Biennale Arte – Gli artisti, i padiglioni e i Paesi che prendono parte all'edizione 2009 della cinuqntaduesima edizione della manifestazione lagunare.

A Venezia si respira un'apertura a 360 gradi sul mondo della creatività.
 Il titolo “Fare Mondi”, scelto dal curatore della 53a Biennale, lo svedese Daniel Birnbaum, allude appunto alla pluralità di dimensioni, forme e materiali - pittura, video, scultura, performance - di espressione artistica che forniscono visioni diverse del mondo in cui viviamo. Grandi installazioni, curate nell'ideazione e nei dettagli sono l'aspetto predominante di questa edizione.

Un'opera d'arte è un concetto, una visione del mondo - ha dichiarato - e se presa seriamente, può essere vista come un modo di 'fare mondi'. E oggi più che mai, in un momento di crisi, non solo finanziaria, è fondamentale immaginare nuove possibilità, progetti, visioni”.

Così i modi in cui gli artisti invitati per la mostra principale hanno usato per esprimere i loro mondi creativi sono diversi e variegati, in sintonia con quello sconfinamento che l'arte ha cominciato ad avere a partire dalla metà degli anni Sessanta. Tra gli iniziatori di tali tendenze sono presenti in mostra Yoko Ono, vincitrice del Leone d'Oro alla carriera insieme a John Baldessari e l'italiano Michelangelo Pistoletto, famoso per le sue sculture specchianti, che all'Arsenale in una performance ha violentemente frantumato una serie di grandi specchi incorniciati.

Tra gli artisti italiani selezionati da Birnbaum vi sono però anche molti che tra gli anni Sessanta e Settanta sono nati, come Lara Favaretto, Simone Berti, Roberto Cuoghi, Pietro Roccasalva, Alessandro Pessoli, per citare gli italiani.
Tra gli artisti più radicali e visionari del panorama più attuale in mostra vi sono Dominique Gonzales Foester, Philippe Parreno, Carsten Höller, Chiang Mai, e Yona Friedman, che ha realizzato all'Arsenale il modello di una Ville Spatiale e Tomas Saraceno, che nello spazio centrale del palazzo delle Esposizioni affascina gli spettatori con una grande installazione a tela di ragno.

Lo spazio, indubbiamente, è uno degli elementi che più entrano a far parte delle opere presenti: Pascale Marthine Tayou alle Corderie ha creato una colorata installazione ispirata alla vita delle popolazioni africane, mentre il cielo di Venezia è idealmente invaso da una flotta di dirigibili da Héctor Zamora nelle sue opere: uno dei velivoli si è perfino arenato tra gli edifici dell'Arsenale.

Tra i padiglioni più interessanti dei Giardini non va perso quello degli Stati Uniti, che presenta un'eccezionale retrospettiva di Bruce Nauman, artista concettuale che è stato l'ispiratore di intere generazioni d'artisti. Mentre a rappresentare la Francia e la Gran Bretagna sono altri nomi altisonanti: rispettivamente Claude Léveque, che ha creato una fredda gabbia in cui sventolano bandiere nere, e Steve Mc Queen.

Ma il padiglione più interessante è senza dubbio quello dell'Olanda con i video intimisti di Fiona Tan.
I padiglioni della Danimarca e dei Paesi Nordici presentano invece un intervento tra arte e design del due d'artisti Elmgreen & Dragset, che rappresentano gli antesignani di una tendenza che sta emergendo con sempre più evidenza negli ultimi anni, quella del rapporto tra arte e design, evidente anche nell'installazione di Liam Gillik al padiglione tedesco.

A tale proposito tre artisti - che esplorano nel loro lavoro i confini tra arte, design e architettura - sono stati chiamati a realizzare interventi permanenti negli ambienti del Palazzo delle Esposizioni ai Giardini, che diventerà un centro di attività permanenti, tra cui la sede dell'Archivio di Arte Visive della Biennale.
Si tratta di Massimo Bartolini per lo spazio educational, Tobias Rehberger per il bar caffetteria e Rirkrit Tiravanija per il bookshop.
 
Il Padiglione Italia, curato da Beatrice Buscaroli e Luca Beatrice, al di là di ogni polemica politica e della pretestuosità della dedica al futurismo, in realtà piuttosto lontano dalle opere esposte - raccoglie artisti contraddistinti soprattutto dal mestiere.
Così nel trionfo della pittura-pittura, emergono le figure di alcuni italiani spesso ai margini del mercato, come Nicola Verlato, costretto a trasferirsi negli Usa per vedere ora riconosciuto il suo lavoro, Marco Cingolani, o ancora Roberto Floreani e Davide Nido, e l'altoatesino Aron Demetz.

 


*Professore di
Storia dell'Arte moderna e contemporanea
Università Cattolica di Milano