a cura di Carlotta Eco




Centro di Cardiochirurgia di Emergency in Sudan, tamassociati
a cura di Carlotta Eco

SCHEDA DI PROGETTO

Luogo: Soba, Khartoum, Sudan
Committente: Emergency Ngo
Progetto architettonico ed esecutivo: tamassociati- Raul Pantaleo,
Massimo Lepore, Simone Sfriso, Sebastiano Crescini con Pietro Parrino e Gino Strada
Responsabile del progetto:  Pietro Parrino.
Coordinamento: Rossella Miccio, Pietro Parrino.
Studio di fattibilità: Gino Strada, Emiliano Cinelli, Fabrizio Fasano, Andrea Cioffi.
Progetto Impiantistico: Studio Pasqualini  e Jean Paul Riviere con Nicola Zoppi
Consulente strutturale: Francesco Steffinlongo
Consulente per le sale operatorie: Franco Binetti
Responsabili di cantiere: Roberto Crestan con Alessandro Giacomello.
Impresa: personale di Emergency 
Superficie totale: 11.000mq
Tempi di Progetto: 2005-2006
Durata dei lavori: 2005 - maggio 2007
Costo costruzione ed allestimento: 12.000.000Euro
Fotografo: Marcello Bonfanti (le foto sono tratte dal sito tamassociati)

Vedi la SCHEDA ARCHITETTO 

L'ospedale di Emergency in Sudan: un utopia possibile

Il "centro di cardiochirurgia Salam," creato da Emergency in Sudan e progettato dallo studio "Tamassociati", è stato inaugurato a Maggio di quest'anno. Grazie alle tecnologie d'avanguardia utilizzate, il centro, che sorge alla periferia di Karthoum, rappresenta un ospedale modello non solo per l'Africa ma anche per l'Europa. Un altro elemento che lo rende unico è che si tratta dell'unico ospedale africano di cardiochirurgia in grado di fornire assistenza gratuita alle persone (in Sudan le cure non sono rimborsate da alcune assistenza pubblica e, addirittura, i parenti debbono pagare l'ingresso in ospedale per visitare i malati). Emergency, che da sempre si batte per il diritto universale alla cura, ha deciso di realizzare questa utopia (anche grazie alla raccolta di fondi e all'aiuto dei governi locali) per mostrare a tutti che un altro mondo possibile esiste.

Un'esperienza esemplare

Per l'insieme di difficoltà ambientali, sociali e politiche all'interno delle quali hanno operato i progettisti, l'esperienza è stata paradigmatica anche dal punto di vista architettonico e costruttivo. Raul Pantaleo, sia in veste di "logista" di Emergency sia di architetto della tamassociati ha seguito il cantiere e stilato una sorta di "diario di cantiere" (il libro è pubblicato in questi giorni da Eléuthera con il titolo "Attenti all'uomo bianco") in cui descrive la sua esperienza di lavoro in un paese in guerra: vi si possono leggere note di cantiere al fianco di più ampie riflessioni sulla natura dell'uomo, sulla miseria e sul concetto occidentale di progresso e di sviluppo. Una lettura davvero arricchente sotto ogni punto di vista.

i padiglioni dell'ospedale con il porticato bianco

spazi di accoglienza esterni (1,2) corridoi interni e sala operatoria (3,4)

