Completamento sede Consiglio Nazionale delle Ricerche  
Progettista: Ing. Marcello Rebecchini con Ing. Antonio Carlini ed Ing. Francesco Papi
Progettista strutture: ing. Emidio Mencarelli
Progettista impianti meccanici: Ing. Giuseppe Dante
Progettista impianti elettrici: ing. Leonardo Manca
Direzione del progetto: Ing. Marcello Rebecchini
Data del progetto: 1986
Data realizzazione: 1988 
Superficie del lotto: mq. 6.500
Superficie costruita: mq. 6.800
Volume complessivo: mc. 24.800
Destinazione d'uso: Uffici, sale commissioni, mensa, parcheggi
Strutture: struttura in c.a.
Tamponature: pannelli prefabbricati in cemento granigliato
Coperture: terrazza
Pavimentazioni: materiali vari
Infissi: alluminio
Direzione lavori: ing. Lucio Lemmi
Impresa costruttrice: De Lieto Costruzioni Generali S.p A., Napoli
Impresa impianti tecnologici: Degara S.p A., Vercelli
Impresa impianti elettrici e audiovisivi: Salice Tecno S. p A., Torino

Descrizione
L'edificio, che si sviluppa lungo la via dei Ramni con una parte in angolo su via dei Marrucini, insiste in un lotto dalla forma trapezoidale, occupato anche da altre costruzioni pertinenti al CNR, compreso tra settori urbani assai diversi tra loro. Verso nord la parte urbana con le grandi infrastrutture dell'Università 'La Sapienza' e del Ministero dell'Aeronautica, che gravitano, come anche lo stesso complesso del CNR, sul piazzale A. Moro; dalla parte opposta il quartiere di San Lorenzo, con l'ampia area verde corrispondente al parco della chiesa parrocchiale e ai giardini dei villini in stile medioevale, ad essa adiacenti.
La sede del CNR è un organismo composito ed eterogeneo per i diversi stili e materiali che connotano gli interventi susseguitisi nel tempo. Il nucleo originario del 1930 è congegnato su una pianta trapezoidale con il lato più corto, dove si apre il monumentale ingresso principale, sul piazzale Aldo Moro; negli anni `50 sono stati aggiunti a questo nucleo, lungo la via dei Marrucini, l'edificio della torre libraria e, lungo la via dei Liburni, quello del blocco-uffici con testata sulla via dei Ramni.
Nel 1965 è stata integrata al complesso l'aula per conferenze e convegni che, disposta a mo' di oggetto isolato nel cortile del primo nucleo di edifici, corrisponde alla prima opera concepita per quest'area dal gruppo di progettazione costituito all'epoca da Marcello Rebecchini e Francesco Papi affiancati da Antonio Carlini, membro del comitato tecnico del CNR.
L'intervento più recente, opera degli stessi progettisti, che completa, lungo la via dei Ramni e in angolo con la via dei Marrucini, il complesso degli edifici del CNR chiudendo anche il lotto, si è rivelato problematico sia per i condizionamenti derivanti dalla normativa edilizia, sia per l'esiguità dell'area disponibile rispetto alla vastità del programma funzionale. Il rapporto del nuovo edificio con quelli preesistenti e, più in generale, con il particolare contesto urbano di questa parte della città, è stato propulsivo per i progettisti di singolari scelte formali, materiche e cromatiche. Luigi Biscogli, nella recensione di quest'opera apparsa nel novembre del 1987 sull''Architettura cronache e storia', accenna ad un'«attenta interpretazione delle esigenze del tema e del luogo» individuando tra i caratteri peculiari dell'intervento, il «senso di unità e di completamento, l'inserimento armonioso, e anzi catalizzante la qualità del tessuto urbano». (Biscogli L., Ampliamento della Sede del CNR a Roma in 'L'architettura cronache e storia' n 385, novembre 1987, pp. 758-769).
