Il cemento faccia a vista

Testo di Massimiliano Falsitta

L'utilizzo di manufatti cementizi prefabbricati o realizzati in opera per la costruzione dell'involucro visibile degli edifici ha oramai una tradizione consolidata. Nonostante gli innegabili problemi che questo materiale presenta dal punto di vista della durata e della capacità di resistere agli agenti atmosferici acidi, esso continua ad esercitare un fascino straordinario per la sua duttilità plastica, e per la capacità di esprimere sia i caratteri della  leggerezza che della gravità, con le infinite possibilità di gioco di spessori che l'abbinamento con il ferro rende possibili. Esso può essere utilizzato per fabbricare  pannellature di rivestimento non portanti, ma in genere l'architetto che sceglie questo materiale  cerca di risolvere nel progetto l'incontro tra le ragioni della forma attribuita allo spazio e al tempo stesso della struttura. Il cemento per questa innata capacità di sintesi è pertanto diventato un materiale prediletto dalle poetiche della semplicità e verità architettonica introdotte dalla modernità.
Il cemento rimane comunque un materiale di recente introduzione tra le tecniche costruttive rispetto ad esempio alle malte a base di calce o alle pozzolaniche. Il suo potere legante nasce dalla realizzazione di un'amalgama tra argilla e calcare, che vengono omogeneizzati a secco e quindi cotti. Il prodotto è un minerale di composizione completamente diversa rispetto ai componenti iniziali: il clinker. Il clinker viene finemente macinato e diventa il cemento in polvere che conosciamo al quale vengono aggiunte grandi quantità di materiali inerti sia in fase di produzione del cemento stesso (che altrimenti avrebbe una forza legante di molto superiore a quanto richiesto dalle norme) sia in fase di utilizzo e costruzione.
E' un materiale inadatto a essere esposto direttamente all'aria e agli agenti atmosferici che lo disgregano e lo polverizzano, pertanto richiede sempre trattamenti che lo rendano almeno idrorepellente. Oggi esistono in commercio moltissimi tipi di lavaggi siliconici e di prodotti da stendere come vernici che garantiscono almeno per un certo lasso di tempo una protezione dall'attacco degli agenti acidi.
Dal punto di vista dell'aspetto finale la questione fondamentale è quella delle casseforme. Difficilmente l'architettura "alta" si adatta in modo estensivo alle restrizioni imposte da un catalogo di prefabbricati pertanto i sistemi di casseratura che sono a disposizione dell'architetto sono essenzialmente quelli tradizionali in tavole piallate o quelli di più recente introduzione a pannelli. Il primo sistema presenta il vantaggio di essere ben noto alle maestranze di cantiere che procedono con facilità a costruire oltre ai casseri veri e propri anche gli opportuni  rinforzi,  banchinaggi e legature  per imporre alle casseforme l'inerzia necessaria per resistere alle spinte del getto. Al contrario i sistemi a pannelli richiedono una maggior specializzazione dei carpentieri su questa tecnica. L'architettura giapponese ci ha abituato a apprezzare i nitidi piani dei getti realizzati con questo tipo di pannellature subito riconoscibili per la superficie perfettamente liscia e uniforme e per i fori lasciati dai tiranti che ritmano come punti misuratori i blocchi cementizi monolitici.
In realtà il problema fondamentale con cui è necessario fare i conti per realizzare manufatti che presentino la qualità finale delle architetture di cui si è detto è la vibrazione del getto.
Per produrre getti che non presentino le classiche "ragnatele" formate dall'affioramento di grumi di inerti non ben distribuiti o le tracce di bolle d'aria che sono rimaste imprigionate nell'impasto è necessario procedere ad accurate vibrazioni ad altissima frequenza, progressive a mano a mano che il livello del getto sale all'interno dei casseri.
Un'ulteriore nota utile per il progettista riguarda il problema degli scuretti da applicare ai livelli di ripresa. La geometria di questi profili di materiale plastico di varie sezioni, che devono essere fissati all'interno del cassero, determina una serie di disegni lineari per lo più orizzontali che naturalmente non possono essere trascurati e che da soli se ben organizzati possono rendere conto di una complessa organizzazione tettonica.

Tratto da "La pelle degli edifici", supplemento di AREA n. 64, Federico Motta Editore

Herzog & de Meuron, Biblioteca di Eberswalde, 1994-99

Herzog & de Meuron, Biblioteca di Eberswalde, 1994-99

Louis I. Kahn, Assemblea Nazionale, Decca, 1974

Louis I. Kahn, Assemblea Nazionale, Decca, 1974