Cycling Stadium  
Progettista: Dominique Perrault
Collaboratori: R. Reichert, H. J. Schmidt, Schicketanz Engineer - Architect
Committente: Città di Berlino, Olympia 2000 Sportstättenbauten
Località: Landsberger Alee, Berlino
Datazione progettazione: 1992 Concorso, progetto vincitore
Datazione realizzazione: 1997 velodromo, 1998 piscina olimpica
Destinazione d'uso: Impianti sportivi
Strutture e impianti: Ove Arup and Partner
Agronomia: Landschaft Planen & Bauen, Berlino
Superficie: 100.000 m2
Costo dell'opera: 400.000.000 DM
 
C'è un che di paradossale in questo progetto, nato negli anni immediatamente successivi alla demolizione del muro di Berlino, sull'onda della riunificazione della Germania e della sua città simbolo, rieletta capitale e candidata (senza successo) ad ospitare le Olimpiadi del 2000.
Il paradosso sta nella profondità del segno che il complesso realizzato lascia sul territorio, pur essendo gli edifici ipogei ed essendo stati concepiti così proprio per evitare che l'inserimento di due impianti sportivi di grandi dimensioni rendesse ancora più instabile il fragile equilibrio urbano del quartiere, delimitato dai binari della metropolitana, da una grande arteria come la Landsberger Allee e dagli edifici residenziali di non alta qualità intorno.
Il risultato non è, alla fine, quello di una presenza discreta, nascosta. Semmai ciò che emerge, letteralmente, dalla profondità del suolo è un gesto plateale, spavaldo, nella sua semplicità geometrica: un grande rettangolo rialzato, di 100.000 metri quadrati, una piattaforma affiorante, che contiene a sua volta un cerchio di 142 metri di diametro ed un altro rettangolo di 120 metri per 85; un frutteto piantato a mele della Normandia (450 alberi) con al centro due laghi d'acciaio (le coperture della piscina e del velodromo).
Le dimensioni sono notevoli. Le richieste, d'altronde, lo erano altrettanto: 5.800 posti a sedere per il velodromo, con la possibilità di ospitare fino a 9.500 spettatori per manifestazioni non sportive; 4.000 posti a sedere per la piscina olimpionica, con la possibilità di arrivare anche a 10.000 durante i giochi olimpici. La circostanza che Berlino non si sia poi aggiudicata il diritto di ospitare le Olimpiadi, andate a Sydney, ha portato ad un ridimensionamento del progetto (budget 'ridotto' a 550 milioni di marchi) ma non ne ha modificato l'impatto esterno (anche se sono scomparse le sei torri previste al margine dell'intervento), quanto piuttosto la flessibilità d'uso.
Il complesso è stato adattato per ospitare anche manifestazioni non sportive, enfatizzando così la funzione (in realtà in parte disattesa dal paradosso di un minimalismo così invadente) di elemento cardine per la ricucitura (dopo l'unificazione) del tessuto urbano nella periferia est della città.
L'obiettivo di Perrault è stato quello di inserire l'intero centro sportivo in modo volumetricamente non invasivo, facendo rinascere l'ampio spazio pubblico su cui esso insiste e scartando dunque l'idea di grandi costruzioni '...che avrebbero limitato gli scambi tra le differenti aree, anziché unirle e svilupparle'.
Di qui la scelta di 'nascondere' gli edifici, di lasciarli appena affiorare, di farli apparire come '...senza forma e architettura, solo materia, paesaggio, e un lago d'acciaio'.
Il complesso sportivo risulta 'affondato' in terra di riporto: la falda d'acqua a Berlino è abbastanza in alto, a soli 2,5 metri di profondità rispetto al livello medio di città. Sebbene la zona prescelta si trovi in un quartiere situato su una piccola collina (Prenzlauer Berg), il cui livello è più alto rispetto alla quota media della città, per poter interrare i quattro livelli dell'impianto ed ottenere l'effetto voluto, è stato necessario sopraelevare ulteriormente di altri 5 metri tutta l'area.