L'organismo edilizio si compone di un corpo lineare, disposto sul filo esterno del lotto lungo la via dei Ramni, la cui testata nel punto d'incrocio con la via dei Marrucini, è costituita da un blocco a torre, di un piano più alto, dal carattere massivo, che, piegando con una parete ortogonale alla bisettrice dell'angolo tra le due strade, prosegue per un breve tratto sulla via dei Marrucini.
All'interno della corte, perpendicolarmente al blocco lineare su via dei Ramni, si sviluppa un altro corpo di fabbrica che, oltre ad ospitare un gruppo di collegamenti verticali affiancato da servizi igienici, accoglie ulteriori ambienti di supporto agli uffici - archivi e salette per le riproduzioni fotostatiche ' fungendo, nel contempo, da collegamento tra il nuovo edificio e il preesistente.
Che l'intervento presentasse un carattere di elevata complessità era evidente, al momento del conferimento dell'incarico, anche dall'articolazione del programma funzionale: oltre alla serie di uffici e alle salette per le riunioni dei comitati di consulenza del CNR, disposti principalmente nei vari livelli del corpo lineare lungo la via dei Ramni e disimpegnati da corridoi collocati verso la corte interna, erano richiesti alcuni ambienti di maggiore rappresentanza, per congressi e conferenze. A tal fine l'ampia sala per i convegni, dalla forma trapezoidale, è stata sistemata al piano terra del blocco d'angolo, dove, oltre all'atrio e alla portineria, è stato anche collocato un servizio sanitario i cui ambienti prospettano sulla via dei Marrucini; le sale più piccole per le riunioni delle commissioni occupano il primo piano dello stesso blocco.
Il programma prevedeva anche alcuni fondamentali servizi di supporto, come il garage, la mensa e un piccolo bar. Il garage, con un rilevante numero di posti auto, si sviluppa su tre livelli: al piano terra occupa la superficie del corpo lineare su via dei Ramni; nei due piani interrati si estende su gran parte dell'area edificabile del lotto, attorno ad altri servizi di supporto, depositi e locali tecnici.
La mensa, con i propri servizi ' cucina e dispensa - e il bar, è accolta nel corpo a torre al livello del piano attico dove, sull'ampia terrazza fronteggiante la via dei Ramni, si sviluppa anche un lungo corridoio vetrato di collegamento al blocco scala-ascensori nel braccio trasversale.
Il nuovo organismo presenta accessi autonomi rispetto agli edifici preesistenti: gli ingressi principali, sia quello pedonale sia quello carrabile, sono collocati in prossimità del punto d'incontro tra il corpo lineare e il blocco a torre. I sistemi di risalita verticale, corpi scala ed ascensori, ai quali si affiancano generalmente gruppi di servizi igienici, sono sistemati nei punti nevralgici in cui i nuovi corpi di fabbrica si connettono gli uni agli altri o a quelli preesistenti e, in particolare, all'interno della torre d'angolo.
La rampa carrabile, che in prossimità dell'ingresso pedonale lungo la via dei Ramni trapassa il corpo lineare, raggiunge i vari livelli dell'autorimessa interrata sviluppandosi nel cortile, a mo' di «passeggiata architettonica» (Rotondi S., Ampliamento della sede del CNR a Roma in 'L'industria delle costruzioni' n 204 ottobre 1988 pp. 6-17), attorno ad un basso volume di servizi, dalle testate arrotondate ad accompagnare le necessarie curvature. Questo volume, contraddistinto da un'apertura a nastro continua e dalle superfici lasciate in calcestruzzo a vista, si estende per buona parte della corte sottopassando trasversalmente, con un effetto d'incastro, il braccio di collegamento tra il nuovo intervento e l'edificio preesistente.
I corpi di fabbrica che costituiscono l'organismo edilizio si differenziano sia nella configurazione dei volumi, presentando profondi incavi nei punti d'innesto tra loro e nelle parti basamentali, sia nel trattamento delle superfici attraverso un calibrato utilizzo di effetti cromatici e di materiali che intende sovente sottolineare il variare delle destinazioni funzionali.
