Progetti – In una serie di residenze progettate dagli architetti, l'ambiente montano si integra con un design essenziale

La tensione di disvelamento sottile del naturale segna la ricerca sui temi dell'abitare di Wespi e de Meuron, diretta più che a un obiettivo di astrazione dell'immagine domestica, alla conquista di un vero e proprio “silenzio”, nel senso di una qualità sensoriale che l'abitare contemporaneo ha perduto, e che va recuperata insieme a una diversa velocità del tempo, che consenta un nuovo contemporaneo, rapporto con la natura. Nelle loro architetture la contiguità visiva con gli scenari naturali, del lago come della montagna, contrassegna in modo apparentemente spontaneo e sottaciuto, ma sicuramente consapevole, l'uso sostenibile della risorsa paesaggio, attraverso inedite relazioni tra dentro e fuori, anche lì dove si interviene sull'esistente consolidato, e intrecci spaziali, resi dinamici dalla luce naturale che dischiude anche luoghi cintati del costruito storico. Per Wespi e de Meuron, i fori nella muratura non bastano a far passare la luce. Diventano elementi di frontiera complessi, protagonisti dell'abitare domestico, come nella casa a Scaiano, dove il tavolo di legno massiccio si incunea nella parete di pietra, sospeso sullo scenario naturale del lago Maggiore. La natura entra nello spazio abitato e prende vita nel disegno rigoroso dell'infisso arredato: spettacolo non percepito dallo sguardo distratto di chi passa davanti a una finestra, ma accolto dall'intensità di chi, raccolto intorno al tavolo, si proietta fuori per ritrovare se stesso; un omaggio al grande Gio Ponti. La luce piacevolmente tagliente è il personaggio chiave dello scenario dell'abitare di queste architetture d'oltralpe. Nella casa di Brione, l'assente presenza delle finestre, per usare un ossimoro, fa sì che la luce penetri senza rivelarne immediatamente la fonte. Nella casa a Flawil, la quinta lignea che avvolge la vetrata a doppia altezza, a sud, risolve insieme problemi di illuminamento naturale dell'abitazione e di privacy. Anche in questo caso la compenetrazione dell'elemento luminoso con l'abitare è forte.

L'uso dei materiali naturali
I materiali naturali utilizzati non sono mai casuali, ma intimamente legati all'identità costruttiva del territorio: il legno con cui gli architetti svizzeri ricostruiscono la casa a Flawil nel Cantone di San Gallo sta alla cultura costruttiva tedesca a nord del Gottardo come il mattone di cotto utilizzato per la casa di Morcote sul lago di Lugano sta alla tradizione rurale lombarda dei lembi comaschi che sfiorano il lago. Come il sasso scabroso delle case di Scaiano alludono all'architettura montana subalpina: il genius loci si esalta nella matericità del costruire sostenibile, nelle scelte di empatia di Wespi e de Meuron con la natura, mai piegata su linguaggi mimetici ma lanciata in forme essenziali e rigorose.

Il legno
L'architettura deve sembrare come se ci sia da sempre. Questa la filosofia progettuale di Wespi e de Meuron, che utilizzano il legno per ricostruire la piccola casa a Flawil, uno dei primi edifici prefabbricati in legno della Svizzera. La piccola abitazione, costruita nel 2000 nell'area agricola di St. Gallen, occupa un lotto di 480 m2 delimitato, a sud, dalla strada e a nord da un'area industriale. L'edificio si integra fortemente nel contesto, adeguandosi all'orografia dei luoghi e al loro orientamento. La casa, isolata termicamente e dotata di nuovo impianto di riscaldamento, è protetta da una pelle lignea che avvolge lo spazio abitativo con modalità differente, più compatta nelle facciate che non presentano finestre, meno fitta a sud, per consentire la vista esterna. L'incontro tra le doghe verticali accostate e i listelli orizzontali alternati è reso più armonico dall'involucro metallico dell'ingresso, equilibrato passaggio che rende ancor più compatta l'abitazione nel suo insieme. Il sistema trasparente a doppia pelle con ombreggiatura a lamelle lignee garantisce l'illuminazione naturale della casa e media brillantemente il difficile rapporto con lo spazio pubblico della strada. È un tutt'uno con il locus amenus evocato dall'antica costruzione. Nella sua compattezza volumetrica e nella sua rigidità compositiva, infatti, la casa ricorda un'antica stalla tipica, una old barn di quelle molto frequenti in queste zone. La fusione di luce e spazialità, imperante ma anche discreta, risulta quanto mai coerente con il rigoroso comporre degli spazi utili e di servizio. A nord, infatti, essenziali asole sono le protagoniste dei giochi di luce all'interno della casa segnato dalla monocromia del legno. All'esterno, tronchi lignei accatastati, avanzi della precedente costruzione, compongono il muro a secco che racchiude lo spazio per le bici.

