(Photo by Serge Hoeltschi)

Una particolare realizzazione che muove dalla messa in discussione del concetto costruttivo tipico dei parcheggi multipiano, trasformando la nuova rimessa dell’Eskenazi Hospital a Indianapolis in un vero e proprio campo di forze ottiche binarie. Con la collocazione, sul fronte dell’edificio, di uno schermo costituito di circa 7mila pannelli di alluminio variamente inclinati, combinati secondo un’articolata strategia coloristica, si crea, infatti, un sistema dinamico di facciata che si offre agli osservatori quale esperienza visiva modellata dal loro punto di vista e dal ritmo con cui si muovono attraverso e attorno al sito antistante.

(Photo by Serge Hoeltschi)

L’ideazione della struttura si basa su un processo di ottimizzazione, dove l’immagine è trattata come legame concettuale tra l'efficienza di un sistema digitale e le prestazioni di un reale sistema tettonico, in modo tale che la conseguente risoluzione costruttiva ne esalti le qualità spaziali. Attraverso un rigoroso esame delle tecniche di manipolazione e di riproduzione delle immagini, è stata sviluppata una strategia per la disposizione complessa di campiture e bordi presenti nella facciata.

(Photo by Serge Hoeltschi)

L'uso della mappatura di figure digitali nello sviluppo architettonico non è nuovo, ma, in questo caso, lo sviluppo del progetto inizia proprio dall’esame del momento in cui si crea l'immagine stessa, tenendo conto dei fenomeni di distorsione, astrazione ed elaborazione ottica che le consentono di essere efficientemente proiettata su uno schermo.

(Photo by Serge Hoeltschi)

Infatti, così come la granulosità contribuisce all’impostazione tonale di una fotografia, ugualmente essa può essere sintetizzata in un dato numerico (disturbo) impostato in modo tale da controllarne l’ombreggiatura. L’incarico affidato allo studio di Rob Ley ha dato corso alla ricerca su questo concetto, iniziando dallo studio delle tecniche di mimetizzazione attiva e lavorando, poi, attraverso disegni di sviluppo progettuale che hanno coniugato l’aspetto materico alle considerazioni strutturali, fino ad affidare a un produttore locale la fabbricazione e l'installazione effettiva della facciata. Le dimensioni sono pari a 18,5 m in altezza e 75 in larghezza, tali da creare un ampio elemento dinamico e interattivo a scala urbana, dove, invece di una presenza attivamente cinetica dei componenti, con tutte le inevitabili problematiche manutentive e di conservazione nel tempo che accompagnano questo tipo di progetti, si è proceduto verso una soluzione che sfrutta, di fatto a fini percettivi, il movimento degli utenti.

(Photo by Serge Hoeltschi)

In contrasto con la tendenza ad accettare una variabilità infinita dei componenti architettonici, l'obiettivo evidente del processo di ottimizzazione, ha coinciso con la riduzione dei differenti elementi necessari a creare l’effetto spaziale. Analizzando le condizioni alla base dei processi di stampa che consentono produzioni complesse utilizzando una tavolozza molto limitata e lavorando su spaziatura e dimensionamento dei pixel, il progetto definitivo è divenuto una realtà che offre alla vista gradi di variabilità del colore e della forma, sia nel caso una persona guardi direttamente la parete, sia la intravveda nella sua visione periferica.

(Photo by Serge Hoeltschi)

Si sono utilizzati formati di pannelli con un’altezza di 300 mm e la lunghezza da 600 fino a 1000; in questo modo, tre tipologie di base, con tre sottoinsiemi dimensionali, insieme al rispettivo specchiamento, producono una gamma di 18 pezzi unici. Questi componenti, coniugati a una tavolozza binaria di colori, agiscono per produrre una complessa e sfumata condizione percettiva, usando solo un piccolo insieme di variabili.

(Photo by Serge Hoeltschi)

Lo schema tonale è molto semplice, con il lato ovest trattato con un blu intenso, mentre il lato est è di colore giallo dorato. Gli angoli, da soli, creano l'illusione di diverse tonalità. Il progetto è così divenuto, in primo luogo, un grande elemento artistico, pur mantenendo la funzionalità di schermatura dell’autorimessa retrostante e consentendo la ventilazione quale ulteriore requisito che organicamente accompagna il concept visuale.

(Photo by Serge Hoeltschi)