Opere – Lo storico stabile di Ivrea, realizzato negli anni 30 dagli architetti Figini e Pollini, è stato recuperato e ora ospita la sede di Vodafone

Il progetto di restauro e riqualificazione interna dell'ex edificio Olivetti di Ivrea, ICO Centrale, progettato nei primi decenni del XX secolo dagli architetti Figini e Pollini, e attualmente utilizzato da Vodafone Italia, si inserisce nel trend evolutivo delle grandi corporate internazionali che anche attraverso l'immagine e l'architettura delle loro sedi, intendono rappresentare la propria identità, immagine e organizzazione, utilizzando, come target fondamentale, la creazione di ambienti lavorativi confortevoli dedicati al proprio personale, sia dal punto di vista ambientale che operativo. In questo caso il tema del progetto si arricchisce del principio del recupero di un edificio industriale per donargli nuova vita.

La storia dell'edificio Ico Centrale
L'edificio Ico Centrale rappresenta sicuramente uno dei risultati più significativi, famosi e celebri dell'architettura italiana dell'epoca. Fra tutti gli edifici realizzati dall'Olivetti a Ivrea certamente è quello che più di ogni altro evidenzia l'adesione dei progettisti alle istanze di modernità e all'idea di comunità promosse da Adriano Olivetti fin dagli anni '30. La costruzione dell'Ico Centrale è durata più di 10 anni - 1938/1949 - e alla sua ideazione hanno contribuito diversi progettisti: Luigi Figini e Gino Pollini per la concezione generale e l'ideazione delle facciate vetrate; Annibale Fiocchi che si affiancò agli architetti milanesi nel progetto della manica ovest; Ottavio Cascio che nel 1955 ridisegnò l'immagine del fronte sud introducendo la cortina dei frangisole orizzontali. Particolarmente noto è l'imponente fronte su via Jervis caratterizzato dalla grande facciata vetrata continua, la cui immagine è stata accuratamente veicolata fin dall'epoca della sua concezione dallo stesso Olivetti attraverso le riviste specializzate per mezzo di un efficace e accurato apparato iconografico.

Un pluriennale intervento di riqualificazione
Per Vodafone Italia, il progetto di riqualificazione dell'edificio Ico Centrale di 11.000 m2 rappresenta solo il primo intervento di un progetto esteso e organico che si completerà entro il 2009 con la riqualificazione dell'edificio adiacente, Nuova Ico, per ulteriori 10.000 m2 di superficie, dove le funzioni call center, aree training e mensa si ricollocheranno in una veste più confortevole. Il primo lotto, Ico Centrale, consegnato nell'ottobre 2006, ha interessato le aree interne poste al piano terra, parte del piano primo, il piano secondo e parte del terzo, e in modo completo la facciata dell'edificio posta lungo via Jervis. I lavori sono stati ultimati nel tempo record di quindici mesi grazie a un attento e costante coordinamento tra le imprese, le direzioni lavori e il dipartimento Property & Facilities di Vodafone Italia.

Il restauro e le nuove facciate
Il recupero funzionale dello stabile è avvenuto nel rispetto dei vincoli ambientali esistenti sulle architetture storiche del comprensorio Olivetti. In particolare, si è posta la necessità di intervenire sulle facciate, costituite da un doppio serramento continuo con ampia intercapedine di distacco - prima e seconda pelle - di cui approfonditi rilievi avevano evidenziato uno stato di degrado preoccupante e l'inadeguatezza anche rispetto ai parametri di efficienza più elementari (le pareti ad esempio non erano stagne all'acqua né tantomeno all'aria). Esclusa per oggettiva impraticabilità tecnica l'ipotesi di modificare le facciate con interventi puntuali per correggere uno per uno gli “errori” dovuti all'artigianalità del sistema originale di costruzione, e scartata per ovvie ragioni l'ipotesi di non intervenire sull'esistente e realizzare una terza nuova pelle oltre alle due esistenti, si è optato per due soluzioni differenti da adottare sui prospetti principali e su quelli secondari.