Al proposito Bruno Zevi parla di «interpenetrazione volumetrica con sottili assonanze-dissonanze». (AA.VV., a cura di S. Rotondi, Marcello Rebecchini. Architetture e progetti 1960-1994. Edilizia per la ricerca, università, attrezzature urbane, Roma 1996).
Sia il corpo lineare su via dei Ramni che una parte del blocco a torre, lungo la via dei Marrucini, sono caratterizzati da un singolare 'basamento' evidenziato anche dal bianco dell'intonaco sulle superfici. In particolare lungo la via dei Ramni l'attacco a terra dell'edificio è costituito da una fascia ininterrotta intonacata in bianco, che corrisponde alla parte superiore del primo livello del garage. Al primo piano del corpo lineare e di quello a torre lungo la via dei Marrucini, si crea una loggia continua, dall'intenso effetto chiaroscurale, all'interno della quale i bianchi pilastri tondi, visibili grazie all'arretramento della tamponatura vetrata, evocano un riferimento «mitico, 'astratto' dell'architettura: il blocco sospeso su pilotis» (Rotondi S., op. cit.). Sulla via dei Marrucini il piano attico, occupato dalla mensa, presenta un loggiato che riprende, a mo' di coronamento, quello del primo piano.
Tutti i fronti sono caratterizzati da un'incisiva orizzontalità restituita dall'alternarsi della fascia piena dei pannelli prefabbricati di cemento granigliato color rosa scuro, al «segno 'icona' » ovvero il «taglio continuo, a nastro» (Rotondi S., op. cit.) delle aperture, contraddistinto da infissi bruniti. Quest'ultima scelta, all'epoca controcorrente rispetto al diffuso uso del curtain-wall nella realizzazione degli uffici, ha abilmente interpretato le richieste di risparmio energetico prescritte dalla legge 373.
L'orizzontalità delle facciate è infranta soltanto sul fronte lungo, dove due sequenze verticali di esigue logge, contraddistinte dal pilastro in vista, determinano due cesure che, risaltando anche cromaticamente sulla superficie rosata dei pannelli del tamponamento, tripartiscono il prospetto.
Questo tipo di soluzione raggiunge esiti sorprendenti in corrispondenza dell'ingresso principale al fine di sottolineare l'incastro tra il blocco lineare, lungo la via dei Ramni, e il corpo a torre. In prossimità di questo punto, subito dopo l'accesso alla rampa dei garage, gli ultimi due pilastri del sistema di pilotis, che definiscono il basamento su via dei Ramni, avanzano rispetto alla parete di tamponamento evidenziando la plasticità della loro sezione circolare in tutta la doppia altezza.
La soluzione anticipa, con «artificio di sapore berniniano» (Rotondi S., op. cit.), un'ampia fenditura verticale - conclusa in alto dal parapetto della terrazza - che stacca, in corrispondenza dell'ingresso pedonale, la torre d'angolo. Questo spazio vuoto a pianta trapezoidale, sorta di antro nella cui penombra spicca un bianco pilastro a tripla altezza, è scolpito dalla 'fuga' di logge digradanti, anch'esse contraddistinte cromaticamente dall'intonaco bianco dei parapetti, dando luogo all'«episodio più plasticamente denso e principale di testata» di cui scrive Sergio Rotondi commentando l'opera sull''Industria delle costruzioni' nell'ottobre del 1988 (Rotondi S., op. cit.).
In corrispondenza dei sistemi di risalita verticale e dei blocchi di servizi - corpi scala, ascensori, bagni, depositi ' le superfici dei volumi si differenziano in modo del tutto singolare dal resto dell'organismo edilizio; in particolare nel blocco d'angolo e nelle testate a contatto con gli edifici preesistenti, esse si fanno compatte e chiuse. Nel primo caso il fronte, «particolare episodio poligonale» (Biscogli L., op. cit.), si configura come una parte piena, priva di logge e di pilotis, caratterizzata solo dalle assai sottili fenditure delle finestre a nastro continue che riprendono le direttrici orizzontali delle aperture nel corpo contiguo.
