzione' del basamento in pietra su cui poggia il museo verso la valle: realizzato con lo scopo di proteggere l'edificio dai non infrequenti allagamenti del fiume Glåmma fa sì che il museo sembri, di volta in volta a seconda della mutevolezza del clima e delle stagioni, un'isola emergente dal verde dei prati, dal biancore della neve, oppure direttamente dalle acque o dai ghiacci. 
 
Bibliografia
S. Fehn, Galleria d'arte di Alvdal, in 'Spazio e Società', 65, 1994, pp. 86-91.
S. Fehn, Tre musei in Norvegia, in 'Casabella', 611, 1994, pp. 4-15.
P. Giardiello, Sverre Fehn, tra natura e artificio, in 'Casabella', 635, 1996, pp. 18-31.
The Aukrust Center, in 'Living Architecture', 15, 1997, pp. 203-210.
C. Hermansen - M. Hvattum, Drawing on Future and Rural Past, in 'Building Design', 27 giugno 1997, pp. 14-15.
C. Norberg-Schulz - G. Postiglione, Sverre Fehn. Opera completa, Electa, Milano 1997, pp. 224-30.
B. Larsen, Aukrustsenteret, Alvdal, in 'Byggekunst', 2, 1997, pp. 33-48.
M.-R. Norri, Paisaje cultural: Centro Aukrust, Alvdal, Noruega, in 'A&V Monografías', 71, 1998, pp. 38-45.

Sezione trasversale Pianta Planimetria generale Veduta della galleria verso ovest Galleria vista dall'ingresso del museo verso est
Veduta del fianco meridionale Prospetto est Testata ovest Veduta lato nord