Kunsthaus Bregenz  

Località: Karl Tizian Platz 1, 6900 Bregenz
Committente: Land Vorarlberg
Progettista: Peter Zumthor
Collaboratori: Daniel Bosshard (PL Museum), Thomas Kämpfer (PL Verwaltungsgebäude), Roswitha Büsser, Katja Dambacher, Thomas Durisch, Marlene Gujan
Consulente per l'illuminazione: James Turrell
Strutture: Robert Manahl
Direttore lavori:Siegfried Wäger
Date costruzione: 1994 - 1997
Area del museo: 28.000 mq superficie calpestabile, 3.3440 mq altri spazi utili
Area dell'edifcio amministrativo: 2,680 mq superficie calpestabile, 540 mq altri spazi utili
Costo: 220 milioni di scellini
Destinazione d'uso: museo

Nella sequenza dei blocchi che formano la cortina edilizia lungo il lago di Costanza, il volume a torre quasi cubica dell'edificio di Peter Zumthor si nota per la sua diafana e quasi misteriosa impalpabilità, dovuta alle lastre in vetro smerigliato che lo ricoprono completamente. Una smaterializzazione che contrasta con il profilo decisamente emergente (ventidue metri di lato per trenta di altezza), che riprende, ingrandendolo,
quello della torre scenica del limitrofo Landestheater. La semitrasparenza delle facciate lascia intravedere la struttura in cemento armato che si trova dietro di esse e mentre di giorno l'edificio confonde il grigio del suo rivestimento con la fredda tonalità delle acque del lago, la sera risplende di luci emesse dall'interno quasi fosse una lanterna. Nel cubo in vetro che domina la Seestrasse si trovano gli spazi espositivi della nuova "casa dell'arte" di Bregenz, un museo pensato per esposizioni a rotazione di arte contemporanea, che vuole rilanciare il ruolo culturale di una località turistica posta in terra austriaca, ma che si avvale di un bacino d'utenza che si estende alle limitrofe Germania e Svizzera.
Il museo in realtà non si esaurisce nel monolite vetrato, perché sul retro, verso la Kornmarktstrasse, un corpo posteriore, più basso e lineare, posto ortogonalmente a quello, alloggia gli uffici e la biblioteca e, al piano terra, il negozio del museo e un caffè che si apre, con tavolini e ombrelloni, sulla piazza venutasi a creare tra il nuovo intervento e il teatro esistente. L'architettura di questa ala di servizio è assai diversa perché rende manifesta la sua forte struttura intelaiata in cemento armato, lisciato e verniciato di nero, che inquadra grandi vetrate con tende a rullo esterne, dando a questa composizione un'apparenza di maggior plasticità e ricchezza di disegno.
In realtà la semplicità formale della torre espositiva è solo apparente, essendo ottenuta con una complessa serie di studiate soluzioni tecnologico-costruttive che fanno di questo edificio un esempio di quel "minimalismo" architettonico che spesso minimale non è affatto. La parete vetrata è infatti un doppio involucro: la parte esterna, formata di lastre sovrapposte come scandole (Zumthor le paragona a un piumaggio leggermente arruffato), è staccata di quasi un metro dalle vetrate interne, che sono addossate direttamente alla struttura in cemento armato. Tra le due superfici circola liberamente l'aria, perciò la doppia "pelle" funziona come isolatore termico ma anche modulatore di luce, tramite cui l'edificio "assorbe" la luce del giorno.
L'interno consiste di un piano terra, contenente l'ingresso (che avviene dalla piazza retrostante) e un atrio espositivo, di due piani sotterranei (il primo con la sala conferenze, i laboratori e gli uffici, il secondo con i magazzini e gli impianti) e di tre piani superiori di sale sovrapposte che danno l'idea di un vero e proprio museo verticale. I piani, sostenuti da tre setti portanti che schermano gli elementi distributivi, sono sagomati "a catino", cioè con pareti laterali, alte poco meno di tre metri e mezzo, staccate di 2,2 metri dall'intradosso del piano superiore. Allineato al filo superiore delle pareti è sospeso un controsoffitto fatto delle stesse lastre di vetro opalino, per cui tra controsoffitto e piano superiore si crea un'alta intercapedine che lascia filtrare la luce naturale proveniente dai lati e che alloggia gli elementi al neon dell'illuminazione artificiale.
Le sale si presentano come spazi unitari, "scatole" marcate dal grigio di pavimenti e pareti in cemento a vista e dal bianco-grigiastro del soffitto, definito da Zumthor "mare di pannelli di vetro": sorta di piani a loft di tipo industriale che ben si prestano, con la loro neutralità non banale, ad accogliere opere di arte contemporanea. Nelle sale ci si muove immersi nella luce cangiante del giorno ma senza avere alcuna percezione dell'esterno. Pur con una notevole veduta del lago che sta di fronte e pur essendo costruita in gran parte di vetro, la Kunsthaus è un edificio introverso, che separa la visione dell'arte da quella del paesaggio; una scelta, questa, intenzionalmente fatta per privilegiare un più intimo e rigoroso rapporto con le opere esposte.

Estratto da: MUSEI - architetture 1990-2000

												pianta del primo livello sotterraneo
sezione trasversale