Greenpix, una facciata 'parlante' a celle fotovoltaiche

SCHEDA PROGETTO

Luogo: Xicui Road, Beijing, China
Committenza: Jingya Corporation
Progettisti: Simone Giostra & Partners Architects
Consulenza multimediale: Mark van S., Bernardo Zavattini
Progetto strutturale e progetto illuminotecnica: Arup
Sviluppo progetto cellule fotovoltaiche: Schüco International KG, Sunways AG, Simone Giostra & Partners Architects
Produzione pannelli fotovoltaici: Suntech China
Produzione LED: Thorn China
Impresa di costruzione: QianYuan
Tempi progetto dell'intero edificio: 2005 - 2006
Tempi di realizzazione: Ottobre 2006  - Maggio, 2008
Superficie costruita della facciata mq: 2,200
Costo complessivo facciata: confidenziale
Fotografie: courtesy Simone Giostra & Partners/Arup/Palmer
Sito web: www.greenpix.org

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Intro

A ridosso dei Giochi Olimpici, a maggio 2008, verrà inaugurato un nuovo edificio dedicato alle attività ricreative: L'entertainment Center Xicui, un centro per le attività sportive e per l'intrattenimento, dove centri benessere si trovano accanto a sale convegni, cinema e ristoranti secondo l'abitudine, tutta cinese, di riunire in un unico luogo questo genere di attività.
Progettato dallo studio newyorkese Simone Giostra and Partners insieme alla società d'ingegneria Arup, l'edificio presenta il suo aspetto più innovativo nella facciata principale che ha preso il nome di greenpix media wall. Essa è infatti interamente costruita con pannelli di vetro contenenti cellule fotovoltaiche. Di giorno, la facciata assorbe l'energia solare, mentre di sera funge da grande schermo sul quale vengono generate immagini luminose. L'enorme schermo-facciata è retroilluminato da 2300 punti luce che funzionano come dei pixel a grande scala e che, uniti insieme, compongono immagini a bassa definizione. I contenuti delle rappresentazioni previste sono video istallazioni, performances di artisti cinesi, europei e statunitensi, e progetti interattivi.

la facciata in vetro e celle fotovoltaiche  (1,2) il diradamento delle celle
fotovoltaiche (3) le celle fotovoltaiche all'interno dei vetri (4)

Contesto locale e contesto globale

Il complesso si trova nel quartiere ovest di Pechino, in una zona militare che è, quindi, solo in parte accessibile ai cittadini. Questo vincolo ha spinto la committenza a richiedere un progetto in grado di "mettere in comunicazione" l'edificio con il resto della città e, in particolare, con l'adiacente strada ad altissima percorrenza. Proprio grazie agli spettacoli luminosi di videoarte, la "facciata parlante" attrae l'attenzione di tutti i passanti, anche i più distanti. L'obbiettivo è così stato raggiunto.
Ma questo uso della comunicazione multimediale non è previsto solo a livello locale. Nell'intenzione dei progettisti e dei committenti, infatti, c'è l'ambizione di promuovere una nuova tipologia edilizia che, grazie alla sua facciata riprodotta in altre parti del mondo, distribuisca "in rete" contemporaneamente gli stessi contenuti artistici.Â

la media wall di notte (1) esempio di diradamento delle celle (2)
render di progetto della facciata di giorno e di notte (3,4)

La facciata "parlante" autosufficiente

Lo schermo-facciata, un vero e proprio "media wall sostenibile", è il più grande sino ad ora realizzato in Cina. Misura 2200 mq. ed è composto da circa 2300 tessere costituite da pannelli in vetro; ogni pannello è costituito da una sorta di "sandwich" di lastre che hanno funzioni diverse: di sicurezza, di isolamento... etc.; vi è poi un film in pvb con funzione opacizzante e di diffusore di luce; e infine è composto da piccole celle fotovoltaiche, più di 34.200, collegate fra loro. I circuiti di collegamento fuoriescono dal lato posteriore dei vetri per essere connessi con una centrale che genera la corrente per accendere, con il calare del sole, i punti luce: faretti LED collocati nell'intercapedine della facciata a curtain wall.
Il sistema è autosufficiente e lo schermo produce ciò che consuma: si tratta di un principio etico divenuto oggi quasi imprescindibile. Un esempio di sperimentazione e innovazione nell'uso delle celle fotovoltaiche, che apre la strada a un nuovo utilizzo di questa tecnologia in architettura.

intercapedine della facciata: attacco pannelli in vetro e collegamenti
elettrici (1,2,3,4)

