Testo di Davide Cattaneo

Edificio per laboratori Università di Roma Tor Vergata
Testo di Davide Cattaneo

Luogo: Stazione Idrobiologica dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" - Via di Passolombardo, Roma
Progettisti: IAN+
Progetto: Preliminare, definitivo ed esecutivo architettonico, strutture e impianti
Consegna esecutivo: 10/2000
Durata cantiere: aprile 2003 - settembre 2004
Consistenze: Volume complessivo 1.335 mc; Superficie utile totale 410 mq
Costo dell'opera: 392.000 Euro

L'edificio è un completamento funzionale della Stazione Idrobiologica della II° Università di Roma "Tor Vergata". Nel 2006 ha ottenuto la Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana quale miglior opera prima. Si inserisce nel campus universitario all'interno di una struttura indipendente che per la natura specifica delle sue esigenze, era stata collocata sul margine tra campagna e città; ciò ha permesso di poter disporre di ampi spazi verdi liberi, tra i quali è stato individuato il grande prato a ridosso del piazzale centrale della Stazione, dove è stata prevista la localizzazione del nuovo edificio per laboratori. Due ex casali in origine destinati attività agricole della zona sono già stati riconvertiti a nuova destinazione funzionale e sono occupati da uffici e spazi di servizio alle serre ed ai capannoni di acquacultura. La difficoltà di individuare un nucleo ben definito della struttura universitaria, l'eterogeneità delle preesistenze e la casualità del costruito tracciano un confine incerto tra la Stazione e gli agglomerati dell'abusivismo edilizio del paesaggio intorno.
L'intervento, nonostante le modeste dimensioni, si propone come elemento propulsivo per innescare una dinamica di eventi potenziali promotori di trasformazione. Astratto dal contesto delle forme del luogo, l'edificio dei laboratori cerca di relazionarsi, attraverso il trattamento materico delle superfici, con un contesto costruito e naturale nel quale è sembra essere finito in modo del tutto casuale. Non è la ricerca di riferimenti esterni a definire l'articolazione volumetrica dell'edificio, ma piuttosto un processo che parte dalle dimensioni e dalla forma semplice dei vicini fienili adattandola agli ambienti di lavoro per la ricerca, alla razionalizzazione degli impianti, all'ottimizzazione degli spazi interni nell'ottica di una stretta economia della cubatura come dei costi. Il risultato è un parallelepipedo semplice dalle linee rette e decise, sottoposto una serie di deformazioni che determinano una maggiore dinamicità delle forme. La planimetria e la distribuzione degli spazi interni rimane chiaramente definita nel volume compatto.
Una scala continua, adiacente alla parete forata a sud, collega i tre livelli dell'edificio. Nei primi due piani sono collocati i laboratori, l'ultimo è invece occupato dalla sala riunioni. A questa funzione privilegiata è riservato il grande spazio in aggetto sul piazzale d'accesso con il fronte principale completamente vetrato; una sorta di osservatorio o punto di vista privilegiato su tutto ciò che accade nell'area circostante. L'aggetto vetrato della sala riunioni sembra inoltre proteggere lo spazio d'ingresso proiettandosi verso lo spazio indefinito della piazza, di cui l'edificio diventa nuovo essenziale margine. La sensazione di spinta in avanti è accentuata dalla pendenza della copertura contraria a quella canonica. L'edificio gioca sul rapporto pieni-vuoti determinato dallo spazio verticale dell'elemento di distribuzione e dell'ingesso, cui si contrappone la compatta trama muraria dei laboratori. Differente il trattamento dei prospetti laterali: in uno di essi la superficie viene interrotta unicamente da piccole bucature che consentono di proiettare fasci di luce all'interno dell'edificio; tale soluzione ottenuta inserendo piccoli cilindri all'interno della muratura trova applicazione anche nella copertura. Nel prospetto opposto una soluzione più canonica prevede una sequenza di finestre verticali che scandisce asimmetricamente la superficie. La purezza delle linee e la pulizia dei dettagli si confronta in un delicato equilibrio con la matericità delle superfici e la rugosità della finitura, ottenuta tramite un intonaco grezzo caratterizzato da inerti di granulometria elevata.