Sulla via dei Marrucini il nuovo corpo di fabbrica si distacca dalla preesistente torre libraria per mezzo di una fascia verticale di finestre rettangolari in vetrocemento; lungo la via dei Ramni, invece, un elemento a torre di «kahniana memoria» (Rotondi S., op. cit.) che contiene una scala di sicurezza, media tra il nuovo corpo lineare e il preesistente blocco-uffici limitrofo.
Alcuni elementi come i bianchi pilastri circolari, che risaltano sui «pieni (') poderosi» delle pannellature rosate di tamponamento, le sottili fessure delle aperture a nastro, o «gli episodi figurali di varia natura» determinano, come ha acutamente evidenziato Luigi Biscogli, «i caratteri e l'atmosfera espressiva rigorosamente comuni a tutti i prospetti», contribuendo, nel contempo, a definire quel «linguaggio sereno e determinato con cui l'edificio si propone al fruitore e alla città» (Biscogli L., op. cit.).

Antologia critica
« (') E, nel caso dell'ampliamento della sede centrale del CNR, sulla base dello sperimentato rigore metodologico e culturale, hanno trovato spazio ed espressione non solo il perfetto controllo delle esigenze funzionali e distributive ma anche, soprattutto, l'attenta interpretazione delle esigenze del tema e del luogo. Il senso di unità e di completamento, l'inserimento armonioso, e anzi catalizzante la qualità del tessuto urbano, sono caratteri primari e peculiari del nuovo edificio. (') E l'armonia dell'inserimento, rispetto alla parte preesistente e rispetto alla città, è stata ottenuta ricorrendo, direi con serenità e naturalezza, agli etimi di un razionalismo aggiornato e sapiente.
(') Organicità e espressionismo, e perfino accenni di sapore kahniano nei modi sicuri e sommessi che ho cercato di descrivere, vivificano ed esaltano dunque razionalità di metodo e scelte di tipo razionalistico. L'insieme diventa così magistrale, emblematico della perdurante validità di una tradizione, pur vasta e complessa, che vive non già in stanche esercitazioni, ma nella prepotente attualità delle sue inesauste valenze creative. (') Gli esiti di carattere razionalistico sono dunque parte di un tutto che è invece privo della voluta essenzialità delle opere dei maestri, e che anzi è sapientemente, e caldamente, articolato e complesso.
Vorrei, concludendo, sottolineare ancora le caratteristiche preminenti di quest'opera: la capacità di completare, con grande forza unificante e rasserenante, un insieme che era al tempo stesso eterogeneo e magniloquente, e la sicura possibilità di colloquio con il tessuto urbano all'intorno. Le grandi pannellature rosate, memori delle vicine mura, segnate dai chiaroscuri diversi ' le finestre a nastro e gli episodi figurali di varia natura ' diventano protagoniste di un linguaggio sereno e determinato con cui l'edificio si propone al fruitore e alla città» (Biscogli L., Ampliamento della Sede del CNR a Roma in 'L'architettura cronache e storia' n 385, novembre 1987, pp. 758-769).

«Delle architetture di Francesco Papi e Marcello Rebecchini sono state segnalate più volte la precisione dell'impianto e la chiarezza formale, connesse ad un'idea ottimisticamente progressiva della progettazione e tali da restituire anche calibrate modalità di confronto e rapporto tra oggetto e contesto.
La venatura di eclettismo e di sperimentalismo linguistico riscontrabile nell'arco complessivo dell'attività dei due progettisti, appaiono peraltro sempre aderenti ad una precisa impostazione ed interpretazione del problema specifico, sicché, fatte salve l'integrità e la consequenzialità, puntigliosamente ricercate, le singole realizzazioni si pongono anche come approfondita elaborazione di poetiche ed articolazioni espressive, con risvolti originali e scarti improvvisi.
