Settori – Dagli Stati generali delle costruzioni le associazioni di categoria e i sindacati hanno lanciato l'allarme: 137.000 posti di lavoro persi e 2.000 imprese fallite nel 2009

Non ci sono segni di ripresa per il settore dell'edilizia. Durante la conferenza stampa degli Stati generali delle costruzioni sono stati proprio i numeri a dare la conferma di un perdurante stato di malessere. La conferenza si è tenuta a metà maggio a Roma presso la sede del Cnel e vi hanno partecipato tutte le più importanti cariche del settore, dal Presidente di Ance e Federcostruzioni Paolo Buzzetti ai responsabili delle organizzazioni sindacali di categoria Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Feneal-Uil. C'era anche il Presidente dell'Agi Mario Lupo, i rappresentanti del mondo delle imprese artigiane: Anaepa-Confartigianato, Claai, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani; i rappresentanti delle cooperative: Agci/Psl, Ancpl-Lega Cooperative, Federlavoro Servizi Confcooperative; i rappresentanti dell'Aniem Confapi e di Assoimmobiliare.

Ecco i numeri che hanno portato le associazioni di categoria e i sindacati a lanciare l'allarme. Sono 137.000 posti di lavoro persi nelle costruzioni nel 2009, ma se si considera anche tutto l'indotto il numero sale a 210.000; più di 2.000 imprese di costruzioni fallite nel 2009, con un 30% in più rispetto al 2008; 9.000 imprese di costruzioni in meno nel 2009 rispetto al 2008; riduzione del 18% degli investimenti in costruzioni in 3 anni (29 miliardi di perdita); numero dei bandi di gara per lavori pubblici ridotto del 55% negli ultimi 6 anni; le compravendite di abitazioni diminuite del 30% negli ultimi 3 anni.
Sul fronte bandi di gara la situazione è molto dolente. Secondo l'Ance, nel periodo 2003-2009, oltre alla riduzione del 55% del numero di bandi, l'importo dei lavori messi a gara è calato del 24%; nel primo trimestre di quest'anno  la flessione del valore e del numero dei bandi è sceso del 25 per cento.

Sindacati e costruttori chiedono poche ma decisive mosse. La modifica del patto di stabilità interna per far sì che siano proprio gli enti loali a tornare ad investire in opere pubbliche. Bisogna risolvere la questione dei ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione. Anche per il Piano casa (sia 1 che 2) è necessario far decollare l'edilizia sociale. In materia di misure fiscali si chiede il ripristino dell'Iva per le cessioni di abitazioni da parte delle imprese di costruzioni anche dopo i 4 anni dall'ultimazione dei lavori. Mantenere il Durc (Documento unico di regolarità contributiva) nei lavori privati per favorire le imprese in regola. Potenziare la Cassa integrazione guadagni ordinaria in edilizia (Cigo), prevedendo l'equiparazione delle modalità del trattamento a quello dell'industria in senso stretto, che consente la sospensione totale dell'attività lavorativa fino ad un massimo di 12 mesi.