Laboratorio iltalia – Attraverso un attento progetto di ristrutturazione lo studio MARC ridefinisce i volumi interni di un appartamento a Torino.

Il progetto libera da ogni intervento recente i tre grandi ambienti originari, scoprendone i ricchi soffitti decorati in legno. Concentra diverse nuove funzioni (due bagni, una stanza/vasca da bagno, una lavanderia, una stanza da letto, uno spogliatoio) all'interno di tre densi volumi di altezze diverse, lasciando aperti i corridoi, la cucina, il soggiorno e la stanza dei bambini.
I volumi nascono dai muri esistenti invece di presentarsi come oggetti estranei: tutte le pareti sono trattate allo stesso modo, con intonachino ruvido, senza soluzione di continuità fra vecchio e nuovo.
Solo piccoli dettagli distinguono ciò che è nuovo dal resto.
Le nuove costruzioni si concentrano in due dei tre ambienti originari. Il grande soggiorno, invece, è lasciato appositamente libero, quasi vuoto, per giochi, corse e feste.

Alessandra Coppa: Qual è il concept dell'opera che avete selezionato, “CASA MIA” a Torino?
Studio MARC: Questo progetto affronta un dilemma.
Un appartamento al terzo piano di un palazzo della fine del XVII secolo, è la nuova casa di uno dei soci di MARC. Richiede una ristrutturazione completa, per adattarsi all'uso “intensivo” della famiglia, diventata numerosa. Può una casa essere “calda”, come richiede la famiglia, senza perdere chiarezza distributiva? Può essere “accogliente” restando allo stesso tempo razionale e flessibile?
Forse, se si rinuncia a ossessioni formali.
Il progetto cerca di attenuare l'usuale contrasto fra nuova architettura e ambienti antichi.

A.C.: Quali sono le “linee guida” del vostro studio?
S.M.: Dal solaio alla città (the world is flat).
All'inizio della nostra attività, nel 1999, abbiamo avuto occasione di lavorare soprattutto su due fronti, tradizionalmente intesi come opposti. Da un lato la piccola scala dell'abitazione, dall'altro quella delle città in trasformazione, affrontate attraverso studi, esperienze didattiche, consulenze: Torino e Napoli, Hong Kong e Mumbai. Avere sempre di fronte due ordini di grandezza così diversi ci ha portato a immaginare una relazione diretta tra essi. Oggi non riusciamo a pensare all'architettura se non come a ciò che unisce l'interno e il paesaggio, la città e le persone. Per questo, siamo interessati a un'architettura attenta alle relazioni che sa intessere, prima che alla propria immagine.
Nella nostra ricerca perde significato tutto ciò che delimita e chiude un edificio, il suo involucro, le sue facciate verticali, in favore delle sue superfici orizzontali: i solai, i pavimenti, ma anche i gradini delle scale, i letti, i tavoli. Sono le superfici su cui la gente sta, si muove, agisce, che connettono l'esterno con l'interno, una stanza con il mondo.
In queste “superfici della relazione”, fra le logiche quantitative della città contemporanea e una qualità dell'abitare spesso affidata all'intimità dell'interno, MARC cerca la sua architettura.

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Biografia Studio MARC

scheda progetto

Luogo: Torino, via Barbaroux

Committente: privato

Progettista: Studio Marc (Michele Bonino, Subhash Mukerjee)

Collaboratori: Mi-jung Kim, Cristina Marietta, Tommaso Rocca

Fotografo: Beppe Giardino

Superficie costruita mq: 100