L'attenzione alla conservazione storica
Nei prospetti principali - via Jervis e prospetto verso il monastero - si è adottato il restauro conservativo della pelle esterna per uno sviluppo di 2.300 m2, a cura dello Studio Giacopelli Architetti, mentre per quella interna si è optato per la sua sostituzione integrale con una nuova facciata continua con profili a taglio termico in alluminio e vetrate isolanti di sicurezza con strato basso emissivo, in grado di garantire l'intero quadro prestazionale richiesto dalle norme e dai criteri di sicurezza e benessere aziendali. Nei prospetti secondari - lato sud e verso la chiostrina interna - la stessa nuova facciata continua è posta in esterno come unico serramento. Nel rispetto dei vincoli architettonici, la nuova facciata per un totale di 5.700 m2 è stata progettata dalla società di ingegneria Diaspro con le dimensioni di quella storica, sia per le specchiature che per le dimensioni delle porzioni esterne dei profili metallici. Questo approccio ha permesso di recepire, da un lato, l'esigenza della conservazione delle facciate storiche e, dall'altro, di affrontare la necessità dell'upgrade prestazionale nel rispetto del quadro normativo vigente (isolamento termico e acustico, sicurezza, impermeabilità, resistenza).

Le fragilità di uno stabile sperimentale
Nonostante il livello di degrado piuttosto avanzato della pelle esterna delle facciate, che avrebbe potuto suggerire anche l'opportunità di un rifacimento “à l'idéntique”, l'opzione del restauro della pelle esterna e di tutti i suoi ingegnosi meccanismi di apertura - per quanto più onerosa in termini economici e di impegno - ha garantito la conservazione delle infinite minime irregolarità dimensionali e materiali tipiche delle costruzioni artigianali, che attribuiscono alla facciata quell'immagine al contempo modernissima e ingenua che l'ha resa famosa. Il restauro conservativo non si è limitato unicamente alle vetrate dei prospetti principali, ma si è ovviamente esteso all'intera pelle dell'edificio a cui sono stati restituiti i connotati materici e cromatici originali. L'operazione, che ha interessato alcune migliaia di metri quadrati di facciate di epoche diverse e con caratteristiche materiali e costruttive molto diversificate, ha evidenziato tutte le fragilità tipiche dell'architettura moderna, qui esasperate oltre che dal pessimo stato di conservazione dei manufatti anche dal carattere sperimentale di molte finiture e dalla evidente predisposizione naturale di molti elementi (tra cui le carpenterie metalliche delle vetrate) a garantire una durata e un'efficienza limitata nel tempo.

La disposizione degli spazi nella nuova sede Vodafone
Oltre alla funzione produttiva, Vodafone, in completa sintonia progettuale con lo studio Dante O. Benini & Partners, ha posto molta attenzione agli spazi dedicati alla socializzazione dei dipendenti. L'intervento nasce e si sviluppa a partire dalla disposizione del nuovo ingresso, sito nel sottopassaggio di via Montenavale, che rappresenta la prima occasione per riqualificare lo spazio, partendo dalle aree esterne. Dall'ingresso, attraverso la reception controllata, dotata di strumentazioni a elevato valore tecnologico, si accede alle aree poste al piano terra: archivi, magazzini e, soprattutto, la nuova mensa, interpretata come spazio “sociale”. Tutti gli elementi architettonici e di arredo partecipano alla definizione di un ambiente informale e rilassante, ottenuto attraverso l'utilizzo di portali, quinte e soprattutto dall'uso calibrato dei colori. Dal piano terra, attraverso un sistema di ascensori e di scale si accede ai piani superiori in cui trovano posto le aree dedicate ai servizi tecnologici (parte del piano primo) e il nuovo call center con una potenzialità di oltre 400 postazioni di lavoro (piano secondo e parte del piano terzo). Vista la necessità di avere ampi spazi, si è organizzato il progetto architettonico in modo da recuperare il doppio affaccio degli ambienti interni ed è stata posta particolare attenzione al comfort del singolo operatore intervenendo attraverso tende tecniche che consentissero di oscurare gli ambienti senza limitare la vista su via Jervis e sui cortili interni. Ulteriore caratteristica del progetto è la flessibilità dello spazio; dall'open space è possibile, infatti, ricavare, ove e se necessario, attraverso la posa di pareti mobili, degli uffici chiusi. Al piano secondo trovano posto anche gli spazi dedicati alla formazione del personale, le sale meeting, gli uffici operativi e gli uffici manageriali.