Nata da una spinta innovatrice di un gruppo di professori nel 1876, la Insitución Libre de Ensenañza era un laboratorio sperimentale dove promuovere una nuova forma di pedagogia per instillare nella società un cambiamento profondo attraverso l’educazione. Attorno all’Istituzione nacque, a seguire, un insieme di organismi collettivi destinati a portare un cambiamento culturale, civile e scientifico nella società dell’epoca, come la Junta para la Ampliación de Estudios, la Residencia de Estudiantes, il Museo Pedagógico e l’Istituto-Esquela e la Universidad Internacional a Santander. Il progetto di ampliamento della Fundación Francisco Giner de los Ríos si sviluppa così fra delicati equilibri e vincoli con altre istituzioni.

Il complesso storico riflette la visione del paesaggio e della natura di Francisco Giner de los Ríos, forse il primo contributo spagnolo alla visione moderna del paesaggio: egli lo considerava uno dei principali strumenti educativi, un vero e proprio fatto culturale, e promuoveva, con la sua progettazione, un’approssimazione multisensoriale simile a quella della natura. Il progetto tenta di rispondere a questi molteplici stimoli disegnando un giardino interno circondato da padiglioni: ricreando l’organizzazione della storica sede, alcuni piccoli volumi elevati da suolo sono uniti da una fascia verde e contornati da un patio quale ultimo filtro con l’aria aperta.

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Vista dall'alto dell'ampliamento

Volumetricamente il complesso propone un’inversione concettuale degli “oggetti” che lo compongono: il giardino determina e definisce i padiglioni che diventano “solo” l’espressione di ciò che contengono. Per questo motivo, i progettisti costruiscono un “anello” perimetrale a inglobare e dar forma sia alla costruzione esistente che all’ampliamento. Il sistema spaziale proposto è una serie di piccoli volumi, alcuni chiusi, altri all’aria aperta, che “ridescrivono” il giardino esistente, la sua sequenza di spazi e l’asse del percorso principale donandogli un nuovo carattere. Un insieme di aule “alate e chiare” unite da un sistema di collegamenti verticali e orizzontali che si estendono fino al limite del lotto. La relazione che si instaura fra i volumi produce deformazioni, dilatazioni e compressioni, che frammentano il giardino in una molteplicità di giardini diversi al loro interno. La posizione e la misura dei piccoli volumi risulta così definita dal movimento dello sguardo, secondo un preciso studio dei coni ottici lungo il nuovo percorso proposto nel giardino: ogni padiglione arretra o sporge nei propri prospetti per valorizzare o, al contrario, impedire una vista, per offrire scorci differenti, per ampliare la prospettiva del giardino o chiuderla, quando necessario.

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Esili tubolari di acciaio rivestono i nuovi volumi, ma anche i percorsi e le scalinate esterne

Anche il giardino stesso è progettato seguendo i diversi punti di vista dal percorso principale: le specie arboree sono determinate in funzione della loro posizione. Dall’ingresso, con masse arboree importanti per velare la scoperta dell’interno, si susseguono luoghi più calmi, dove la vegetazione, più bassa e folta, dona viste diverse dei volumi; un albero di maggiori dimensioni conclude il percorso in una zona aperta situata sopra l’auditorium in cui potranno svolgersi tutte le attività all’aria aperta previste dalla Fondazione. La combinazione di irrigazione a goccia selettiva, la sovrapposizione di distinte specie e diversi sistemi di controllo dell’umidità fanno in modo che il giardino (le sue geometrie, le combinazioni fra gli spazi, i colori, le fioriture …) cambi e muti nell’arco delle stagioni. Un giardino che non è verde ma “ viola, corallo e d’argento” perché definito non solo dai colori cangianti delle piante, ma anche dal colore riflettente della facciata di acciaio e vetro dei padiglioni, dal movimento delle persone, dai dislivelli e dai percorsi fra le aule. Queste combinazioni producono sei zone distinte che potranno essere usate come aule all’aria aperta.

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Il nuovo ingresso alla Fondazione

Il muro che circonda il complesso è sia una facciata verso il giardino che una facciata verso le aule. E’ composto da una molteplicità di piani, un caleidoscopio geometrico di superfici che allargano percettivamente la misura dello spazio interno. Tutte le aule sono spazi polifunzionali senza una direzione dominante, volumi circoscritti da un serramento di acciaio e vetro e un sistema di schermatura che permette di modificare le condizioni di luce e acustiche in modo semplice: un sistema di esili tubolari verticali che, combinato con ampie vetrate, permettere di risolvere le chiusure opache e il differente orientamento degli ambienti; la densità degli elementi metallici e la proporzione con le porzioni vetrate cambiano infatti in funzione dell’orientamento e dell’esposizione solare. Le differenti misure e la disposizione delle aule, così come la possibilità di apertura dei serramenti, permettono un uso flessibile delle sale, secondo le esigenze della Fondazione. Il resto del programma funzionale è assimilato a questa organizzazione, semplice e flessibile: il muro perimetrale si dilata per accogliere spazi di diverse dimensioni che si susseguono senza interferenze: sale espositive, ambienti amministrativi e l’auditorium al piano interrato sono connessi con un sistema di collegamenti continui, sia orizzontali che verticali. L’ampliamento e la compressione di questo spazio può separare le diverse funzioni come unirle in caso di necessità. Seguendo questa logica distributiva, al piano terra è ora localizzata l’esposizione permanete della storia della Fondazione lungo tutto l’elemento longitudinale.

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I nuovi piccoli volumi nascono dall'anello di cinta e si immergono nel giardino interno

Il sistema progettuale studiato da AMID [cero9] si trasforma e si adatta alle diverse situazioni al contorno fino a calle Martínez Campos, dove il muro perimetrale si alza per offrire una dimensione appropriata alla posizione urbana del complesso e al nuovo carattere pubblico dell’Istituzione, separandosi dall’edificio storico per delineare il nuovo ingresso alla Fondazione.

Architectural Design
AMID [cero9] - Cristina Díaz Moreno + Efrén García Grinda
Construction period
2006-2007
Cost
6.5 million euros
Photos
José Hevia