Dal punto di vista geologico, la zona ha, quindi, al di sotto del terreno di riporto circa 15 metri di massa argillosa. Lo scavo è stato di 13 metri, 15 in alcuni punti, il che vuol dire che, tenuto conto del riporto di terra, la quota più bassa raggiunta è a circa 20 metri di profondità.
Una raffinata tecnologia regola il sistema strutturale studiato in collaborazione con Ove Arup & Partners. La copertura circolare del velodromo è costituita da una grande struttura in acciaio alta quattro metri composta da travi reticolari: 48 radiali unite ad altre due anulari, una esterna e una interna. Questo 'pacchetto', dal diametro di 142 metri con luce libera di 115.2, contiene tutti i necessari servizi tecnici la cui manutenzione è assicurata dalle passerelle inserite all'interno della struttura stessa.
Il tutto poggia su una corona di 16 grandi pilastri circolari in cemento armato che sostengono le travi radiali direttamente o tramite la trave reticolare circolare esterna.
Un 'disco' lucente che emerge di un metro dal terreno, si trova 'sollevato' ad un'altezza di 13 metri rispetto alla base della hall, e lascia entrare lateralmente la luce naturale nel grande invaso ipogeo.
La fase di costruzione è stata particolarmente interessante, la prima ad essere montata è stata la struttura anulare interna (due anelli di 14,4 e 10,8 metri di raggio al centro della copertura); per sorreggerla si è ricorsi ad una armatura di sostegno ad azionamento idraulico, a questa struttura anulare interna sono state fissate in seguito le travi radiali, di lunghezza variabile da 48 a 54 metri fino all'anello esterno.
Una volta completato l'intero sistema delle travi, è stato fatto calare sull'invaso di circa 13 centimetri tramite l'armatura idraulica provvisoria che è stata poi smontata. Le travi di acciaio sono state progettate per essere unite senza ricorrere piastre di collegamento tra le aste; le travi secondarie poste tra quelle radiali sia superiori che inferiori, hanno un passo di 3,6 metri.
Quasi tutte i profilati metallici sono a sezione HD o HE.
L'intero sistema di chiusura dei due impianti è sormontato da una particolare rete di acciaio inossidabile a maglie strette che individua il nuovo livello del suolo e crea una suggestiva unità visiva con interessanti effetti grazie ai riflessi della luce.
A Berlino queste reti, già sperimentate da Perrault per i controsoffitti di alcune sale della Biblioteca di Parigi, sono poste allo stesso livello dei vetri dei lucernari per far si che l'immagine del complesso, da lontano, appaia come una struttura uniforme ed omogenea in metallo luminoso dai riflessi cangianti: 'Avvicinandosi a piedi attraverso il frutteto ... le superfici sembreranno piani d'acqua, simili a laghi.'
Le reti metalliche sono divise in bande arrotolabili, collegate tra loro tramite molle di acciaio che possono facilmente essere 'sganciate' per permettere la manutenzione; sono fissate su supporti di acciaio galvanizzato regolabili in altezza. Il peso proprio dei singoli teli di rete fa si che non necessiti un ulteriore fissaggio alla struttura di copertura.
Delle ottomila tonnellate di acciaio utilizzate per tutto il complesso, 3.500 sono servite per la copertura del velodromo.
E la copertura è alla fine quel che caratterizza l'edificio anche dal punto di vista urbano. Troppo e troppo poco allo stesso tempo: un'impronta così profonda che finisce per marcare l'assenza di qualcosa.

Informazioni
Impianti tecnici: Stangl
Coperture in acciaio: Krupp, Berlin
Facciate: Fa. Fenster Keller + Co., FKN
Cemento: G. Pegel & Sohn + Wolff & Müller
Fornitura metallica: Koch Dachplan
Impianti elettrici: Siemens Gebäudetechnik
Impianto idrico piscina: Wasser Technik Wertheim
Piantumazione alberi: Bruns - Pflanzen - Export
Ascensori: Vestner Aufzugsbau

Vista interna della piscina Vista esterna in prossimità delle porte d'ingresso Copertura Vista aerea Vista interna
Sezione trasversale sul velodromo e sulla piscina olimpionica Pianta livello 38,50 Pianta livelli 44,50 Planimetria generale