(© Andrea Marcuccetti)

La cattedrale di Créteil, sede di una delle piccole diocesi dell’Île de France che attorniano Parigi, costruita negli anni ‘70 del Novecento da Charles-Gustave Stoskopf, era un bianco edificio basso, la cui presenza talmente discreta, di fianco agli alti edifici d’abitazione che formano l’ossatura urbana del quartiere circostante, rasentava l’anonimato. Ma le cose cambiano. Ora la cattedrale non può più essere la figura silente di una fede condivisa, ancorché poco praticata; trova posto in un ambiente, dove al meticciato etnico e culturale consegue la presenza di cinque chiese cattoliche, cinque chiese riformate, dieci sinagoghe, una moschea, un tempio buddista e altro ancora.

(© Ives Mernier)

L’incarico di una vera e propria ricostruzione dell’edificio, vinto per concorso dai progettisti di Architecture-Studio nel 2009, prevedeva di ricomporre un segno eloquente della sua presenza nella città. La nuova cattedrale, recentemente inaugurata, raddoppia la capacità della precedente.

(© Luc Boegly)

Sull’impronta del vecchio edificio di Créteil c’è ora un nuovo volume: due gusci emisferici di copertura rivestiti di legno, giunti da una vetrata colorata, si alzano oltre 20 metri sopra l’altare retti da arcate lamellari parallele al breve asse longitudinale, basandosi sul tracciato planimetrico dell’edificio originale.

(© Luc Boegly)

L’involucro che abbraccia lo spazio liturgico e la guglia del campanile di Créteil, alta 40 metri staccata all’angolo del sagrato, indirizzano lo sguardo e segnano il punto d'ingresso, riportando nella dimensione verticale il rinnovato respiro architettonico della chiesa-madre. Il manto di copertura è composto di una barriera al vapore, posata direttamente sull’assito, di pannelli isolanti in lana di roccia e di una membrana sintetica impermeabilizzante. Al di sopra, un telaio di metallo regge lamiere forate dipinte in nero e i riquadri finali semiaperti in doghe di legno Douglas.

(© Ives Mernier)

La struttura portante è formata da più di cento archi di legno lamellare di sezione 16x75 cm; la maggior lunghezza all’estradosso degli archi è di 26,5 metri, mentre il raggio minimo di curvatura è pari a 6 metri. Gli elementi sono posati con un interasse ridotto di 56 cm, passo che ne enfatizza la percezione cinetica lungo la curvatura ellittica. Il raccordo tra i due gusci è eseguito a incastro, alternando gli archi della porzione nord a quelli della parte sud; la fessura vitrea che corre da est a ovest rappresenta l'unica fonte di luce naturale dell’aula liturgica e procura una variegata serie di riflessi cangianti, diffusi lungo tutta la conchiglia.

L’accesso diretto dal sagrato conduce al luogo mediano del nartece, a sua volta collegato alla galleria curvilinea che interseca l’asse liturgico principale. Lì si dispongono, in successione: un atrio, la cappella feriale, il fonte battesimale, l’altare, lo spazio per la cattedra episcopale e il capitolo. La forma concava permette una disposizione dell’assemblea dei fedeli circostante l’area presbiterale, replicata nella galleria superiore, per una capienza totale che supera le 1.000 persone. La composizione principale dell’ambiente si completa con due sale annesse e separate dall’aula da pareti mobili, destinate a sala conferenze e auditorio. Sono presenti, inoltre, ambiti espositivi, due uffici e un caffè letterario.


Il particolare sviluppo di questo interessante progetto, dove la netta preponderanza figurativa e strutturale tuttavia riesce a configurarsi in una composizione altamente spirituale, dimostra come il porsi oggettivamente la questione del progetto dell'architettura per il culto cristiano può spingere al dialogo etico con le altre religioni, nel riconoscimento di una condizione urbana dove si aprono diverse porte d'accesso allo spazio rituale. Il passaggio da una presenza “sottotraccia” della chiesa a una rappresentazione vivida del riferimento di fede come luogo d’incontro, rappresentato dalle volte di copertura quale simbolo di unione e riparo effettivo della comunità, può costituire un esempio operativo di attribuzione di un nuovo significato al contemporaneo in una proposta per il domani.

(© Luc Boegly)