Testo a cura di Francesca Acerboni

Guidarini & Salvadeo: Centro residenziale per sordociechi a Lesmo
Testo a cura di Francesca Acerboni

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Un tema residenziale del tutto particolare, quello che gli architetti 
Stefano Guidarini e Pierluigi Salvadeo affrontano nel progetto di un centro per
sordociechi e minorati psicosensoriali: un'architettura che, per necessità, deve
trasmettere ai suoi utenti precisi riferimenti spaziali. Perché sono persone che
non vedono, non sentono.

Il contesto testimonia di quello sviluppo recente che ha caratterizzato gli
insediamenti del nord di Milano: attorno ai nuclei storici dei paesi - in questo
caso, Lesmo - una "città diffusa" di villette alternate a capannoni industriali,
in soluzione di continuità. In questo contorno disordinato e discontinuo si
colloca, quasi per contrasto, il progetto di Guidarini e Salvadeo: il centro per
sordociechi - che può ospitare trentasei residenti e sedici persone a degenza
diurna - è costituito da un impianto di sei edifici che si sviluppa in armonia e
coerenza col paesaggio circostante; e che sa rispondere, con funzionalità e cura
attenta, ai bisogni - acuiti dalle disabilità - dei suoi abitanti. Gli edifici
sono disposti, all'interno dell'area verde, secondo un ordine preciso, mai
rigido, secondo una "sequenza lineare di spazi aperti": lievi rotazioni e
inclinazioni dei corpi edilizi assecondano una fruizione degli spazi che
facilita il soggiorno e lo spostamento di persone dalla sensorialità diversa.

L'architettura e gli elementi di arredo esterno si adeguano, quindi, a
queste sottili esigenze: la luce, la percezione delle forme, i materiali e la
consistenza stessa della materia, il colore e l'acustica, diventano
caratteristiche di assoluta importanza: qui, a maggior ragione, più che altrove.
Ed ecco che i percorsi esterni sono pensati anche come segnali tattili,
semplicemente variando la tessitura del materiale di calpestìo, per comunicare,
a chi non può vedere, dove si trova; segnali acustici (cascatelle d'acqua,
gocciolatoi) e olfattivi (le proprietà aromatiche delle essenze vegetali)
stimolano il reperimento spaziale, aiutando a valutare le distanze e le
relazioni dei luoghi.
Gli edifici per le attività collettive si trovano alle
due estremità dell'insediamento: palestra, piscina e mensa, affacciata verso il
verde a est, zona d'ingresso, accoglienza, e spazi per il funzionamento e la
gestione del centro, organizzati attorno a un patio alberato. Centrali, invece,
i blocchi residenziali, disposti a raggiera all'interno del lotto, quasi a
garantire una sorta di protezione; contemporaneo riferimento alla cascina
lombarda, l'ampia falda della copertura indica la zona dell'ingresso.

Il centro per sordociechi prende forma e si sviluppa nel rapporto con il
verde e con i percorsi percettivi, che sono uno dei cardini dell'intero
progetto. E' un'architettura che trae dalla necessità e dal limite la sua
ragione di esistere. E tuttavia non vuol presentarsi come "architettura per
diversi", proprio per non segregarli ulteriormente. I materiali utilizzati -
murature in mattoni a vista, intonaco bianco, tetti in rame - sottolineano
rigore e semplicità di un modo di progettare che mira all'essenziale, senza
effimere concessioni. Guidarini e Salvadeo sembrano sapere molto bene che la
casa dell'uomo non è soltanto un coacervo di funzioni ordinate: deve regalare
rifugio, accoglienza e benessere; fare da sfondo alla vita nella sua
quotidianità. Qui, nel Centro di Lesmo, hanno saputo risolvere, con ponderata
naturalezza e con il senso profondo dell'architettura come servizio sociale, un
difficile quanto delicato tema progettuale.

Le fotografie sono di Alberto Piovano

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