International Library of Children's Literature  

Località12-49 Ueno Park - Taito-ku,
Tokyo, Giappone
Progettisti Tadao Ando Architect &
Associates; Nikken Sekkei, Planners, Architects and
Engineers
Collaboratori Hironobu Wakayama (Tadao Ando
Architect & Associates); Hideyuki Yokoya, Taisuke Inoue, HanakoKatayama,
Kenichi Usami (Nikken Sekkei)
Consulente restauro Katsuhiko
Sakamoto (Kobe University of Arts and Technology)
Strutture
Yoshitsugu Asano, Yutaka Yamamoto, Jiro Takagi (Nikken
Sekkei)
Impianti elettrici Yasuaki Kobayashi, Kaoru Watanabe
(Nikken Sekkei)
Impianti meccanici Fumio Nohara, Satoshi
Yamanaka, Hiroshi Muramatsu
Impresa di costruzione Konoike
Construction: Hiroyuki Nagase, Hiroshi Yamaguchi, Toshiaki Mafune, Masaaki
Komatsu, Hiroshi Todoroki, Atsushi Okubo, Shinobu
Yoshida
Realizzazione Aprile 1998 - Gennaio
2002
Superficie costruita 5,433.76 mq
Superficie
calpestabile
 6,671.83 mq
Costo complessivo Euro
9.881.7843,78

Il restauro dell'edificio che originariamente ospitava la Ueno Branch della
National Diet Library costituisce, per Tadao Ando, l'occasione per lavorare sul
tema del rapporto con l'antico - se per antico si può considerare un complesso
architettonico completato nel 1906 - comunque sulle relazioni tra architettura e
contesto dove il contesto è un luogo già costruito e definito da una ben precisa
struttura architettonica e stilistica.
La vecchia biblioteca, costruita
durante l'era Meiji secondo i dettami di un linguaggio pseudo-rinascimentale con
influssi liberty, rappresenta uno dei tanti esempi realizzati nel paese asiatico
secondo un progetto che inseguiva, attraverso l'architettura, una più generale
occidentalizzazione del Giappone. L'edificio, con i suoi prospetti austeri e
incisivi ha fortemente contribuito a creare quell'atmosfera particolarmente
grandiosa che caratterizza il Parco Ueno dove, assieme alla presenza di tanti
edifici dedicati ad altre istituzioni culturali, è diventato uno degli elementi
di riferimento del paesaggio della città di Tokyo. Per tali motivi la domanda
rivolta allo studio Ando partiva dalla volontà di rigenerare il vecchio edificio
attraverso un intervento di restauro incentrato su di una profonda comprensione
dei valori culturali e simbolici dell'edificio.
La proposta progettuale si
esprime conseguentemente in un'immagine spaziale in cui antico e contemporaneo
entrano in un rapporto dialettico che parte da un meticoloso rispetto per
l'antico edificio trasformato sapientemente in un continuo confronto tra la
preesistenza e le funzioni, i materiali e un'aurea complessiva fortemente
attratta dalla compresenza di nuovo e antico.
Questa sorta di apparente
collisione concepita retoricamente come un ossimoro, è costituita
dall'inserimento di due volumi interamente vetrati nel corpo dell'edificio e dal
continuo gioco di rimandi che si instaura tra opaco e trasparente, leggero e
massivo, apparato decorativo e linguaggio semplificato del nuovo. Il primo
volume è posto al piano terra e costituisce l'approdo immediato alla biblioteca;
l'altro volume vetrato è posto al terzo livello e si aggancia, come se la
perforasse, all'antica struttura. Tale secondo involucro vetrato accoglie il
sistema di distribuzione principale che serve le nuove funzioni poste
all'interno del complesso.
Per i fruitori che circolano nella biblioteca, lo
spazio interstiziale ricavato tra l'originario prospetto in mattoni ed il nuovo
schermo di vetro diventa un luogo perimetrale che funziona da filtro, da
elemento di separazione tra il vecchio e nuovo, mentre per le persone che
osservano la biblioteca dall'esterno, questo spazio simboleggia la coesistenza
rispettosa e silente tra antico e contemporaneo posti in uno stato permanente di
confronto e dialogo.
Per le parti esistenti dell'edificio il progetto ha dato
priorità ad un restauro filologico e non intrusivo che riportasse il complesso
architettonico al suo splendore originale. Tuttavia, per l'antica sala di
lettura, che doveva trasformarsi in spazio espositivo, le pareti sono state
restaurate fedelmente mentre il layout e l'utilizzo dello spazio sono stati
concepiti in modo totalmente indipendente e autonomo rispetto al contenitore
storico.
La composizione spaziale può essere descritta come una combinazione
alchemica tra passato e presente, in cui gli elementi interni diventano delle
unità espositive di forma cilindrica disposte al centro della sala. Tali
involucri indipendenti realizzati interamente in legno dimostrano un altissimo
livello e una grande cura nell'esecuzione del lavoro artigianale. Talvolta i
cilindri espositivi appaiono come oggetti definiti dalla contrapposizione con i
muri antichi, in altri sembrano telai circolari che sostengono il soffitto della
sala caratterizzato da stucchi e decori. Spesso nell'opera di rigenerazione e
restauro di un edificio caratterizzato da un grande valore storico e
architettonico vi è sempre la tentazione di preservalo come un pezzo una
reliquia, un pezzo da museo, viceversa Tadao Ando immagina e realizza una vera e
propria rinascita che può essere compiuta soltanto se gli atteggiamenti attuali
vengono sovrapposti, stratificati, e contrapposti agli elementi ereditati dal
passato. La nuova biblioteca ha acquisito infatti una nuova vita e un nuovo
ruolo all'interno della città contemporanea e, come fondazione per la cultura
urbana, è certamente il luogo e lo scenario più adatto per assumere il ruolo di
luogo di scambio e incontro tra i cittadini e il proprio sapere.

Testo di Laura Andreini
Estratto da Materia n° 49

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