premio – Sarà Carbonia a rappresentare l'Italia davanti al Consiglio d'Europa nell'ambito del "Premio del paesaggio". La città sarda è stata scelta tra i 95 progetti presentati, per l'attento progetto di recupero del patrimonio storico e architettonico del Novecento.

Il progetto "Carbonia, città del Novecento", è stato presentato nella Miniera di Serbariu, recuperata al turismo. La città si è aggiudicata la seconda edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa promosso dalla Direzione Generale per il Paesaggio, Belle arti, Architettura e Arte contemporanee, (Pabaac).

Carbonia nasce tra il 1937 e il 1942 come "Città di Fondazione" ad opera della società pubblica Azienda Carboni Italiana (Acai), vicino alla Miniera di Serbariu, la più grande della Sardegna e in una posizione favorita dalla vicinanza del porto di Sant'Antioco.

La politica di fondazione fu varata dal regime fascista all'inizio degli anni Trenta. Questi nuovi nuclei (ne sono stati contati 74 in tutta Italia) nascevano spesso nel nulla, in un'atmosfera irreale e metafisica. La piazza, la chiesa, il municipio e la sua torre. Case basse ed archi romani "a tutto sesto", le palazzine avevano uniformità di altezze ed erano spesso incastonate nel verde. Le regole urbanistiche erano dettate soprattutto da principi di igiene: orientamento degli edifici, riscontro d'aria in tutti gli alloggi, etc.. Queste cittadine costituiscono un modello sia per le loro modalità di costruzione, sia per le soluzioni architettoniche tra le più suggestive del secolo scorso. Piccole città armoniche che subito dopo la guerra vennero accerchiate dalla speculazione edilizia.

Questi insediamenti isolati non erano nati all'interno di un programma organico di urbanizzazione delle popolazioni rurali, ma al contrario, dovevano sottrarre manodopera eccedente alle città anche per evitare potenziali conflittualità.

Carbonia, dopo un periodo di flessione dovuto alla guerra, riprende vita con gli impianti estrattivi che arrivano al massimo della produzione nel 1947. Comincia poi il lento declino fino alla chiusura nel 1964, della miniera di Serbariu. In seguito rimane attiva soltanto la miniera di Seruci. Nell'ultimo decennio, dopo un lungo periodo di abbandono e trascuratezza, la zona mineraria è stata recuperata e resa accessibile ai visitatori. Nel 2003, seguendo il Piano paesaggistico voluto da Renato Soru, il Comune approva un piano regolatore che imposta la Mappa del paesaggio e delle qualità urbane con i suoi "valori inalienabili" e «invarianti», tra cui i villaggi operai di Bacu Abis e Cortoghiana nonché il paesaggio rurale tradizionale.

Diversi gli strumenti messi in atto per gestire la riqualificazione socio-ecomica, culturale ed ambientale del sito: il Catalogo dell'eredità architettonica razionalista, il Manuale per il recupero degli edifici modernisti, la Guida per le modifiche degli edifici, il Museo del Carbone, il Centro italiano della cultura del carbone (Cicc), la recuperata Miniera di Serbariu, gli Itinerari di architettura moderna tra Carbonia, Cortoghiana e Bacu Abis e l'arte urbana contemporanea, come quella di Giò Pomodoro, (vedi il suo "Frammento di un vuoto" in piazza Roma), di Mauro Staccioli, di Giovanni Campus e di Pinuccio Sciola.