Intervista – Un approccio progettuale che interpreta il mondo dell’arredo

Carlo Colombo, classe 1967, inizia la sua carriera lavorando a importanti progetti di architettura e interiors. Ma la notorietà gli arriva con Cappellini, a cui si affianca la collaborazione per Poliform e Varenna: un'attività a tutto tondo che spazia dal “design puro” all'ideazione complessa di sistemi e cucine. Per arrivare, oggi, a dedicarsi a tutto l'universo della casa per conto delle più importanti firme del mobile e del mondo del bagno. Un know-how che dal mondo dell'arredo si trasferisce anche a una collezione di oggetti per Sabattini. Che, dai primi pezzi, è stata via via ampliata.

Ci racconti come l'approccio di un architetto e designer quale lei è possa trasferirsi con successo anche al mondo del complemento d'arredo.
«Se si crede, come me, nel valore del design si può affrontare con successo qualsiasi tipologia di prodotto. Per me non c'è soluzione di continuità tra il modo di progettare un mobile (ma anche un'automobile o un edificio) e l'approccio al progetto di un vaso o un candelabro. Conta molto la coerenza del linguaggio. Il mio modo di fare design è improntato al rigore, alla pulizia delle forme e soprattutto alla ricerca del dettaglio. Ritengo che sia il particolare a dettare la qualità di un prodotto».

Come si applica questo suo approccio alla progettazione della collezione di oggetti?
«La chiave di lettura, per esempio, del candelabro che fa parte dell'ultima serie presentata al Macef è la voglia di proporre un pezzo che richiami un oggetto della memoria ma nello stesso tempo abbia un gusto internazionale: quindi, un piattino dalla forma avvolgente con un foro studiato per accogliere delle bacchette,un particolare che evoca la cultura orientale. Allo stesso modo si può raccontare la linea di pentole sempre di Sabattini, che stiamo di volta in volta sempre più arricchendo e diversificando. Lo spunto è stato un elemento evocativo legato al ricordo, la vecchia pentola della nonna. Da qui i manici giganteschi, applicati però ad una forma purissima».

C'é invece un valore in più, rispetto all'universo del mobile, di cui il mondo degli accessori della tavola può essere portatore?
«Sicuramente l'ironia. L'arredo alla fine ha sempre una connotazione molto seria. Negli oggetti c'è più spazio anche per un aspetto giocoso».

Dal punto di vista strettamente progettuale, che cosa significa per lei disegnare un divano o un sistema per la zona giorno oppure un oggetto? Ci sono tecnologie diverse o complementari?
«Posso citarle un esempio concreto: per i primi vasi disegnati sempre per Sabattini ho sperimentato una nuova tecnologia di taglio al laser e incollaggio per dare luogo a una forma che è stata copiata in seguito da alcuni notissimi produttori di illuminazione e di arredo... ».

Come proseguirà la sua strada nel mondo degli oggetti?
«Con Sabattini la collaborazione prosegue con soddisfazione. Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli di una nuova caffettiera, un pezzo molto interessante».