uffici – Campus, inaugurato quest'anno nel cuore della Tech City di Londra, è lo spazio progettato da Jump Studios e promosso da Google UK con l'obiettivo di favorire, non solo logisticamente, la comunità delle giovani start up tecnologiche che gravitano attorno alla cosiddetta Silicon Roundabout

Sette piani dedicati a una fitta programmazione di eventi e al co-working nella zona Est di Londra, meglio nota come Tech City, con un
occhio di riguardo alla comunità di giovani
imprenditori e start up impegnate nell'innovazione tecnologica
: questo, in
sintesi, è il Google Campus progettato da Jump Studios.
Uno spazio che concepisce le facilities per l'attività professionale non solo materialmente, offrendo
ambienti per trattative riservate o per convegni che riuniscano tutti gli
addetti al settore, ma stressa il concetto fino a identificare il luogo di lavoro con l'ambiente d'elezione per la libera
circolazione di idee innovative
, che riguardino le tecnologia o i modelli
imprenditoriali.

La sfida posta a Jump Studios dal progetto consisteva
nella creazione di uno spazio - una
serie di spazi, meglio -
sufficientemente flessibili da adattarsi a esigenze diverse, passibili di
future evoluzioni
.
La forza lavoro che utilizza il Campus, infatti, non può
essere identificata da un profilo societario o istituzionale: si tratta di giovani di belle speranze all'inizio della
loro carriera
, cui l'immagine e le funzioni di un headquarter non solo si confanno poco, ma rischiano persino di
risultare d'ostacolo al processo di formazione autonomo di una nuova realtà
aziendale.
L'aspetto
complessivo degli interni riflette la natura “in progress” delle attività professionali che vengono ospitate

all'interno del Campus, attraverso il radicale disvelamento della struttura architettonica e l'adozione per gli
arredi di materiali altrettanto
utilitari
(quindi funzionali), in primis compensato e linoleum.
L'estetica grezza,
la cui immediatezza invita all'appropriazione degli spazi da parte dei
lavoratori, fa da sfondo comune a una serie di oggetti autonomi, collocati strategicamente per asserire con forza
la propria presenza nello spazio, ovvero favorire ancora una volta la
leggibilità della propria funzione.

L'attenzione nel progettare il piano terra e quello interrato,
programmaticamente destinati ad attività
di socializzazione
, risulta quindi evidente nel modo in cui i vari spazi-oggetti si connotano e
presentano da sé
: la reception, le aree per le riunioni informali, gli
spazi dedicati a workshop e brainstorming, la caffetteria e la sala convegni.
Il banco della reception
è parzialmente realizzato con mattoncini
Lego
di diversi colori, a ricordare l'affezione dei fondatori di Google al
gioco danese, in un contesto altrimenti privo di richiami al brand. Procedendo
all'interno dello spazio ci si imbatte in una parete attrezzata… con cassette
della frutta convertite in sistema di scaffalatura
, che all'inaugurazione
dell'edificio hanno accolto una collezione di oggetti iconici della storia
delle telecomunicazioni e dell'elettronica di consumo. Funzionando come una sorta di Manifesto del Campus,
questo muro è destinato a evolversi con la struttura, ospitando prodotti e prototipi
che nel corso del tempo andranno a raccontare un'altra storia: quelle delle
start up ospitate.
Oltre questo ambiente di rappresentanza - per
quanto anomalo nel suo genere - si apre la sala
convegni
, capace di ospitare 140 uditori e, all'occorrenza, essere isolata
mediante una saracinesca da garage
dipinta di un bel rosso vivo (per non tradire lo spirito post-industriale del
Campus).
Gli spazi di
lavoro
, che occupano i cinque piani superiori dell'edificio, sono concepiti
come open space, il cui traffico
interno è regolamentato però dall'introduzione di container multifunzionali, che appunto circoscrivono l'ambiente
ufficio vero e proprio ospitando una serie di servizi collaterali, dagli armadietti ai cubicoli per le videoconferenze
e gli incontri riservati, fino a una mini-cucina.

Proprio di fronte si apre
la zona ristoro, oltre a un angolo (nook) interamente tappezzato per offrire un momentaneo sollievo
dal chiacchiericcio costante, che presumibilmente caratterizza l'area di
lavoro.
Ampi pannelli rivestiti di stoffa
grigia
lungo le pareti svolgono un'analoga funzione di miglioramento dell'acustica; senza contare che queste superfici si
prestano molto bene per fissare a piacimento poster, messaggi e immagini
stampate.
Il design della caffetteria
segue la stessa logica, e il relativo utilizzo di materiali, che permea tutti
gli ambienti: con il suo aspetto da
chiosco, il bar è l'elemento centrale attorno al quale viene organizzata l'area
,
che si divide nella zona dedicata al
ristoro
- con i banchi e le panche in compensato - e in quella riservata ai workshop informali,
caratterizzata da un lungo tavolone alle cui spalle un pannello scorrevole in
legno (ripreso pari pari da un magazzino industriale) regola l'accesso a un'altra stanza, più appartata.

Infine, l'accesso tanto al tetto piano che al cortile
al pianterreno
sono largamente incoraggiati, al fine di offrire un'esperienza “diversa” del Campus.
Basti pensare che aggirandosi per lo spazio
esterno, complici i creativi paesaggisti di The
Wayward Plant Project
, è possibile incontrare fiori “tecnologicamente arricchiti”, capaci di avvertire se hanno
bisogno di essere innaffiati… inviando un tweet alla loro controparte umana. Anche all'imprenditoria high-tech, sia mai abbia il pollice verde un po'
avvizzito, una rinfrescata ogni tanto non può che fare bene.

scheda progetto

luogo: 4-5 Bonhill Street, Londra (GB)

cliente: Google UK Ltd.

progetto architettonico: Jump Studios (Shaun Fernandes, Markus Nonn)

partner: Como (Contractor)

fornitori: Hay, Modus, Very Good & Proper, Branch Studios, Moroso, Bene, Magis Muuto, Luxo, Erco

superficie costruita mq: 2.300 mq