approfondimento – Maurizio Tira, ingegnere, professore ordinario di tecnica e pianificazione urbanistica presso l'Università degli Studi di Brescia e Presidente del Centro nazionale Studi Urbanistici, approfondisce il tema del recupero dell'esistente.

Chiara Scalco. Quali sono le regole e le direttive da seguire per una corretta rigenerazione urbana del nostro territorio?
Maurizio Tira. Dopo quasi 50 anni di piani urbanistici orientati verso la crescita quantitativa, il surplus di offerta di edifici residenziali e produttivi e la necessità di manutenzione delle città obbligano a una inversione di rotta verso piani orientati alla rigenerazione urbana. Malgrado vi sia ampio consenso su questo punto, sia da parte di coloro che invocano il risparmio di nuovo suolo agricolo per motivi ambientali e di economia agricola, sia per chi vede crollare la rendita degli investimenti immobiliari, sia ancora per gli urbanisti che invocano una nuova stagione urbanistica, urge la definizione perlomeno di una ragionevole moratoria sul consumo di nuovo suolo agricolo, al fine di "obbligare" tutti gli attori a riorientarsi verso il recupero dell'esistente. Per spingere alla rigenerazione va cambiato anche l'apparato strumentale urbanistico, semplificando le procedure, considerando che la rigenerazione è di per sé tecnicamente più complessa della costruzione su nuove aree. Sono necessari: il superamento della pianificazione gerarchica a tre livelli (regione, provincia, comune) verso un modello a due livelli (comunale e un solo livello di pianificazione di area vasta, a geometria variabile); il riconoscimento della rigenerazione quale intervento di pubblico interesse, per ridurre il peso della rendita fondiaria; la revisione delle procedure per le bonifiche, operando nella ricerca dell'equilibrio tra la protezione della salute e la fattibilità economica degli interventi; l'utilizzazione del metodo della cattura del plusvalore generato dal cambio d'uso e dalla accessibilità garantita dalle infrastrutture esistenti.

C.S. Quanto sono importanti l'efficienza energetica e la sostenibilità per ripensare le nostre città?
M.T. La sostenibilità è da anni lo sfondo in cui ci muoviamo in tutte le nostre azioni, soprattutto dopo l'importante introduzione della Valutazione Ambientale Strategica dei piani e programmi. All'interno delle varie problematiche ambientali, la questione dell'energia è oggi fondamentale, sia per il contenimento dei consumi e conseguentemente delle emissioni, che per l'utilizzo di fonti energetiche alternative. La rigenerazione urbana, che è qualcosa di più della semplice riqualificazione di singoli edifici, deve essere mossa soprattutto da due fattori: la sicurezza delle costruzioni e dell'ambiente urbano in generale (si pensi alla sicurezza sismica o anche alla sicurezza stradale, che è legata al disegno dello spazio pubblico, sfida ancora aperta proprio nell'ambiente urbano) e il risparmio energetico, essendo il settore dell'edilizia, dopo quello della grande industria, il più energivoro. La rigenerazione urbana, fra l'altro, può influire anche sui profili di mobilità, rideterminando l'allocazione dei poli attrattori e agendo quindi sull'altro grande settore energivoro, i trasporti privati.

C.S. Quali sono gli esempi nazionali e internazionali più interessanti di rigenerazione sostenibile?
In Italia, sono state realizzate con grande lungimiranza alcune soluzioni che si sono poi diffuse come esempio di buone pratiche: si pensi alla rete del teleriscaldamento di Brescia che da mezzo secolo serve gran parte della città con una cogenerazione di calore, ora legata alla combustione dei rifiuti. Ma vi sono anche importanti esempi di riqualificazione di aree dismesse, non sempre, però, con una particolare attenzione all'efficientamento energetico. Nel nord Europa si sta procedendo celermente a progetti di grande respiro e vi sono già delle realizzazioni importanti: dal quartiere Hammarby Sjostad di Stoccolma, al Vauban di Friburgo, a Milton Keynes, allo zoo di Budapest che da energia al centro termale... Occorre tuttavia una riflessione sul contributo del disegno urbano: l'influenza dell'orientamento degli edifici, la densificazione urbana per creare distretti energeticamente autonomi, con piccole reti di teleriscaldamento, l'autoproduzione di energia, nuovi strumenti di mobilità collettiva anche nei piccoli centri ecc. Il Centro Nazionale Studi Urbanistici sta lavorando in questi anni a un progetto europeo dal titolo Spatial Planning and Energy for Communities in all Landscapes che si pone proprio questi obiettivi.