energia24 – Il rapporto 2012 coordinato dal Cti e presentato alla Mostra Convegno Expocomfort di Milano fotografa una situazione molto disomogenea tra le varie regioni.

Un ministro può fare la differenza? Sicuramente sì, secondo il presidente di Assotermica, Paola Ferroli. L'assenza dei massimi rappresentanti del Governo al secondo Forum nazionale sulla certificazione energetica degli edifici, che si è svolto di recente presso la mostra Expocomfort di Milano, diventa così un sintomo evidente del Far West all'italiana in cui versa lo sviluppo del settore. Molto critica Assotermica su questo punto: l'efficienza energetica è ancora vista in modo sfuggente, senza un quadro unitario di regole e incentivi.

Arriverà il conto energia termico? Le detrazioni fiscali del 55% diventeranno stabili anziché vivere di proroghe? Scatteranno nuovi obblighi per l'integrazione delle fonti rinnovabili nell'edilizia? Paola Ferroli ha citato l'esempio delle caldaie. In Italia sono circa 19 milioni, di cui almeno sette milioni obsolete. Nel 2011 c'è stata una flessione nelle vendite di sistemi a condensazione, perché costano più cari delle caldaie tradizionali. La crisi si fa sentire anche qui e il caos legislativo non aiuta.

Il Rapporto 2012 sulla certificazione energetica, coordinato dal Cti (Comitato termotecnico italiano), ha fotografato la situazione al 31 dicembre 2011. Il nostro problema è che abbiamo accolto la direttiva 2002/91 in modo parziale e spezzettato nelle varie regioni, tanto da meritarci una procedura d'infrazione Ue. Intanto dal primo febbraio 2012 è in vigore la direttiva 2010/31 che ha sostituito la precedente. Il risultato è che siamo sempre il Paese dei mille campanili, con regole, classi e sistemi di calcolo diversi nei vari territori. Eppure ci sono casi d'eccellenza, come lo standard CasaClima dell'Alto Adige.

Quali sono gli aspetti critici evidenziati dallo studio? Innanzi tutto, in ben dieci regioni (tra cui Abruzzo, Lazio, Umbria e Veneto) mancano leggi quadro in materia di certificazione; solamente quattro possiedono un catasto energetico (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta). Le procedure per calcolare la prestazione energetica degli immobili variano da zona a zona; la Lombardia e la Provincia autonoma di Bolzano non utilizzano le norme tecniche nazionali del pacchetto UNI/TS 11300. La maggior parte delle regioni accetta l'autodichiarazione in Classe G del proprietario; proprio su questo punto, la Commissione europea ha messo in mora lo Stato italiano.

Il rapporto ha censito oltre un milione e 300.000 attestati di certificazione energetica alla fine del 2011, il 51% provenienti dalla Lombardia. Solamente quest'ultima regione, insieme con il Piemonte, ha previsto sanzioni per la mancata consegna di questi documenti. Un altro nodo critico, emerso dal rapporto illustrato da Giuliano Dall'Ò del Politecnico di Milano, è l'attività di controllo, finora avviata in via sperimentale o del tutto trascurata. I controlli effettuati hanno portato alla luce un elevato numero di attestati non conformi. Proprio la nuova direttiva, però, stabilisce che le autorità nazionali devono istituire dei sistemi di controllo indipendenti, su una percentuale statisticamente indicativa degli attestati emessi ogni anno.