intervista – Dal 26 al 28 febbraio si terrà a Roma il 49° convegno internazionale di AiCARR. Abbiamo approfondito alcuni temi con il presidente eletto Livio de Santoli.

Si terrà a Roma dal 26 al 28 febbraio il 49° convegno internazionale di AiCARR, Associazione Italiana Condizionamento dell'Aria, Riscaldamento, Refrigerazione, organizzato con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. Il tema di quest'anno è la riqualificazione degli edifici di valore storico, come enunciato dal titolo ufficiale: "Edifici di valore storico: progettare la riqualificazione. Una panoramica, dalle prestazioni energetiche alla qualità dell'aria interna". L'obiettivo dell'evento è favorire sinergia e collaborazione tra i diversi protagonisti dello scenario del patrimonio edilizio storico italiano, architetti, progettisti, installatori, ma anche restauratori e rappresentanti delle istituzioni.
A Livio de Santoli, presidente eletto AiCARR, spetterà la presentazione delle Linee di indirizzo per l'efficienza energetica del patrimonio di interesse storico-culturale. Nel corso dell'evento verrà anche presentata la Guida, realizzata dall'Associazione e destinata a progettisti e sovrintendenze, che contiene che contiene indicazioni specifiche per eseguire la diagnosi energetica degli edifici storici ed effettuare, se necessario, interventi di riqualificazione, tutte operazioni da svolgersi nell'ambito del restauro, con finalità di conservazione e trasmissione al futuro dei beni.
Abbiamo approfondito con il professor de Santoli alcuni temi.
 
Chiara Scalco. Quanto vale il mercato della riqualificazione energetica degli edifici storici in Italia?
Livio de Santoli. Per cercare di capire quanto vale il mercato della riqualificazione energetica nel nostro Paese, di recente sono stati elaborati alcuni studi che mi portano ad affermare che oltre l'80% del patrimonio immobiliare italiano necessita di interventi di recupero, pari a una superficie complessiva di oltre due miliardi di metri quadrati. Nel concreto, infatti, almeno più della metà degli edifici ha più di 40 anni, in particolare in ambito residenziale: il 55% delle abitazioni italiane (nelle città la cifra arriva al 76%) è stato costruito prima dell'anno 1976. Questa quota è stata realizzata, dunque, prima dell'introduzione della legge sul risparmio energetico 373/1976, quando ancora non esisteva regolazione in merito. Inoltre, tra gli anni '70 e '80, nonostante la legislazione già attiva, sono stati costruiti edifici in situazione davvero precaria dal punto di vista dei consumi energetici. La vecchiaia del nostro patrimonio è il motivo principale per cui dobbiamo pensare a una riqualificazione estesa e sostenibile. La tesi è avvalorata, tra l'altro, dalle leggi emanate negli ultimi anni, soprattutto di portata europea, che pongono vincoli molto restrittivi per la Pubblica amministrazione e di conseguenza anche per il patrimonio storico culturale: per esempio, la direttiva 31/2010/Ue obbliga la Pubblica amministrazione, a partire dal 31 dicembre 2018, a progettare e costruire nuovi edifici a energia quasi zero (il provvedimento è esteso a tutti gli edifici dal 1 gennaio 2021). Il settore pubblico, dunque, deve intervenire in modo convinto e prevedere solo edifici a bassissimo (o nullo) consumo di energia. La direttiva 27/2012/Ue, inoltre, prevede l'obbligo di efficientamento del 3% annuo per gli edifici pubblici delle amministrazioni centrali.
Ma quanto vale tutta questa attività? Di sicuro non poco: studi effettuati da Nils Nok stimano che riconvertire un edificio ha un costo compreso tra i 75 e i 160 euro al metro quadro, facendo una media possiamo considerare circa 100 euro al metro quadro. E i risparmi conseguibili si aggirano intorno ai 20 euro al metro quadro. I calcoli sono presto fatti e in cinque-sei anni gli interventi si ripagano, soprattutto se si tratta di riqualificazione impiantistica. L'importo di energia risparmiata, inoltre, è pari a circa 100 kWh per metro quadrato all'anno. Si tratta di un mercato imponente e per il solo ambito pubblico dovremmo investire, in virtù del famoso 3% annuo, circa 20 miliardi di euro nei prossimi quattro-cinque anni, per riqualificare oltre 80.000 edifici.
 
