Italian lifestyle – Secondo Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della Moda, il modello italiano sta reggendo bene all'attuale congiuntura economica

I suoi antenati si occupavano di lavorazione della seta fin dal 1586, a Garbagnate Monastero, dov'è tuttora la sede dell'azienda di famiglia, la Marioboselli Yarns&Jersey: Mario Boselli da quasi 10 anni è presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana e ha ceduto il timone della sua azienda ai due figli Carlo e Federico, azienda che è nelle sue mani dal 1963 e che dal 1973 si è sviluppata diversificandosi nei vari comparti del settore tessile e nel campo dell'abbigliamento moda in Italia e Slovacchia. Personalità di spicco non solo nel suo settore, siede nei consigli di amministrazione di varie società in Italia e all'estero. Nel 1990 è stato insignito dell'onorificenza di Cavaliere del lavoro, mentre, dal 2002, è Commandeur de l'Ordre National de la Légion d'Honneur della Repubblica Francese.
A lui, portavoce privilegiato del sistema moda italiano, abbiamo chiesto un focus sui valori dello stile made in Italy. «Ci sono tre ambiti, simbolo dello stile di vita italiano e nostro fiore all'occhiello in tutto il mondo che amo riassumere in tre parole rappresentate dalle tre “f” inglesi: food, fashion, furnishing. C'è un sottile ma concreto fil rouge che lega tutto ciò che gravita intorno alla persona: l'arredamento con il suo contenuto dalla forte valenza estetica è sicuramente affine per sensibilità al mondo della moda. E anche il cibo è sempre più connubio tra ricerca di materie prime di qualità ed estetica».

Quali sono a suo parere i valori forti di questo modello?
Alla base del nostro successo in tutti questi ambiti c'è un fenomeno globale che io definisco “effetto Rinascimento” ed è frutto della nostra cultura, della nostra storia, delle nostre testimonianze archeologiche. Viviamo in un museo a cielo aperto e quindi abbiamo una particolare sensibilità al bello che permea tutta l'attività dei nostri artigiani che, nei vari livelli della filiera, contribuiscono a dare vita al made in Italy. Ed è questo l'elemento chiave che continuerà a differenziarci dalla produzione massificata del Far East.

Stiamo attraversando una crisi mondiale: ritiene che il modello italiano possa acquisire il valore di esempio per combattere la crisi?
 La prova del nove della bontà del nostro sistema è vedere come sta sostenendo la crisi. In Cina, per esempio, solo nel primi nove mesi dell'anno scorso hanno chiuso 50.000 imprese concentrate nel sud del paese: per primo il comparto del giocattolo, poi anche il tessile e l'abbigliamento. L'Italia invece sta reggendo meglio: soffre ma non collassa.

Come possono essere comunicati con successo all'estero i valori di cui siamo portatori?
Se si guarda alla moda, ogni volta che vendiamo un abito o un accessorio vendiamo anche un'atmosfera e una sensibilità tutta italiana. Su ogni capo di abbigliamento c'è un pezzo dello stile di vita italiano: lieto, solare, abile nell'arte di arrangiarsi e un po' filosofo. E anche variegato: lo “stivale”, stretto e lungo, crea differenze culturali che rappresentano la ricchezza del paese. Peraltro il nostro stile è sempre e ovunque riconoscibile. Se incontriamo una coppia elegante che passeggia nel centro di New York (ma anche di Tokio o di Hong Kong) quasi sempre è italiana: il nostro stile è inconfondibile ed è da tutti riconosciuto come modello insuperabile.

Quale è l'ingrediente (o il mix di ingredienti) che rende la moda italiana vincente all'estero?
Nella moda la nostra ricchezza sono i grandi brand che hanno inventato il pret à porter alto. Parigi è il regno della haute couture ma Milano ha saputo conquistarsi il predominio nel pret à porter alto. Devo dire che i marchi più conosciuti risentono poco o nulla della crisi. E sono proprio i momenti difficili che fanno emergere i marchi più solidi. Un altro aspetto del nostro successo è il recente fenomeno del fast fashion: mi riferisco ai marchi giovani come L'Altra Moda, Liu Jo, Pinko, Patrizia Pepe e Miss Sixty che sono portatori di un gusto italiano fresco e giovane, meno costoso ma di qualità.

A suo parere, in base a quali peculiarità specifiche l'abitare (il modo di concepire la casa ma anche i mobili e gli oggetti che la arredano) può essere considerato ambito privilegiato dell'Italian Lifestyle?
In un momento di crisi ci sarà un forte recupero dell'aggregazione familiare. E, di conseguenza, una riscoperta della casa. Con la voglia di stare meglio: in comfort e qualità.