mostra – La mostra, visitabile fino al prossimo 4 maggio al MAXXI di Roma, documenta il ricorrente e proficuo fenomeno dell’esportazione del talento italiano all’estero.

Il fenomeno della migrazione all'estero dei progettisti italiani, "cervelli in missione" più che "in fuga", è antico: si è verificato sin dal primo moderno e con le più diverse motivazioni, e ha riguardato personalità del calibro di Leonardo da Vinci e Sebastiano Serlio nel Cinquecento o Gian Lorenzo Bernini nel Seicento, partiti per la Francia, su invito, nonostante le buone congiunture economiche e culturali dei paesi da cui provenivano. Più tardi, nel Settecento, fu ad esempio Giacomo Quarenghi a trasferirsi a San Pietroburgo segnando quella città con la sua produzione architettonica, o il pittore gesuita Giuseppe Castiglione a raggiungere la Cina, progettando poi anche 'edifici occidentali' su commissione degli imperatori. Tutte queste personalità hanno contribuito a diffondere nel mondo il rinascimento e il barocco italiani.

La mostra Erasmus effect. Architetti italiani all'estero documenta il ricorrente e proficuo fenomeno dell'"esportazione" del talento italiano per ciò che riguarda il XX e il XXI secolo. Attraverso modelli, disegni, fotografie, video e animazioni è illustrato il lavoro dei progettisti italiani che dopo essersi formati nelle università nazionali, hanno scelto di trasferirsi in altri paesi per svolgere la loro attività, spesso poi affermandosi anche sulla scena internazionale. Il titolo della mostra evoca il programma di scambio interuniversitario Erasmus, promosso e avviato nel 1987 dalla Comunità Europea per consentire agli studenti di effettuare un periodo di studio presso un'università straniera, che poi in alcuni casi è stato proprio il punto di partenza per il successivo, e talvolta definitivo, trasferimento all'estero.

In un percorso espositivo organizzato in sezioni sono approfonditi alcuni "espatri storici", come quelli di Lina Bo Bardi in Brasile, di Pietro Belluschi e Paolo Soleri negli Stati Uniti, di Vittorio Garatti a Cuba e di Romaldo Giurgola in Australia, e alcune delle storie più recenti come quelle di Massimiliano Fuksas e Renzo Piano che, dopo aver raggiunto il successo in Francia negli anno Ottanta, gestiscono attualmente grandi studi professionali con sedi sia in Italia che all'estero. Sono poi documentate le esperienze transnazionali della più giovane generazione di progettisti tra cui, ad esempio, quelle di Benedetta Tagliabue a Barcellona e a Shanghai, di Carlo Ratti a Boston, di Elisabetta Terragni a New York, dello studio LAN Architecture a Parigi.

Attraverso i racconti di queste storie di espatrio professionale è anche delineato un fenomeno nel quale, in particolare negli ultimi anni, il desiderio di esperienze all'estero si intreccia purtroppo con la complessa congiuntura economica e con le difficoltà che il settore dell'architettura sta attraversando in Italia.

In alcune video-interviste gli architetti italiani che hanno scelto di migrare raccontano le motivazioni e le circostanze che li hanno spinti verso questa scelta e, in alcuni casi, anche il desiderio di tornare a lavorare nel proprio paese. L'efficace allestimento costituito anche da alcuni frammenti di container da trasporto, metafora dello spostamento, è realizzato dallo studio Lot-Ek Architecture & Design con sedi a New York e a Napoli, i cui fondatori dopo essersi formati in Italia stanno vivendo proprio l'esperienza del lavoro e del successo all'estero. Accompagna la mostra un catalogo edito da Quodlibet con saggi e contributi sul tema, schede dei progetti, interviste e biografie.

Appuntamento
Erasmus effect. Architetti italiani all'estero
dal 6 dicembre 2013 al 4 maggio 2014
Galleria 1  - MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma
Mostra a cura di Pippo Ciorra
Allestimento Lot-Ek Architecture & Design
www.fondazionemaxxi.it