biennale di architettura – Il Giappone porta in mostra alla 13. Biennale di Architettura di Venezia il senso di comunità che gli è proprio, delicatamente espresso da Toyo Ito - curatore del Padiglione nazionale - attraverso il racconto della progettazione di un ritrovo per le vittime dello tsunami del 2011.

Nell'assegnare il Leone d'Oro al Giappone per la migliore partecipazione nazionale, la giuria della 13. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia ha espresso un giudizio incontestabile, perché davvero è difficile non restare "impressionati dall'umanità di questo progetto".
Home for all, la cui gestazione viene ripercorsa nel Padiglione giapponese, è in effetti un progetto umanitario, ideato da Toyo Ito per offrire ai cittadini colpiti dallo tsunami (nel 2011) luoghi di ritrovo e socializzazione che tenessero in vita i legami comunitari, nonostante il temporaneo isolamento cui i rifugiati erano costretti negli alloggi d'emergenza.
Dal momento che la giuria della Biennale ha citato l'efficacia nell'esposizione ("eccezionale e largamente accessibile a un vasto pubblico") tra le motivazioni all'assegnazione del Leone d'Oro, non resta che lasciare la parola allo stesso Toyo Ito per conoscere il common ground su cui si basa il progetto: "I piani di ricostruzione che vengono dall'alto insistono sulla sicurezza, ignorando la memoria propria del luogo e affidandosi piuttosto a metodi modernisti. Smantellando la relazione tra la gente e il mondo naturale, e le connessioni interpersonali che costituiscono l'eredità storica della regione, le istituzioni premono per dei piani che dipendono dall'ingegneria civile. Ma gli individui, dotati di una volontà così forte che sperano di tornare nella propria terra d'origine, sono persone che aspirano a un futuro connesso con il passato, mediante l'utilizzo di quanto è rimasto come appiglio, punto di partenza. Gli architetti sono capaci di aiutarli a raggiungere i loro obiettivi?".

Da qui il titolo del Padiglione - Architecture. Possible here? - e il progetto Home for All, sviluppato da Toyo Ito grazie a una campagna di raccolta fondi e, soprattutto, l'apporto costante dei cittadini interessati dall'iniziativa. Nel caso della prima Casa, realizzata lo scorso autunno nella prefettura di Kumamoto, coloro cui toccava costruire la struttura e quelli che ne avrebbero usufruito hanno infatti preso parte a tutte le fasi di progettazione ed edificazione.
Quello che Toyo Ito definisce "un piccolo progetto, ma il cui processo di realizzazione è altamente significativo", viene ora riproposto a Venezia con la collaborazione di tre giovani architetti (Kumiko Inui, Sou Fujimoto, Akihisa Hirata) e del fotografo di architettura Naoya Hatakeyama.
Obiettivo dell'esposizione è porre al pubblico della Biennale la stessa domanda da cui ha avuto origine Home for all; ridiscutere la priorità accordata al pensiero individuale - all'originalità dell'architetto - che, a partire dall'architettura moderna, ha finito per oscurare altri temi altrettanto vitali per l'architettura: perché realizzare un'architettura, e per chi?
Le decine di modelli esposti indicano che una risposta sola non c'è, se si decide di prestare ascolto a una comunità e non a un ego: ci saranno proposte, piuttosto, modeste e informali come sono alcuni dei modelli realizzati durante la progettazione della prossima Home for all, per la città di Rikuzentakata. Modelli dalle dimensioni spesso lilipuziane; d'altronde, Toyo Ito ha già dimostrato chiaramente che non è la (piccola) scala del progetto a indicarne la portata.