Architettura sostenibile

L'edificio, una corte a "C" chiusa da un porticato bianco, abbraccia due grandi alberi di mango che sono divenuti simbolo dell'ospedale - già in partenza situato in mezzo al verde. Il colore bianco e rosso scelto per i padiglioni esterni richiama il logo dell'associazione, e si traduce in un rassicurante bianco e blu all'interno dei corridoi e nelle sale. Gli spazi sono stati pensati non solo in funzione dei locali di cura della struttura ospedaliera ma anche di quelli di accoglienza: l'ospedale è, infatti, aperto ai parenti (che spesso provengono da molto lontano) e offre loro la possibilità di sostare all'interno della corte, dei porticati e di risiedere in una foresteria. Come nelle più moderne strutture ospedaliere, vi sono schermi video attraverso i quali vedere i degenti all'interno delle stanze di terapia intensiva. All'esterno un piccolo padiglione per la meditazione e la preghiera è stato progettato in modo da poter accogliere fedeli di religioni differenti, in particolare musulmani e cristiani. Le linee semplici e razionali di una costruzione contemporanea si sposano con gli elementi di tipo artigianale locale, come ad esempio gli schermi antisole del portico interno, a sostegno dell'idea di un architettura che dialoga con la tradizione del luogo.

I servizi dell'ospedale

Il centro sanitario contiene tutti i servizi necessari a un centro di cardiochirurgia. Vista l'importanza della struttura vale la pena di ricordare la presenza di tre sale operatorie, 63 posti letto, una terapia intensiva, la terapia sub-intensiva, un pronto soccorso, le sale di radiologia, di ecografia, di tomografia computerizzata, emodinamica, la banca del sangue, oltre a abulatori, la riabilitazione fisioterapica e servizi ausiliari, tecnici e di manutenzione. E' anche previsto un servizio di aeromobile per il trasporto dei malati. Infatti il centro Salam è pensato punto di riferimento non solo per il Sudan ma anche per l'Eritrea, l'Etiopia, il Kenya, l'Uganda, il Congo, la Repubblica Centroafricana, il Ciad, la Libia e l'Egitto.

Il rito di fondazione

Lo scavo e il getto di fondazione degli edifici si accompagnano spesso in Sudan a un rito di fondazione. Anche in questo caso si sono rispettate le tradizioni con un interessante caso di contaminazione culturale che vale la pena di essere raccontato. Accanto a una pratica di origine veneta importata dai progettisti (quella di deporre all'interno del getto di cemento una serie di oggetti dal significato propiziatorio) i sudanesi hanno celebrato il loro rito, il karama, che consiste nella fecondazione della terra con il sangue sacrificale di una capra poi seguito da un banchetto collettivo.

Progettazione e direzione lavori

Costruire con mezzi e mano d'opera locale in un paese in guerra, privo della primarie condizioni di sopravvivenza, ha imposto ai progettisti molti compromessi sia di tipo teorico sia di tipo pratico, obbligando anche a una riflessione generale sui principi che stanno alla base della progettazione architettonica. Il primo problema è stato quello di fare i conti con un materiale da costruzione e una strumentazione spesso molto scadente. In secondo luogo il reperimento di mano d'opera preparata. Ci sono voluti numerosi colloqui per trovare i muratori e gli ingegneri civili da impiegare come supervisori dei lavori. La costruzione dei pilastri in cemento di fondazione ha subito comportato numerosi problemi. L'incapacità tecnica dei muratori della prima impresa coinvolta (i quali ignoravano le giuste proporzioni fra sabbia, cemento e ghiaietto) ha messo a rischio la portata statica delle future fondamenta costringendo la direzione lavori a continui rifacimenti e demolizioni.

