laboratorio italia – L'intervento residenziale nell'area degli antichi stabilimenti dismessi lungo la Dora a Torino, si configura contemporaneamente come un progetto di recupero e di edificazione ex-novo.

Il contesto

Principale fonte di energia per le nascenti industrie della Torino sabauda, la Dora nei secoli passati ha rappresentato il naturale asse di sviluppo di una città che ancora oggi conserva importanti tracce del suo passato produttivo. La chiusura delle fabbriche e il collasso dell'industria piemontese avvenuti intorno agli anni Settanta del Novecento hanno determinato anche la morte del fiume, abbandonato al degrado ambientale e sociale. L'architettura contemporanea riscopre il valore degli antichi stabilimenti dismessi lungo la Dora, li recupera, li riadatta a scopi residenziali e terziari, e contemporaneamente riconsidera il ruolo di quelle acque che per anni ne hanno rappresentato la principale forza motrice. È quanto è accaduto in via Aosta 8, Borgata Aurora, per un edificio realizzato nei primi del Novecento da una grande firma dell'architettura piemontese, Pietro Fenoglio, sede storica della conceria Gilardini prima e poi della Chocolat Tobler. Qui la vicinanza al fiume Dora ha costituito la premessa fondamentale per concepire una casa votata all'ecologia e al risparmio energetico, ottenuto attraverso un impianto geotermico che sfrutta l'acqua di falda, con una pompa di calore reversibile che produce sia l'energia termica sia la refrigerazione estiva.

Il Progetto

Il recupero dell'ex fabbrica Tobler si è svolto all'insegna di due paradigmi solo apparentemente contraddittori, conservazione e innovazione,
combinati insieme per dare luogo ad un'architettura all'avanguardia in un territorio ancora relativamente inesplorato. Il complesso consta in realtà di due maniche, una di più recente costruzione, per la quale il progetto ha previsto la demolizione e la riedificazione ex novo dei volumi, e una invece costituita da due ali storiche che, insieme alle facciate esterne, sono state interessate solo da un intervento di restauro filologico. Nelle parti interne e nascoste dell'edificio il progetto definitivo è riuscito a integrare armonicamente la diversa morfologia delle due maniche, grazie a una sottile strategia di rimandi cromatici e volumetrici tra una facciata e l'altra: le forme del quadrato e del rettangolo si succedono con insistenza su tutte le quattro superfici verticali, negli ampi bow window blu che sporgono dalla manica storica così come nelle grandi vetrate che rivestono quasi interamente le pareti della manica nuova. In entrambi i casi la presenza assidua del vetro offre modelli abitativi contemporanei, all'interno di ambienti luminosi in cui l'esterno sconfina negli spazi interni.

Vivibilità e giardino interno

Il concetto di vivibilità costituisce il tema portante di tutto l'intervento: il progetto infatti propone una reinterpretazione dell'abitare, attraverso un uso flessibile degli spazi interni ed esterni, questi ultimi resi particolarmente fruibili dagli ampi balconi-terrazzi di cui è dotata gran parte degli alloggi e dai giardini pensili ricavati sul tetto della manica nuova. Anche l'interno cortile è stato studiato in modo da permetterne la vivibilità, anzitutto attraverso le numerose sedute poste al suo interno, ma anche grazie alla distribuzione degli spazi, che alternano al verde delle aiuole fiorite il legno dei camminamenti e la trasparenza di una lama d'acqua che vivacizza tutto il cortile.
Ne risulta un giardino piacevole non solo da guardare, ma anche da godere, fulcro di relazioni e occasione di incontro fra i residenti. Allo stesso modo il garage interrato sfugge allo stereotipo di luogo buio e desolante, grazie all'inserimento al suo livello e in corrispondenza di una cavità al centro dell'interno cortile, di una quercia da sughero, che sviluppandosi verticalmente affiora con le sue fronde sulla superficie. In generale l'intervento non si esaurisce nella realizzazione di un nuovo complesso residenziale di impostazione e carattere tradizionali; i presupposti dai quali esso prende le mosse si articolano in una più complessa rete di obiettivi che da un lato prendono in considerazione il tessuto urbano entro cui si insedia il progetto, il quartiere Aurora, dall'altro concepiscono la riqualificazione di un antico stabilimento industriale nei termini di un terreno di sperimentazione di inedite tipologie abitative e spazi che profumano di contemporaneità. 

Sostenibilità e tecnologia

L'attenzione all'aspetto della sostenibilità e all'innovazione tecnologica è stata alla base di una progettazione integrata attenta all'ottenimento di alti livelli di comfort e di risparmio energetico grazie all'utilizzo di una fonte di energia pulita, la pompa di calore reversibile ad acqua di falda che produce sia l'energia termica sia la refrigerazione estiva con risparmi fino al 50% rispetto agli impianti tradizionali.
La progettazione architettonica, basata sull'utilizzo dei sistemi passivi che hanno il vantaggio di abbattere i consumi energetici, ha previsto l'inserimento di ampie vetrate dotate di un sistema oscurante orientabile, di loggiati che impediscono la penetrazione della radiazione diretta nelle ore centrali delle giornate estive, consentendo l'apporto solare invernale, l'utilizzo di vetri selettivi che lasciano passare la luce e non il calore, e infine i tetti verdi sulle maniche di nuova costruzione dove la vegetazione funge da elemento termoregolatore dell'involucro edilizio e da elemento migliorativo del microclima urbano.


scheda progetto

Luogo: Torino

Committente: DE.GA S.p.A. Impresa di Costruzioni

Progettista: Franco Cucchiarati

Collaboratori: Roberto Navone, Davide Ronco, Ilario Bovero, Giovanni Bruno Condemi, Barbara Cucchiarati, Alessio Toscano

Tempi progetto: 2006

Tempi di realizzazione: 2009

Superficie costruita mq: 7.500

Volume costruito mc: 25.000