Marmi e pietre – L'Italia conserva un ruolo di primo piano nei progetti di sviluppo con i Paesi emergenti

Cooperare significa lavorare in sinergia per conseguire uno scopo, che nelle accezioni più moderne s'intende come vantaggio comune senza mire speculative. Sul piano politico ed economico, è un'estensione del concetto di mutualità, i cui albori risalgono all'Ottocento. Oggi la cooperazione è un fattore di sviluppo che si fonda sul supporto dei Paesi avanzati, a livello di finanza e “know-how” e sulla valorizzazione delle risorse naturali nelle nazioni più arretrate. Tra le risorse da valorizzare, una posizione di primo piano spetta alla pietra, che è il materiale più antico e possiede il vantaggio di una diffusione capillare, senza contare che l'investimento necessario per creare un nuovo posto di lavoro nel comparto lapideo è limitato e competitivo.

Non a caso, nell'ultimo ventennio la cooperazione di settore tra mondo sviluppato e Paesi dell'Africa e dell'America Latina ha visto importanti iniziative di promozione e studio, come il “forum” di Dakar e quello di Lusaka.
L'Italia, Paese leader nella produzione e distribuzione di tecnologie per marmi e pietre, guarda con particolare interesse alle potenzialità esistenti in questo campo, forte di valori professionali assai elevati e di referenze straordinarie nelle grandi commesse di tutto il mondo. L'impetuosa concorrenza non impedisce alla tecnologia estrattiva e trasformatrice “made in Italy” di collocarsi con successo, ogni anno, in almeno 120 Paesi.

Le tradizioni dell'Italia nella cooperazione lapidea sono di vecchia data. Basti pensare che le prime iniziative settoriali nell'America del Sud, a cominciare dal Brasile - oggi fra i maggiori protagonisti a livello mondiale - furono dovute alla fantasia e all'impegno degli emigrati veneti; secondo stime attendibili, sarebbero almeno 1500 gli italiani che operano in tutti i continenti per fornire assistenza tecnica e “know-how” a un comparto dove produzione e impiego sono raddoppiati in poco più di un decennio, superando il miliardo di metri quadrati l'anno e con 18 milioni di persone occupate.

Le dimensioni relativamente circoscritte dell'impresa lapidea media non hanno impedito alla cooperazione italiana di esprimersi in Paesi diversi come Angola, Etiopia, Mozambico e Vietnam, senza contare le più frequenti iniziative private, spesso in termini di “joint-venture”, particolarmente vivaci in Brasile, Argentina e ora anche in Asia.
In questo senso, si può affermare che l'Italia sia stata fedele alla lettera e allo spirito della raccomandazione con cui l'Organizzazione delle Nazioni Unite, nel lontano 1976, volle rilevare l'opportunità di investire nel lapideo quale “settore idoneo ad avviare politiche di sviluppo” soprattutto nei Paesi privi di apprezzabili alternative. Il mondo, anche nel campo della pietra, è diventato sempre più piccolo e la concorrenza ha progredito alacremente, ma il ruolo dell'Italia conserva caratteri trainanti.