Gianugo Polesello


L'insegnamento dell'architettura, dal dopoguerra a oggi, ha subito
sostanziali modificazioni. Esse riguardano aspetti molto diversi:
l'organizzazione degli insegnamenti compositivo-progettuali, il rapporto di
questi con tutti gli altri, la perdita di significato della distinzione tra
discipline vicine, per contenuti e per procedure. Certamente l'aspetto più
clamoroso è stato il declassamento della disciplina compositiva che, da sempre,
costituiva la parte "superiore" di una organizzazione degli studi di
architettura, posta come era al termine di una sequenza di insegnamenti di
Elementi di architettura (biennale), attraverso Elementi di composizione
architettonica fino a Composizione architettonica (biennale). Il saggio di G.
Samonà su "Metron" nel 1947 sullo studio dell'architettura manteneva ancora una
prima sostanziale coincidenza tgra architettura e Composizione
architettonica.
Mi pare importante rilevare questa totalità dell'architettura
nella Composizione architettonica, e viceversa, che viene dichiarata allora
(1947) e che produrrà successivamente effetti teorici e organizzativi molto
interessanti, sino a proporre una sostanziale coincidenza dell'architettura con
l'urbanistica, inglobando la seconda nella prima... L'insegnamento di G. samonà
non si distaccava in questo, da parallele pratiche esistenti in altre facoltà
italiane, né si distaccava dalle pratiche del tipo Ecole Polytechnique... Dove,
però, se ne distaccava completamente era nella proposta di organizzare i corsi
di Composizione architettonica in modo radicalmente diverso, assumendo dalla
pratica sociale e politica i nuovi temi, le nuove domande poste all'architettura
che erano, allora, quelle dell'immediata ricostruzione, del dibattito culturale
che verteva ancora sulla possibilità di superare l'antitesi tra architettura
antica e architettura nuova ma si stava già estendendo verso quell'altra, più
generale, tra città antica e città nuova, coinvolgendo anche i possibili chiasmi
derivanti dai rapporti tra architettura e città, declinate la prima e la seconda
verso il "nuovo" o verso l'"antico"...
E' interessante, in ogni modo,
rileggere dopo quarant'anni quelle proposte di modificazione dell'insegnamento
dell'architettura nelle discipline compositivo-progettuali perché intorno a
quella procedura proposta veniva costruendosi un cerchio di problemi-temi che
avrebbero caratterizzato le esperienze successive della scuola di Venezia,
spostando il problema della Composizione-progettazione dalla formazione di un
"apparato linguistico" a quello di una nuova "tematizzazione".
Mi pare che
in sostanza di questo allora si sia trattato e ancora oggi si tratti: di negare
che il problema grosso fosse di nuovo ancorabile ad una disputa
sull'architettura tra un linguaggio più "mediterraneo" e uno più "tedesco" o
fosse quello di sperimentare nuove forme linguistiche ritenute più aderenti alle
culture locali (rurali o urbane che fossero) nelle ipotesi di cogliere nessi da
stabilire in forme durature tra condizioni materiali e condizioni
sovrastrutturali, in uno sforzo di immedesimazione o di adesione alle culture
locali in quanto culture subalterne...
Idee particolari, isolate, fatti
artistici come impossibili esiti di linguaggi privati contro organizzazioni
generali (o più generali) del pensiero architettonico, contro modi per
organizzare un dibattito, costruire un paradigma, su base sociologica (una
scuola, appunto) o su altra base: questa è la questione centrale, altamente
"accademica" di G. Samonà e altamente problematica, ma comunque legata ad una
questione che si presenta perentoria nella sua formulazione semplice: "modi di
studiare l'architettura" (secondo la dizione di J.N.L. Durand) o in termini più
laconici: "lo studio dell'architettura" (secondo la dizione di G. Samonà),
ossia, nell'un caso e nell'altro la modalità di formazione di una scuola, la
costruzione di un programma...
E' proprio questa procedura che, applicata nella
scuola di Venezia (prima nei corsi tenuti da Samonà e, poi, nell'insieme dei
corsi compositivo-progettuali), ha prodotto un gruppo di "temi" tra di loro
riuniti come elementi di una costellazione:
- la questione-tema dei Centri
Antichi, legata all'analisi architettonica della città nella sua
dimensione-funzione attuale;
- la questione dell'abitazione in chiave
architettonico-urbana (non solo secondo la tecnologia dello housing) come
questione orizzontale, da studiare nei Centri Antichi, nelle periferie della
città compatta nelle espansioni ottocentesche e nelle nuove periferie della
moderna città in estensione;
- la questione delle periferie come questione
specifica, della ricomposizione della città eterogenea, della necessaria
invenzione di parametri nuovi per una loro risignificazione, che non procedesse
solo per via quantitativa (contro la riduzione del problema da housing a
standard) come nuovo grande problema delle città grandi e medio-grandi e come
"mancato rapporto tra città e territorio esterno ad essa";
- la questione
delle grandi attrezzature produttive e civili da legare al concetto di
"luogo-spazio" o a quello di "vuoto urbano".