Convegni – Le aziende investono poco in questa materia. I designer non sempre riescono a cogliere le reali esigenze degli imprenditori

La funzione del design non si esaurisce soltanto nella dimensione estetica, ma risiede soprattutto nella sua capacità di innovare prodotti, processi, servizi e materiali. È questa la conclusione principale del convegno “Design, strumento competitivo per tutti”, organizzato a Milano da Adi Lombardia(Associazione per il design industriale). Adi Lombardia ha condotto un sondaggio su un campione di 1.000 imprese di diversi settori, che ha evidenziato come il mondo dell'imprenditoria sia consapevole (in linea teorica) dell'importanza di questo fattore. Il 50% delle aziende intervistate ritiene infatti il design una leva importante di competitività e innovazione. La percentuale sale decisamente (75%) se si considerano soltanto le società con più di 250 addetti.

Investimenti ridotti
Meno incoraggianti, però, sono i dati relativi alla media degli investimenti effettivi negli ultimi 3 anni: il 18% degli imprenditori ammette di non aver destinato neanche un minima quota del proprio fatturato al design. Per il 50% del campione la media dell'investimento è stata inferiore al 5% del proprio giro d'affari. Nonostante le buone intenzioni, insomma, i soldi scarseggiano, tanto che il 57% degli intervistati è convinto che la strada migliore per incentivare lo sviluppo del design in azienda sia quella di destinare contributi pubblici alle imprese. Seguono, molto distanti, temi come la formazione del personale (25%) e la facilitazione dell'incontro tra domanda e offerta (16%).

La fortuna della Wii
Gli imprenditori italiani, probabilmente, non si rendono ancora conto delle potenzialità economiche offerte dal design. Un esempio significativo è stato illustrato da Roberto Verganti, docente di Gestione dell'innovazione presso la facoltà di ingegneria del Politecnico di Milano. Negli ultimi anni la console Wii della Nintendo è stata la rivelazione nel mondo dei videogiochi, tanto da superare di gran lunga nelle vendite la Playstation 3 di Sony e la Xbox di Microsoft. L'imprevisto successo della Wii, ha spiegato Verganti, è stato determinato dal fatto che questa console ha rivoluzionato il modo di giocare degli appassionati grazie al Wiimote.

Il design come innovazione
Si tratta del famoso controller della Wii sensibile a ogni movimento, per via di uno speciale dispositivo Mems (prodotto dall'italiana Stm). I giocatori così non restano seduti passivamente a pigiare dei tasti, ma impugnano nelle mani il Wiimote interagendo in tempo reale con il gioco e facendo così persino attività fisica. Questa particolarità che ha permesso all'outsider Wii di surclassare le console dominanti è, secondo Verganti, un ottimo esempio di design: «La Wii non ha vinto la sfida perché era più bella delle concorrenti, ma perché è stata in grado di cambiare il significato dell'esperienza “gioco” delle persone. Io credo che il design sia soprattutto questo: dare un nuovo senso alle cose, modificare il significato degli oggetti».

Il caso della Monitor
Questo comporta che tutte le imprese possono investire in innovazione e design ma, nonostante i numerosi casi di successo, nella pratica non sempre il connubio porta a risultati positivi. Nel corso del convegno di Assolombarda è stato illustrato il caso della Monitor Spa, una società italiana attiva nella produzione di ascensori. Come ha raccontato il presidente Giuseppe Manco, la Monitor si era affidata a uno studio di design per migliorare l'estetica dei propri prodotti. Ma il risultato non è stato positivo: « La collaborazione non ha funzionato - ha spiegato Manco - Un'azienda come la nostra è giocoforza “ossessionata” da fattori come costi e manutenzione. Design e architetti sono invece spesso concentrati sull'esemplare unico. I costi delle proposte di introduzione di nuovi materiali o di certe soluzioni, moltiplicate per i grandi numeri che trattiamo, diventano insostenibili per un'azienda come la nostra».

La distanza culturale
Un problema di distanza culturale tra imprenditori e designer dunque esiste ancora, ha sottolineato Dalia Gallico, presidente di Adi Lombardia: «L'offerta di design in Italia è ancora troppo lontana dalle reali esigenze delle imprese, ed è ancora spesso ancorata ai concetti tradizionali della professione. Il design moderno non è invece solo per le grandi aziende dei soliti settori (arredamento, moda, ecc.). L'apposito sportello dell'Adi Lombardia si propone appunto di promuovere il design quale leva strategica per la competitività, indipendentemente dal settore in cui operano le imprese e dalla loro dimensione ».