Domus - Casa del Hombre  

Progettista: Arata Isozaki
Committente: Ayuntamento de La Coruña
Destinazione d'uso: museo

Dal mare la facciata di Domus ci appare come una grandiosa fiancata di nave, posata sopra un dirupo di scogli, coperta di scandole di ardesia. La convessità a geometria sferica raccorda tutte le visuali a porgere la grande superficie, sempre uguale a se stessa, allo sguardo, ai forti venti e alla furia delle onde della costa galiziana.
Da terra la visione muta bruscamente e l'edificio si presenta come un insieme di blocchi stereometrici, frammentati, spezzati, zigzaganti di angoli acuti e ottusi, di superfici cristallizzate in una natura quasi montagnosa. Un dirompere di solidi geometrici di granito, fissati nell'eternità di un gesto in cui si rispecchia la natura tormentata della penisola che divide le due insenature di Orzán e del porto, dove il segno antico della torrefaro di Ercole, vero topos per La Coruña, sembra ritirarsi dall'oceano
e confondersi con la roccia.
Sintesi di natura e tecnica umana, l'edificio di Domus ha il colore grigio-verde degli scogli che lo circondano, della pietra di Galizia che, proprio qui, è stata per lungo tempo estratta dalle cave e lavorata (e di cui le superfici del museo sono ampiamente ricoperte), del cemento dei nuovi palazzi che circondano il museo. L'edificio è quasi completamente chiuso, introverso, impenetrabile. L'ingresso, cui corrisponde una larga scalinata che scende verso l'acqua, è defilato, nascosto. Pochi sono gli elementi di esplicita relazione con la città, come, ad esempio, la lunga finestra orizzontale nel basamento (dietro cui, non a caso, una galleria panoramica disimpegna l'ingresso e gli spazi di ristoro) che è un richiamo alla più famosa caratteristica dell'architettura della Coruña, a quelle cortine vetrate (le galerias) che compongono le facciate della città storica.
Dalla giustapposizione di un guscio curvo e di una parete scheggiata nasce lo spazio interno. Uno spazio definito da un "limite" particolarmente leggibile nella matericità delle rocce che in alcune sale affiorano a ricordarci la geologia del sito. Uno spazio con tonalità di luce verdastra, tagliato di ombre e anfratti, dominato dal senso quasi claustrofobico della chiusura delle sale espositive verso l'esterno, un ambiente cavo, illuminato solo dall'alto da un lucernario.
Balconate, terrazze a sbalzo e camminamenti costituiscono i piani sovrapposti dello spazio espositivo che si affaccia sul grande spazio, alto 17 metri, delimitato dalle nervature curve della "chiglia".
Proprio la grande parete in pannelli di cemento armato diventa protagonista di questo interno, un vero schermo luminoso che conchiude la scenografia complessiva.
Il museo è dedicato all'uomo e alla sua realtà: una sorta di sintesi tra scienze biomediche e scienze umane, una esposizione di informazioni comunicate con tecnologie avanzate, multimediali e interattive su argomenti culturali, popolari, storici e artistici, nel desiderio, espresso dal direttore del museo Ramon Centella, di "parlare dell'uomo, imparare di più sull'uomo, ricreare l'uomo".
Tuttavia, come spesso accade in questo tipo di musei, l'allestimento, realizzato da altri progettisti, non riesce a risolvere il rapporto fra la "gravità" architettonica e la "leggerezza" di exhibits temporanei e spesso di qualità progettuale non all'altezza. Così Domus si presenta al suo interno affollato di elementi eterogenei, che snaturano il senso di uno spazio poetico che avrebbe forse richiesto altri contenuti.

Estratto da: MUSEI- architetture 1990-2000

									pianta a +33,60 m. schizzo di progetto
sezione trasversale