(© Ossip Van Duivenbode)

Essenziale, sobrio, audace, innovativo e divertente; questo è Timmerhuis, un edificio polifunzionale costruito nel centro della città di Rotterdam. Il concept di progetto, sviluppato da OMA, è semplice: connettere il passato con il futuro, connettere funzioni, connettere persone, connettere spazi per valorizzare un isolato che diventa uno dei nuovi simboli della città.

(© Ossip Van Duivenbode)

Quali gli input per il progettista? Un contesto fortemente caratterizzato dalla presenza del vecchio Stadstimmerhuis, un edificio di cinque piani fuori terra di mattoni rossi, distrutto durante la II° Guerra Mondiale, ricostruito negli anni ‘50 e diventato negli anni ’70 la sede della Municipalità di Rotterdam. La forma e la consistenza materica, unitamente alla partitura dei sistemi di facciata (una sequenza regolare di serramenti e di elementi di decoro di pietra che anticipano il concetto di modularità propria dei sistemi di facciata di metallo e vetro), sono gli elementi dominanti di questo edificio storico.

Ma il contesto fisico non è stato l’unico riferimento per la realizzazione di Timmerhuis. La flessibilità (d’uso e di funzionamento), la reversibilità (rapida riconversione o smantellamento in caso di dismissione), la rapidità costruttiva (per ridurre l’impatto del cantiere e per mettere a regime in tempi brevi l’investimento pubblico e privato), il comfort degli utenti, l’efficienza energetica e il basso impatto ambientale, hanno inciso in egual modo sullo sviluppo e la messa a punto del progetto. La flessibilità, la reversibilità e la rapidità costruttiva hanno inciso sulla scelta della tipologia costruttiva e sulla tecnologia del sistema di facciata. Lo scheletro della nuova Timmerhuis è di acciaio e le facciate sono costituite da elementi modulari con telaio di alluminio e tamponamento di vetro, pre-assemblati in officina. L’interasse degli elementi strutturali è rigorosamente di 7,2 m e tutti i componenti edilizi di facciata e finitura sono stati ottimizzati rispetto questa dimensione.

(© Sebastian Van Damme)

L’edificio Timmerhuis ha un basamento che occupa la quasi totalità della superficie libera del lotto. Qui si concentrano più funzioni e tutto sembra connesso, almeno visivamente. Diaframmi trasparenti separano ciò che è pubblico da ciò che è privato (le residenze). I due grandi atri intorno ai quali si affacciano gli ingressi per le residenze e per gli uffici, i negozi e il museo dedicato alla storia della città di Rotterdam sono dominati dalla luce naturale che penetra negli ambienti dal lato ovest (completamente trasparente) e dai due grandi lucernari posti in corrispondenza degli atri. Nonostante la profondità degli spazi, si ha sempre la sensazione di essere a contatto con l’esterno. Le partizioni interne trasparenti, la scelta dei colori (chiari) e delle finiture interne e il sistema di illuminazione artificiale, calibrato nel funzionamento per mantenere costante il livello di illuminamento quando il contributo naturale diminuisce, contribuiscono all’efficientamento energetico per il daylighting. Questi ambienti, nella loro essenzialità, sono accoglienti e confortevoli.

A mano a mano che si sale verso l’alto l’edificio si rastrema con un gioco di volumi insolito che non è una mera questione formale. Dal primo al quinto piano, dove sono collocati gli uffici (che ospitano 1.800 dipendenti comunali), il volume rimane compatto (a meno di episodi sporadici di sottrazione) e il fulcro sono sempre i due atri che portano luce naturale. Dal sesto fino al quattordicesimo piano, in corrispondenza delle residenze (84 appartamenti), l’edificio si alleggerisce e perde volume. Quale idea dietro questa scelta? La realizzazione di un diverso modello abitativo per gli edifici a sviluppo verticale nella città d Rotterdam. Non si è trattato unicamente di sottrarre volume, quanto piuttosto di generare spazi all’aperto (cosa per altro inusuale per i paesi nordici) a uso dei residenti. Questi, oltre a godere di una splendida vista sulla città, hanno a disposizione terrazzamenti e giardini privati in quota.

(© Ossip Van Duivenbode)

L’intero sistema costruttivo, per tecnologia, per forma e per dimensione, sembra trarre ispirazione, nella sua concezione, anche dal porto di Rotterdam. Qui i terminal sono scanditi e organizzati su base “teu”, container da 20 piedi di lunghezza (6 m circa) e 8 piedi di larghezza (2,4 m) che vengono accostati e assemblati uno sull’altro a formare volumi e geometrie in continua trasformazione. La larghezza del container standard è un sottomultiplo di 7,2 m che corrisponde all’interasse (longitudinale e trasversale) dei pilastri.

(© Sebastian Van Damme)

La forma (a rastremarsi verso l’alto), l’impiego del vetro chiaro o serigrafato che rende quasi immateriale la facciata anche nelle porzioni opache giocando sull’effetto dissolvenza, il gioco di riflessi sulle porzioni trasparenti serigrafate, l’uso del vetro trasparente anche per i parapetti dei terrazzamenti, l’esilità dei montanti del sistema di facciata (almeno la proiezione verso l’esterno), l’uso dei colori chiari per i telai delle parti apribili rendono questo edificio leggero anche senza esserlo.

(© Sebastian Van Damme)