La singola cella diviene modulo di base

Lo sviluppo delle tecnologie fotovoltaiche ci ha abituato all'immagine di un pannello fotovoltaico -un rettangolo di circa un metro quadro - caratterizzato da una superficie cieca di colore blu scuro, prodotta dall'accostamento delle singole celle (della dimensione base di 10x10cm l'una). E' questo il sistema che ci garantisce il maggiore accumulo di energia. L'integrazione all'interno di un edificio abitabile, tuttavia, ha portato ultimamente allo sviluppo di pannelli in cui i singoli moduli delle celle sono stati distanziati di pochi centimetri; si tratta di una scelta operata per aumentarne la trasparenza e, quindi, il passaggio di luce dei pannelli utilizzati come elementi di copertura o di facciata.
Nella facciata dello Xicui Center, i progettisti, insieme all'azienda produttrice, hanno studiato un sistema alternativo di diradamento delle celle base. La loro distribuzione disomogenea e intermittente genera infatti un "pattern", cioè un disegno che, oltre ad avere una funzione formale ed estetica, permette una maggiore o minore trasparenza in funzione dell'illuminazione degli ambienti retrostanti dell'edificio. Il disegno ottenuto con la distribuzione delle celle esprime le differenti esigenze dello spazio interno.
L'utilizzo diradato delle celle, nonostante la minore resa energetica, si avvicina alle esigenze architettoniche dell'edificio garantendo maggiore trasparenza. Il colore  scelto per le celle è il tradizionale blu nella variante policristallina: tutt'ora il più efficiente, nonostante il mercato offra oramai una vasta gamma cromatica che va dal bianco, all'argento, al verde sino al nero.

la struttura reticolare che supporta i pannelli in vetro (1,2,3)
fronte facciata (4)

Il riflesso discontinuo del paesaggio

La facciata non "parla" solamente per mezzo delle tecnologie digitali ma interagisce con il paesaggio circostante. L'architettura della città e il cielo si riflettono infatti nel vetro lucido dei singoli pannelli delle lastre, che misurano circa 90 centimetri per lato. La superficie è stata attentamente studiata in modo da riflettere la realtà in modo discontinuo e creare immagini non del tutto nitide alla stregua di quelle a bassa definizione (i riferimenti estetici dei progettisti sono gli artisti Gerhardt Richter e Jim Campbell).
A interrompere e modulare la superficie specchiante concorrono due scelte progettuali: da un lato quella di inclinare alcuni pannelli di circa cinque gradi rispetto agli altri, favorendo in tal modo anche il passaggio dell'aria; dall'altro, la diversità fra i singoli pannelli: alcuni contenenti molte cellule fotovoltaiche, altri con poche cellule diradate e, infine, quelli "vuoti" e, quindi, più chiari degli altri. La presenza o meno all'interno dei vetri resi color latteo dal film opacizzante dei "puntini" color blu delle celle solari crea un disegno: forme che fanno riferimento a paesaggi naturali, con capacità di riflessione diverse.
Infine, un'altra forma di interazione con il contesto naturale è  creata attraverso la sensibilità del sistema dell'illuminazione notturna alle condizioni climatiche. Il sistema dei 2300 faretti è infatti più o meno potente a seconda dell'energia solare accumulata durante il giorno.

la facciata riflette il paesaggio in modo discontinuo (1,2,3)
il disegno delle celle fotovoltaiche (4)

Una Facciata integrata

Oltre a costituire lo schermo multimediale dell'edificio, la facciata  assolve anche funzioni di ventilazione e di protezione solare. La struttura reticolare in acciaio che sorregge i pannelli in vetro è, a sua volta, ancorata per mezzo di mensole a pilastri posti in adiacenza immediata del primo involucro dell'edificio. L'intero "pacchetto", profondo un metro, contiene al suo interno le passerelle necessarie per la manutenzione delle due facciate e del sistema di illuminazione montato al suo interno. Durante il montaggio le passerelle sono state utilizzate dai tecnici per fare i collegamenti elettrici del sistema fotovoltaico e dei faretti.

schemi di montaggio pannelli in vetro e disegni costruttivi (1,2,3,4)

La sperimentazione con Schüco e la realizzazione in Cina

La fase sperimentale del progetto è durata un intero anno. Un lasso di tempo nel quale sono stati prodotti diversi prototipi studiati dallo Simone Giostra and Partners insieme a due delle maggiori aziende tedesche del settore: la Schüco, per quanto riguarda l'integrazione della tecnologia fotovoltaica con il vetro laminato, e la Sunways per la parte prettamente tecnologica. L'apporto della società multinazionale di ingegneria Arup è stato poi determinante soprattutto nello sviluppo del progetto illuminotecnico.
I tentativi per trovare le diverse possibilità di colorazione dei faretti, e raggiungere in tal modo le  differenti possibilità cromatiche (nella nota modalità RGB) dei 2300 faretti che funzionano come dei LED, sono stati numerosi. Una volta terminata la sperimentazione, la produzione vera e propria dei pannelli è stata affidata a una ditta cinese.

il mock up per gli studi di  illuminotecnica (1,2,3,4)

Architetti Hard e Soft

E' interessante rilevare come questo studio di progettazione riunisca diverse figure: gli architetti, i progettisti del software che gestisce i contenuti di videoarte e, infine, la committenza agli artisti delle opere multimediali da utilizzare sull'edificio, in modo da costituire, progressivamente, una sorta di libreria di contenuti multimediali artistici. Così la facciata diventa un museo di nuova generazione.