video – Bologna, 21 settembre 2011. Lectio magistralis dell'archistar giapponese incentrata sul dialogo con l'ambiente, sull'utilizzo dei materiali poveri e sull'architettura tradizionale.

"La povertà è la madre dell'architettura giapponese". Parte da qui Kengo Kuma, il maestro dell'architettura giapponese contemporanea, ospite alla Galleria dell'Architettura per la 29° edizione di Cersaie. Materiali poveri, quelli del luogo. E' un atto di rispetto costante nei confronti della natura, tanto da diventare un dialogo. Non c'è presunzione nei suoi progetti. C'è la perenne sfida dell'uomo nel dare un senso ai luoghi, adattarsi a loro, sfruttandone e allo stesso tempo domarne il potere.

L'architetto giapponese ha introdotto il pubblico alla sua poetica essenziale ma potente, raccontando con l'aiuto di immagini, alcune delle sue opere più significative, dal progetto Water/Glass, che ha avuto origine da una piccola scatola di legno, alla Lotus house, realizzata con materiali leggeri, trasparenti. Dalla Bamboo house  alla Ceramic Cloud.    
 
"Cos'è il potere del luogo? - ha detto, illustrando il progetto per il Museo di Hiroshige Utagawa, artista giapponese da cui Van Gogh ha imparato molto e che combinava arte e ambiente. "Il museo si trova all'interno di un tipico villaggio, alle spalle c'è la montagna e sulle montagne un tempio. Nel 20° secolo le persone hanno cominciato a dimenticare la montagna. Allora ho cercato di progettare il museo come se fosse la porta alla montagna. Chiunque va al museo si trova di fronte alla montagna e al tempio. Il materiale è carta di riso, pietra, legno, quello delle montagne intorno, perché i carpentieri pensano che il legno migliore per la costruzione sia quello degli alberi delle montagne dietro al villaggio. Tutto è realizzato dagli artigiani del villaggio stesso che ci hanno aiutato tantissimo. In Giappone c'è un artigianato che rimane di altissima qualità, ovunque nel Paese".