Barak House  

Località Sommières, Francia
Committente
Ami & Judith Barak
Progettisti R&Sie... (François
Roche, Stéphanie Lavaux, Alexandre Boulin, Olivier
Legrand)
Strutture Abaca
Appaltatore
Christian Hubert Delisle
Progetto Dicembre
1999
Realizzazione Dicembre
2001
Superficie Area 160 m2
Costo di
costruzione
168.000,00 euro

Una natura fortemente costrittiva, una coppia di committenti coraggiosi, un
architetto impegnato e radicale, due anni di lavoro paziente per limare
"capricci e segni superflui". Ed ecco comparire una vibrazione di colore chiaro
nel paesaggio di olivi e muri di pietra a secco del Sud della Francia dove si
staglia imponente il castello medievale di Sommières.
È la dimora di Ami e
Judith Misrahi Barak, prodotto di una costante ricerca di François Roche e
Stéphanie Lavaux, in arte R&Sie..., (er-e-sie, sigla che un sofisticato gioco
fonetico tramuta in manifesto d'intenti) sull'interrelazione tra territorio e
costruzione.
"Frammento di paesaggio artificiale" piuttosto che oggetto
architettonico, questa opera, realizzata con sistemi costruttivi tradizionali,
si conforma alla particolare topografia del sito attraverso l'uso di tecnologie
e materiali mutuati dalle costruzioni agricole.
La fascia di rispetto attorno
al castello, volta alla salvaguardia del patrimonio architettonico e
paesaggistico della provincia di Nîmes, permette di costruire solo in
corrispondenza di un forte dislivello: uno scatto altimetrico di 4,5 m con una
pendenza del 45%.
Accade allora che un "movimento aleatorio" del suolo
disegna un frammento di paesaggio artificiale sulla frattura topografica: un
corpo estraneo, privo di segni architettonici, di riferimenti al regionalismo
locale si insinua nel paesaggio mediterraneo con tutto il suo carico di mistero
ed ambiguità.
La genialità di Cristian Hubert Delisle, costruttore di
installazioni per artisti, e l'uso del calcolatore consentono il controllo e la
realizzazione di questa forma complessa, "non disegnata". Teli verdi di
poliuretano (prodotti dalla ditta Emis), gli stessi usati per l'orticoltura
industriale nelle regioni calde, avvolgono e nascondono, con un sistema di cavi
in fibra di carbonio e morsetti di plastica, la struttura metallica della "cosa
verde": un incastellamento di ben settantadue pali tubolari in acciaio zincato
del diametro di 35 mm. e lunghezza regolabile, da 30 a 300 cm.
Installazione
temporanea dunque, tenda leggera e provvisoria per un modo di abitare a
stanzialità variabile? No; "architettura furtiva" piuttosto che "mimetica",
progetto radicale piuttosto che appartenente all'ordine dello stile. In una
immagine sintetica: un "F117" (arriva a dire il progettista ricordando l'aereo
americano invisibile ai radar) atterrato nei pressi del castello di
Sommières.
"A differenza della mimetizzazione ... la furtività si inscrive in
un processo di scambio, un processo reattivo. Introduce un meccanismo
relazionale con il sito" dice François Roche in un'intervista rilasciata a
Cristophe Le Gac.
Tra la tenda verde e il terreno si generano infatti "una
successione di luoghi interstiziali da colonizzare, di spazi in divenire".
L'involto di teli flirta con la piegatura del terreno. Tra di essi si rifugia
l'abitazione della famiglia Barak.
Sollevata la copertura fragile e
provvisoria si svela il mistero e si chiarisce l'ambiguità. C'è un contenuto
solido e durevole: una struttura in blocchi di calcestruzzo ancorata ad uno
strato roccioso affiorante attraverso fondazioni superficiali (solo 30 cm di
profondità), pochi tramezzi in laterizio ed i solai di copertura. Quanto
necessario per delimitare spazi abitativi confortevoli per una famiglia di
quattro persone e una superficie complessiva di 165 m2. Un camino sospeso,
cinque pilastrini leggermente inclinati di colore bianco e uno scorcio di
paesaggio inquadrato da una ampia vetrata animano l'ambiente del
soggiorno-pranzo. Una tenda di striscioline di plastica traslucida filtra
l'angolo cottura e gli spazi di servizio tenendo lontano insetti fastidiosi.
Dietro, una cordonata, assecondando la morfologia del terreno, connette
l'ambiente unico della zona giorno con l'ala lungo cui si allineano le camere da
letto ed i relativi servizi, posti più in basso a quote diverse. Spazi aperti ma
ombreggiati per una superficie di circa 70 m2 attendono di essere inglobati in
future estensioni dell'abitazione stessa esaudendo così il desiderio di
flessibilità espresso dagli utenti.
Particolare attenzione è stata posta dal
progettista agli aspetti climatici. L'involto di teli verdi in poliuretano
svolge infatti la funzione di "tenda climatica": ombreggiando le pareti in
calcestruzzo contribuisce a regolare la temperatura interna della costruzione in
estate, in una regione particolarmente calda quale quella di Nîmes. In inverno
il riscaldamento è affidato ad un sistema tradizionale che sfrutta la geotermia
di superficie: la differenza di temperatura fra il terreno e l'aria esterna
produce energia sufficiente a riscaldare un liquido che circola attraverso una
rete di tubi al di sotto dei pavimenti.
Questo progetto furtivo, dove
l'innovazione si misura con la scelta di materiali tradizionali piegati
all'eresia di una volontà estetica che li contraddice, fa si che la casa Barak,
quasi invisibile nel contesto naturale dove sorge, non passi invece inosservata
nel panorama virtuale della ricerca architettonica contemporanea sull'abitazione
isolata.

testo di Maura Percoco
Estratto da Materia n. 42

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costruttivi e tecnologici

Sezione Pianta