laboratorio italia – “Una villa abbia la grazia o la leggerezza di una farfalla posata sul terreno - il tetto sia un' ala - ( gli uccelli mettono la testa sotto l'ala; noi mettiamo la vita sotto quell'ala )”. Gio Ponti, Amate l'Architetura, 1957.

"Abbiamo progettato un nuovo edificio accanto a quello disegnato da nostro padre 45 anni fa. E' certamente una sfida. L'abbiamo accettata utilizzando le virtù dell'architettura timida già sperimentate in molti interventi di restauro. Ma vediamo di cosa si tratta. Nel tempo di produrre risultati a tutti i costi e immediatamente anche nel campo dell'architettura è necessario prendersi una pausa e fare una riflessione, cioè di trovare il tempo per pensare e prendere distanza dalle cose. Il Carattere timido, attento e sensibile, timoroso, a reazione lenta, ha la saggezza necessaria per farci comprendere i nostri limiti e spingerci a dedicarci, comprendere e conservare tutti quegli aspetti che normalmente l'architettura e il restauro giudicano secondari e trascurano. Studiando gli edifici e i luoghi si arriva ad amarli e amandoli si arriva a capirli. Così lo studio, l'affetto e la comprensione sono tutt'uno. Forse vedere con chiarezza il mondo vuole dire non agire o agire timidamente. Così la vera ricchezza dell'architettura timida è di saper intervenire con poco, del quale non vi è mai penuria, utilizzando la conoscenza, la conservazione dell'esistente e la stratificazione della nuova architettura con cautela, con attenzione, umiltà e intelligenza. Certo le azioni della Shy Architecture Association ( associazione per l'architettura timida, nata all'Accademia di Brera nel 2000) sono provocatorie ( l'invenzione del farmaco miracoloso Timidina ), ironiche ( la patente a punti per il restauro), beffarde ( l'orologio timewatch ) e meravigliosamente sconclusionate. Ma spesso giocando si può affermare anche qualche brandello di verità (vedere il recente libro di M. Ermentini, Restauro Timido: architettura, affetto, gioco, Nardini Editore). In questo caso i criteri vengono applicati non ad un restauro ma ad una nuova costruzione che però, non nasce nel nulla. La villa realizzata a Crema nel 1963 da nostro padre architetto Beppe (allievo di Gio Ponti ) possiede un ampio giardino dove viene posata sul terreno una nuova casa. Così vi è stata una lunga fase di ascolto dell'edificio paterno, di interpretazione (che cosa vuole? come possiamo esaudire le sue richieste?), prima di disegnare la nuova stratificazione non smemorata ma che si relazioni, con intelligenza e con affetto, con tutto quello che esiste attorno. La casa del '63 con la sua ampia gronda staccata dai muri, i materiali di costruzione con il cotto, il cemento a vista martellinato, i davanzali in pietra, il giardino, la recinzione. Per far posto al nuovo edificio non vengono sacrificati alberi: le querce sono rispettate e integrate sapendo bene che il loro valore non è nella parte fuori terra ma bensì nelle radici ( viene eseguito un particolare rilievo del sottosuolo con evidenziati questi elementi fondamentali. Le querce, al contrario delle altre essenze, posseggono un rapporto fra i rami e le radici di ben 1/6 )" Ermentini Architetti.

Il nuovo volume con forma rettangolare è stato collocato nell'estremità Sud-Est del giardino per non occupare la parte occidentale che risulta dedicata alla vegetazione. Gli affacci, con grandi aperture al piano terra, sono in gran parte rivolti a Ovest e a Nord per poter godere della vista del giardino. La piscina è posizionata tra i due edifici con funzione di cerniera e per creare effetti di proiezione dei riverberi di luce dell'acqua. Il nuovo volume è caratterizzato dal rivestimento del piano terra con mattoni di cotto San Marco della tradizione lombarda posati con rientri ogni cinque corsi ( elemento caratteristico di alcune architetture della tradizione cinquecentesca e già utilizzato da Ermentini Architetti in interventi di restauro ). Le facciate al primo piano sono finite con intonaco a calce idraulica naturale e tinteggiate con pittura fotocatalitica color tortora scuro. I serramenti sono in acciaio e i parapetti in lamiera striata di alluminio. La gronda è staccata dalle pareti e forma una specie di ala sopra l'edificio. Un piccolo rustico colorato di verde sul confine Est contiene i locali tecnici e le automobili.
Come nella tradizione italiana la casa riesce all'aperto con un pergolato verso la piscina, una tettoia con forma curva che collega il locale accessorio e una pensilina verso l'ingresso pedonale.
Le porte finestre del primo piano con balconi a filo facciata e una grande terrazza sul tetto praticabile con accesso dal volume curvo del vano scala a chiocciola, completano le dotazioni verso l'esterno. Gli interni sono caratterizzati dallo spazio della scala a chiocciola in ferro decorata con resine colorate, i divisori solo accennati e mai conclusi, le pareti sono decorate e colorate in modo diverso e i pavimenti sono rivestiti con marmi di scarto accuratamente scelti in cava.
Il corpo dell'ascensore in cemento a vista, lasciato senza finiture è trattato come una ferita e mostra i materiali della costruzione dell'edificio, le sue alterazioni i suoi degradi come si fa in un rilievo materico di un monumento.
La parete è oggetto di un intervento di Aldo Spoldi. L'artista, tra i fondatori della S.A.A, amico e compagno di avventure, è impegnato con un contratto stipulato con gli architetti a fornire per ben 500 anni un' opera, che per ogni anno decorerà con un frammento la facciata.
Il committente (e i successivi eredi) pagherà all'artista (e ai suoi eredi) il compenso che è pari alla somma di puro sostentamento per i viveri di un anno. Per il primo anno è stato realizzato un dipinto che raffigura il coniglio, simbolo dell'architettura timida, mentre legge rannicchiato nella sua tana.
La costruzione è stata progettata e costruita con la massima attenzione al risparmio energetico (classe B) con utilizzo di pannelli solari termici che riscaldano nel periodo estivo la piscina, caldaia a condensazione e riscaldamento con pannelli radianti a pavimento, recupero delle acque meteoriche, pitture fotocatalitiche, utilizzo di materiali di recupero e di scarto. Inoltre le scelte dei singoli materiali sono state effettuate in base al loro futuro progettato in armonia con gli ecosistemi circostanti e cercando di eliminare il concetto di rifiuto. Così anche nel giardino si cerca di dare a tutti gli esseri una possibilità di avere un futuro assecondando un processo di continuo mutamento e di evoluzione senza operare selezioni arbitrarie. Esiste il labirinto, la caduta degli ordini giganti, la rappresentazione del fiume Serio e del suo parco timido, dell'antica palude, il prato filosofico, la zona degli acanti, delle ortiche e delle gramigne. Certo la timidezza è custode della memoria anche nella natura. Solo gli arroganti vogliono dimenticare, nella lussuria del presente.


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