la fase degli scavi e la costruzione delle fondamenta in cemento armato

La scelta della partecipazione

Così, l'organizzazione ha dovuto ripiegare sulla divisione dei lavori in piccoli appalti affidati a personale direttamente dipendente da Emergency: l'unico modo per mantenere un controllo continuo del cantiere. La mano d'opera era sostanzialmente costituita da profughi appartenenti a una tribù, i Dinka, fuggiti dalla guerra che impera nel sud. I progettisti sono comunque stati costretti a rivedere più volte i propri obbiettivi progettuali, formali e le tecniche costruttive scelte. Ad esempio le difficoltà sorte nella realizzazione dei cementi armati delle fondamenta hanno indotto la direzione lavori a sostituire, in corso d'opera, l'utilizzo del cemento armato con la tecnica più tradizionale e più conosciuta come quella dei muri in mattoni. E la sola realizzazione di un muro diritto, con angoli a novanta gradi, era vista come una richiesta talmente fuori dagli schemi che ha richiesto una presenza continua della direzione lavori e numerosi momenti di istruzione e spiegazione. Impartire direttive e farle rispettare è stato possibile grazie a un processo di partecipazione attiva alla costruzione: condividere alcune fasi del lavoro ha permesso ai progettisti di conquistare un ruolo riconosciuto dalla collettività. Molti sono i concetti e termini che sono stati ridefiniti, come "sicurezza" ad esempio, che in questo cantiere significa vigilare armati di notte sull'incolumità di cose e persone; oppure la "salvaguardia della salute" rispetto ai materiali: il non utilizzo dei pannelli d'amianto ad esempio era percepito come incomprensibile in un contesto dove l'incidenza di morte per cancro è del tutto secondaria di fronte alla morte per malaria o per dissenteria. La partecipazione ha significato anche informazione sulla presa di coscienza dell'universalità dei diritti alla salute e scambio di valori.

i pilastri portanti(1) la struttura in ferro(2) i tamponamenti in mattone(3,4)

gli operatori di Emergency al lavoro

gli edifici semifiniti prima della tinteggiatura  

Sabbia e condizionamento

Uno dei principali problemi dal punto di vista impiantistico è stato quello di tenere lontana la sabbia dalle sale operatorie. Ricordiamo che ci troviamo in un paese dove le tempeste di sabbia bloccano regolarmente gli aeroporti con turbini alti sino a cento metri. I progettisti insieme agli impiantisti hanno così ideato un sistema che si basa sul principio della "trappola di sabbia": attraverso un camino l'aria sabbiosa viene catturata convogliata per un centinaio di metri grazie a un labirinto di tubi; il passaggio nel tunnel fa perdere velocità all'aria e sedimenta parte della sabbia. A questo punto l'aria viene depurata delle polveri per mezzo di una doccia di acqua nebulizzata. L'aria ottenuta in tal modo è pulita e più fresca perché ha raggiunto i meno nove gradi e viene a questo punto immessa nel sistema di condizionamento. L'aria condizionata è risultata essere il sistema migliore per impedire anche l'invasione di mosche all'interno dell'edificio: una lama d'aria fredda posta a cascata sopra ogni ingresso crea una efficacissima barriera anti insetto.

L'energia dal sole

L'altro aspetto che rende l'edificio "sostenibile" da un punto di vista energetico sono mille metriquadrati di pannelli solari che garantiscono un risparmio energetico pari alla combustione di oltre 300 kg di gasolio al giorno (cosa fondamentale per un ospedale che deve funzionare gratis per i malati, e alimentato da un sistema di climatizzazione). Naturalmente accanto al condizionamento dell'aria la difesa dal clima torrido esterno avviene anche per mezzo dei muri spessi 60 cm interrotti da un'intercapedine.

installazione di mille metriquadri di pannelli solari

Modernità e tradizione: Schermi antisole

Il sistema di ombreggiatura del porticato dell'ospedale di Soba a Khartoum si basa su un sistema tradizionale di intreccio di corde utilizzato normalmente per le reti dei letti. Il cordame è costituito da una fibra naturale ottenuta dal "Saf" ,una pianta le cui foglie vengono lavate, battute e intrecciate a mano. Queste sono state tessute direttamente su telai in ferro, poi fissati verticalmente, riproponendo le tradizionali figure geometriche a colori diversi. La scelta di utilizzare questa tecnica fa parte di un preciso approccio alla progettazione che vuole utilizzare tradizioni locali per sfruttare la mano d'opera del posto anche se in questo caso, come descrive il progettista nel suo "diario di cantiere" ,"si scontra con le aspirazioni della popolazione di un paese in via di sviluppo dove vale l'equazione moderno=bello".

la tessitura degli schermi anti-sole