CS. Qual è il vostro target elettivo e quali soggetti è necessario coinvolgere?
LdS. Quando parliamo di riqualificazione energetica degli edifici storici dobbiamo sempre tenere presente che ci stiamo riferendo nella gran parte dei casi a un patrimonio sottoposto a vincolo: oltre la metà degli edifici esistenti rappresenta casi di vincolo di vario titolo e la riqualificazione non può essere realizzata sulla stessa linea di un immobile non tutelato. Deve certamente passare il concetto che l'efficienza energetica è una forma di tutela e anche le sovrintendenze devono rispettare gli obblighi e dare i risultati. Anche per il patrimonio storico è necessario predisporre la certificazione energetica e attivare contratti di manutenzione per gli impianti. L'importante è non andare "a gamba tesa" e spingersi contro la conservazione, perché proprio attraverso una riqualificazione energetica corretta si raggiunge il migliore obiettivo di tutela storica. Il coinvolgimento della Pubblica amministrazione è un passaggio obbligato: durante il 49° convegno internazionale che AiCARR organizzerà nelle giornate del 26-28 febbraio 2014, dedicato appunto agli edifici di valore storico, sarà coinvolto il settore pubblico al fianco di quello privato per creare un clima di collaborazione e sinergia. In quell'occasione saranno presentate due tipologie diverse di linee guida, una di indirizzo ministeriale istituzionale destinata alle sovrintendenze, l'altra elaborata da noi di AiCARR, una vera e propria guida di carattere più tecnico e destinata ai progettisti. L'obiettivo è creare una liaison tra due mondi che difficilmente hanno dialogato finora, utilizzando un linguaggio comune. Anche una delegazione americana dell'Ashrae, associazione con oltre 54.000 membri in tutto il mondo attivi nel campo dell'edilizia e degli impianti, parteciperà al convegno e cercheremo di studiare durante il 2014 una forma di collegamento con la loro realtà, poiché negli Stati Uniti l'Italia rappresenta un Paese leader su cui puntare.
 
CS. Quali agevolazioni finanziarie sono previste dalle nuove norme, dopo il Conto termico e l'incentivazione del 65%?
LdS. Mentre cerchiamo di far passare l'idea che la riqualificazione energetica è un passaggio obbligato per il mondo edilizio, ci scontriamo inesorabilmente con la questione economica: i soldi non ci sono e credo che questo dipenda soprattutto dall'assenza di un quadro normativo serio. Se ci fosse una legislazione nazionale nella direzione del partenariato pubblico/privato (per esempio favorendo realtà come le Esco), il mercato sarebbe reso più appetibile per gli investitori privati. Dovremmo prendere esempio dal Green Deal inglese, per il quale lo Stato si è occupato di pianificare una riqualificazione del suo patrimonio stipulando accordi con le banche, partnership con soggetti privati, coinvolgendo perfino la Banca per gli investimenti nazionale. In Italia manca una regolamentazione a lungo termine e il Governo dovrebbe comprendere che, mentre l'industria delle costruzioni sta crollando, il mondo dell'edilizia sostenibile sta crescendo con un incremento del 15% negli ultimi quattro-cinque anni. Entro il 2014, dobbiamo stilare un piano di attività affiancato da una pianificazione finanziaria.
La legge di stabilità, fortunatamente, ha previsto una proroga per le detrazioni fiscali del 65%, che diventeranno del 50% per tutto il 2015. Si sta andando nella direzione giusta, anche se ritengo che manchi una pianificazione a lungo termine: due anni sono pochi, i piani devono essere fatti al 2030, al 2050, mentre in Italia si procede con un regime di proroghe che getta nel panico gli operatori del settore.

Appuntamento
Edifici di valore storico: progettare la riqualificazione
dal 26 al 28 febbraio 2014
Palazzo Venezia, Roma
www.aicarr.org

convegno internazionale

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