musei – Il vincolo conservativo dovuto alla contiguità con il castello di Kronborg ha imposto una costruzione ipogea che riutilizza un bacino di carenaggio in disuso. Massicci consolidamenti strutturali e ponti espositivi trasparenti sospesi trasformano un vuoto di 150x25 m in un museo a cielo aperto.

Essere o non essere? Il dubbio, sotteso da una delle frasi più celebri della letteratura di tutti i tempi, ben si presta a introdurre il progetto del Museo Nazionale Marittimo Danese di Helsingor. In primo luogo perchè si trova a pochi metri da quel Castello di Knonborg in cui Shakespeare ambientò l'Amleto e, in seconda battuta, perchè quel monumento è la causa involontaria del "dubbio" dialettico che ha vincolato e ispirato i protagonisti di questa nuova particolare realizzazione. La fortezza di Kronborg domina il paesaggio: costruito in posizione strategica di fronte alla Svezia, per controllare lo stretto di Oresund e riscuotere i dazi che fecero la fortuna della corona danese, il castello ospitava anche nelle sue sale, sin dal 1915, le collezioni del Museo Marittimo Nazionale. Ma, nell'anno 2000, quando il castello entra nella lista dei patrimoni mondiali dell'umanità tutelati dall'UNESCO, la vicenda si complica. La cittadina di Helsingor fondava la sua economia su uno storico cantiere per la costruzione di grandi navi, adiacente a Kronborg: l'Helsingor Vaerft. Con la crisi e la sua chiusura negli anni 80, Helsingor diventa meta del turismo storico e culturale e avvia, per questo, la ristrutturazione completa della fortezza di Amleto, ricreando gli spazi originari, restaurando i saloni decorati interni e recuperando anche l'originale cinta muraria. Nel nuovo assetto, il Museo Marittimo non può più occupare solo le sale storiche.

Con l'intenzione di mantenerlo in prossimità del castello, per far parte di un distretto culturale che comprendesse entrambi gli edifici, la municipalità decide la costruzione di un nuovo edificio. Il nuovo Museo, però, trovandosi all'interno della fascia di rispetto dettata dal vincolo UNESCO, non può emergere dal terreno neanche di un centimetro: deve essere completamente ipogeo. Si indice quindi un concorso di progettazione per la costruzione di un nuovo edificio collocato interamente all'interno di un bacino di carenaggio di calcestruzzo armato in disuso e pieno d'acqua.  Proprio il bando pone il "dubbio" altimetrico dell'esordio: il Museo deve essere invisibile, ma, al tempo stesso, deve attirare l'attenzione per rilanciare il destino turistico della città. Lo studio BIG, Bjarke Ingels Group, cerca di risolvere il dilemma analizzando il bacino di carenaggio: un'eredità del passato industriale della città, un'infrastruttura imponente e affascinante. Costruire all'interno, come indica il bando, lo avrebbe nascosto alla vista. Per cui, forzando le richieste, propone di ribaltare la situazione: costruire attorno al bacino, scavare il nuovo museo sul perimetro, trasformando la vecchia darsena nella protagonista del progetto. In questo modo il bacino viene conservato e mostra se stesso: uno spazio di misura impressionante, 150x25 m con 8 m di profondità che ne enfatizzano il vuoto, trasformandolo in corte di acceso per i nuovi spazi e fonte di luce naturale per le gallerie, l'auditorium e gli uffici.

Il bacino è solcato tra tre ponti che rafforzano il legame tra il museo e il suo contesto. Il primo funge da barriera all'acqua del porto, come un tempo faceva la paratia mobile del bacino, e da connessione con il lungo-porto. Il secondo, carrabile, collega l'area portuale al castello. Il terzo che, rimbalzando sulle pareti, scende nel bacino portando i visitatori all'interno del museo. Arrivando sul sito, così, il Museo si scorge appena, emergono solo i parapetti di vetro e le panchine di granito, ispirate agli ormeggi delle navi, che servono come dissuasori per le automobili. Le sedute, lunghe e corte, tratti e punti, compongono un messaggio in codice Morse rivolto ai visitatori. Solo in prossimità del bacino, affacciandosi, si vede tutto il Museo: una passerella a zig-zag e due scalinate vertiginose portano che al fondo, al livello di ingresso. Le gallerie espositive costituiscono un percorso ad anello continuo, intorno al vuoto centrale, impercettibilmente inclinato, che fanno scendere i visitatori sul fondo, una zona esterna all'aperto, che permette di vedere e di vivere "la scala" delle costruzioni navali.


scheda progetto

luogo: Helsingor, Denmark

cliente: Helsingor Municipality, Helsingor Maritime Museum

progetto architettonico: BIG - Bjarke Ingels Group - Bjarke Ingels, David Zahle (project leader)

progetto ingegneristico: Ramboll Denmark A/S

collaboratori: Project Team: A. Jensen, J. Ecklon, K. H. Hansen, R. Rodam, R. Hansen, J. Pries Jensen, H. Kania, A. J. Norback Wallner, R. Pedersen, D. Rasmussen, J. Magasanik, A. Tamosiunaite, A. Hiller, A. Merino, A. Yu, C. Alvarez, C. Moretti, F. Guldberg, G. Ertekin, J. Cool, J. Pattern, K. Ragnhild, M. Chloe, M. Jay, M. Mavriku, M. Oka, O. Simionescu, P. Labra, P. Rieff, Q. Lim, S. Sosio, S. Latz, T. Lund Hojgaard, T. Troster, T. Bennet, X. Chen, X. Xiong, X. Li

impresa di costruzione: E. Pihl & Son

fornitori: Safety and Fire Consultant: Freddy Madsen Ingeniorer, Exhibition Design: Kossmann.dejong, Landscape Architects: Jens Ravnholt, Client Consultant: Alectia, Product Design: KiBiSi

fotografie: Luca Santiago Mora, Rasmus Hjortsho, Dragor Luftfoto, Ole Thomsen, Thijs Wolzak

tempi di realizzazione: 2010-2013

superficie costruita mq: 5.000 mq

Complementary Contractor: Jakon Technical Installation: H. Helbo Hansen Project Management: Alectia

scheda studio

Studio: BIG CPH

Indirizzo: Kløverbladsgade 56

Città: Valby, Copenhagen - Denmark

Telefono: 0045 72217227

Fax: 0045 35127227

e-mail: big@big.dk

www: www.big.dk