Francia

GénéroCité

Curatore : Francis Rambert
Architetti invitati : Collettivo French Touch

Culturesfrance e il Ministero della Cultura e della Comunicazione - Direzione dell'architettura e del patrimonio hanno affidato a Francis Rambert il commissariato del Padiglione francese della XI Mostra internazionale dell'architettura-Biennale di Venezia. Rispondendo al tema generale della Biennale «Out There. Architecture beyond Building», il curatore propone un progetto intitolato «GénéroCité, generoso versus generico», invitando così ad interrogarsi sul valore della generosità: l'architettura è infatti presentata in quanto può donare «in più» alla città e ai suoi abitanti.
Oltre alle attività degli architetti del collettivo French Touch, il Padiglione riunirà una cinquantina di equipe d'oltralpe che costruiscono il territorio «ottimista» della città di domani.

Il progetto
Cosa offrire in più? Questa è la domanda principale. Cosa offrire in più di quanto contenuto nel programma? Ecco la sfida.
Schierandosi contro la banalizzazione delle città, nel tempo della globalizzazione, il Padiglione riafferma il ruolo sociale dell'architetto nella definizione delle modalità di vita e delle pratiche urbane. L'orientamento del dibattito verso il valore della generosità intende presentare le molteplici forme di tale generosità nell'architettura e una generazione di architetti, che superando la mera qualità architettonica, rinnovano la creazione dei legami sociali nella costruzione della città.
Emblematici di tale orientamento sono certe opere maggiori, che bene incarnano questo attuale spirito pionieristico. Il progetto di Piano & Rogers per il Centro Pompidou che non utilizza tutto il terreno per offrire uno spazio pubblico, o quello di Jean Nouvel e Jean-Marc Ibos degli alloggi popolari di Nemausus, secondo cui «Un bel alloggio è un grande alloggio», sono emblematici di tale volontà di «offrire di più».
Nel contesto in cui all'architettura si richiede di rispondere all'urgente ricerca di risparmi energetici e dove i budget limitati influenzano tutte scelte possibili, il Padiglione francese desidera più che mai dimostrare attraverso la «GénéroCité» sotto ogni sua forma, storica e attuale, cosa significhi offrire di più: più spazio interno e più spazio pubblico.

Considerando le realizzazioni contemporanee, l'idea di dono o di bonus acquisisce tutto il suo significato in un panorama che investe sia gli alloggi sperimentali progettati da Lacaton & Vassal nella 'Cité Manifeste di Mulhouse', sia la stazione capolinea dei tram a Nizza costruita recentemente da Marc Barani, nell'intreccio tra rilievo e infrastrutture, passando per l'edificio dei conducenti di autobus costruito da Marrec & Combarel a Thiais... E, trattandosi  di «offrire senza niente togliere al paesaggio» secondo Francis Rambert, «l'esempio dell'Historial de la Vendée di Plan 01 ci ribadisce l'infinità varietà presente della GénéroCité.»

Il dispositivo
Per introdurre la GénéroCité nella continuità «contemporanea» il Padiglione ha scelto di articolarsi in tre tempi distinti: ieri-oggi-domani, ovvero rivisitare-esplorare-progettare.
Una ventina di progetti di riferimento, realizzati dall'anno 1960 a quello 2000, tra i quali ritroviamo la sede del Partito Communisto Francese di Oscar Niemeyer a Parigi o gli alloggi  a forma di stella di Jean Renaudie a Ivry, saranno presentati nello spazio centrale insieme ad una  trentina di progetti contemporanei (2006-2008) anch'essi testimoni di tale "generosità": il Centre Chorégraphique National d'Aix-en-Provence di Rudy Ricciotti, il gruppo scolastico di Beausoleil di Calori, Azimi & Botineau, l'edificio Atrium dell'Università di Jussieu a Parigi di Périphériques, la passerella Simone de Beauvoir a Parigi di Dietmar Feichtinger...
L'asse del domani si articolerà nelle tre sale che circondano lo spazio centrale. 45 progetti e strategie in evoluzione sono suddivisi secondo i tre seguenti poli principali:
1. Legami e nuove pratiche urbane
2. Interfacce e nuovi poli
3. Tipologie e nuove metodologie di vita

Il Padiglione GénéroCité presenta complessivamente cento progetti pensati o sviluppati su diversa scala. Riflesso della vivacità della produzione francese, la selezione esprime, secondo Francis Rambert, «la rigenerazione del dibattito architettonico, al di là delle scuole e delle "parrocchie", all'incrocio di tendenze e contesti quotidiani, differenti e stimolanti.» Invitando il collettivo della French Touch, il Ministero della Cultura e della Comunicazione e Culturesfrance si augurano di  «comprendere nella sua totalità un'azione contemporanea, che costituisce un'autentica forza propositiva diretta alle questioni urbane e al tema fondamentale della trasformazione dei siti urbani e periurbani.» Una scelta talmente pertinente che «questo gruppo di individualità, riunito sotto l'insegna dell'Ottimismo, ha per particolarità d'esprimersi nelle azioni collettive».
La scenografia del Padiglione, concepita dal collettivo French Touch, è anch'essa portatrice di generosità e sarà il riflesso della reattività della scena francese contemporanea: delle proiezioni/installazioni video ed anche i plastici dei progetti, che i visitatori potranno manipolare, faranno parte del dispositivo.

Una publicazione di riferimento (una co-edizione tra Culturesfrance e Editions Actar) accompagna l'esposizione. La publicazione, costituita da un volume di 600 pagine sulla GénéroCité, contiene un'intervista esclusiva con Jean Nouvel, Premio Pritzker 2008.