Il fatto che queste poetiche ed articolazioni per una precisa ed orgogliosamente esibita impostazione culturale, su cui Rebecchini in più occasioni è intervenuto con ricerche e saggi, rientrino in un ambito di problematiche disciplinari inquadrabili in una 'tradizione del moderno', dalle avanguardie a Kahn, fa giocare le invenzioni più personali secondo una meticolosa ricerca del punto di equilibrio fra espressività e oggettività, intesa quest'ultima come perfezione tecnica e funzionale. Equilibrio a volte risolto in un ambito prevalentemente di configurazione formale e di disegno, a volte secondo un rapporto più articolato fra spazialità e materiali costruttivi e di finitura, lungo l'esempio di alcuni maestri del dopoguerra italiano, in particolare Gardella.
(')La ricerca linguistica di questa realizzazione è da accostare indubbiamente alle contemporanee operazioni sul patrimonio delle avanguardie architettoniche, interessate particolarmente al rapporto purismo-espressionismo, che, nell'insieme, costituiscono una 'lingua' abbastanza estesa nella geografia architettonica internazionale. Dagli algidi, seppur sublimi, meccanismi meieriani, quasi calati da un olimpo moderno a rivelare la razionalità del reale, contraddittorio e complesso, alle ludiche ma accorte e sapientissime contaminazioni stirlinghiane, si situano varie sfumature di 'parlate', che declinano e arricchiscono i segni della modernità secondo una vasta gamma modale: il lirico, il monumentale, l'ambiguo ed enigmatico il logico-tecnologico.
(') Anche l'opera di Papi, Rebecchini e Carlini svolge il tema della complessità e del rapporto col luogo, ma in modo molto concreto e chiaro, con un equilibrio fra connotazioni secondarie, di 'discorso sull'architettura', e pregnanza dell'esperienza immediata.
In essa non vengono forzati o esasperati i riferimenti, non si affrontano retoriche ridondanze e intemperanze strutturali o narcisismi intellettuali; l'espressività, la polivalenza di immagini, riecheggiano caso mai la cultura architettonica principale che ha configurato Roma ed in particolare il suo centro urbano: quella barocca, nelle sue espressioni più misurate, dove la forte carica comunicativa risulta da un equilibrio fra spontaneità, freschezza e lungimiranza.
Di questa cultura l'opera di Papi, Rebecchini e Carlini, architettura civile ed Istituzione, aperta verso un quartiere degradato ma caro ai romani, ne serba la traccia in una dimensione non nostalgica ma positiva, additante un illuministico rigore: da cui filtrano degli spostamenti progressivi, non a senso unico, fra un'irrequieta serenità mozartiana ed una lucida emotività stendhaliana». (Rotondi S., Ampliamento della sede del C.N.R. a Roma in 'L'industria delle costruzioni n 204 ottobre 1988, pag. 14).

Bibliografia
Biscogli L., Ampliamento della Sede del CNR a Roma in 'L'architettura cronache e storia' n 385, novembre 1987, pp. 758-769
Rotondi S., Ampliamento della sede del CNR a Roma in 'L'industria delle costruzioni' n 204, ottobre 1988, pp. 6-17
Rossi P.O., Roma. Guida all'architettura moderna 1909-1991, Editori Laterza, Roma-Bari, 1991
AA.VV. (a cura di Rotondi S.), Marcello Rebecchini. Architetture e progetti 1960-1994. Edilizia per la ricerca, università, attrezzature urbane, Ed. Kappa, Roma 1996, pp. 83-92

A cura di Francesca Rosa

veduta esterna Planimetria con l'indicazione delle successive fasi di realizzazione della sede del CNR pianta del piano terra e del secondo piano interrato pianta del piano tipo sezioni
particolare della soluzione d'angolo tra via dei Ramni e via dei Marrucini particolare del fronte su via dei Ramni veduta di un angolo del cortile il basso corpo dei servizi veduta del cortile interno