Il cotto
Recuperare le relazioni perdute con l'impianto storico delle antiche fortificazioni prospicienti il borgo e con il paesaggio circostante nel segno forte della continuità materia: queste le scelte degli architetti per la casa costruita nel 2003 a Morcote, adagiata sulle ripide pendici del lago di Lugano. Il materiale antico è in grado di far splendere di nuova luce la casa e di rinnovare la sua bellezza attraverso le ampie superfici uniformi e continue, punteggiate da fori accuratamente ponderati per non rompere l'effetto massiccio dell'involucro in mattoni faccia a vista. Dall'esterno le aperture sembrano occasionali e piccole, mentre in realtà seguono precisi criteri di spazialità dei vari ambienti e, addirittura, a volte sono ampie e a tutt'altezza per permettere alla luce di diffondersi negli spazi interni. La zona giorno è considerata come un unico spazio senza limiti tra dentro e fuori. Le scelte di corposità dell'involucro si accompagnano a una grande attenzione per il comfort abitativo. Le pareti di forte spessore (65 cm) sono realizzate con mattoni con elevate caratteristiche di isolamento (Optitherm). Il tetto di legno è rivestito con tegole. Il riscaldamento è a pavimento.

La pietra
Costruire frammenti di natura in equilibrio con il paesaggio circostante è il motivo essenziale dei due progetti. I muri di pietra delle abitazioni rimandano, nella loro disposizione e scabrosità, ai muri di sostegno incastonati nei pendii naturali. Le architetture sono segnate da un carattere di assoluta necessità: contenere il terreno più che staccarsi dal suolo come avulse scatole abitative. La casa per vacanze costruita a Scaiano nel 2004, ai margini del centro storico del piccolo villaggio ben conservato, è raggiungibile solo a piedi. L'assenza di un percorso carrabile alla casa ha reso la gestione della costruzione molto complessa e particolare. L'effetto di neutralità ricercato, sia fuori che dentro, si spinge fino all'estremo, nella scelta di aggiunte minime, impercettibili perché nascoste sotto terra. Le finestre sono posizionate alcune all'interno, incorniciate da un'intelaiatura di larice, altre all'esterno dei paramenti murari, senza cornice, così che, in relazione al punto di vista dell'osservatore, alcune risultano visibili altre invece sembrano non esserci del tutto. La leggerezza dei tagli fa da contrappeso ai muri di pietra, isolati all'interno per esigenze di comfort ambientale, la cui inclinazione non è stata mai corretta ma addirittura accentuata. Il materiale del luogo definisce anche la nuova copertura piana che sostituisce quella originaria, a timpano.

La casa di Brione
Le fenditure essenziali dell'involucro massiccio rivelano la presenza - in primo piano - del paesaggio naturale, messo a fuoco in tutta la sua bellezza mozzafiato, come nella casa a Brione sopra Minusio, costruita in 18 mesi, tra la primavera 2004 e l'autunno 2005, in un quartiere denso di ville a Locarno. Contro il caos urbanistico dell'area, due cubi semplici di pietra, uno contro l'altro, vengono fuori della montagna. Assetti di paesaggio naturale più che urbano, i volumi si sottraggono a una classificazione temporale meno duratura, vicina a un muro più che a una casa. Il processo di rimozione delle classiche forme dell'abitare è compiuto. Il segno grinzoso dell'involucro libera il rigore etereo del cemento faccia a vista lisciato del soffitto, lasciando vibrare la luce che penetra sottile nelle corti interne. Solo due grandi aperture simili, con grate di legno movibili, dispongono all'accesso e alla vista dell'invaso lacustre. Il bagliore zenitale fende lo spazio scavato dell'autorimessa, con una forza forse eccessiva rispetto all'uso, ma non per le sensazioni che suscita al visitatore. Lo spazio emozionale si apre ai sensi ascendendo, in una dimensione quasi mistica, all'armonia che l'acqua stabilisce tra artificiale (la piscina incassata nel cubo verso valle) e naturale (il lago). Il rigore degli spazi esterni e la ricchezza della passeggiata architettonica all'interno della casa mostrano la possibilità di coniugare elevata qualità progettuale con minima sembianza volumetrica.

Il ruolo essenziale del paesaggio naturale nella qualità degli spazi abitativi è la cifra dell'architettura sostenibile di Wespi e de Meuron. L'interpretazione empatica dei luoghi riesce a introitare nell'architettura la natura stessa di quei luoghi in un linguaggio rigoroso ed essenziale. La pienezza dei materiali naturali endogeni utilizzati per l'esterno (legno, cotto e pietra) si coniuga all'essenzialità degli spazi interiori (intonaci a rasapietra) attraverso taglienti segnali di luce. L'architettura si integra all'interior design nel segno dell'ecocompatibilità che riduce le frontiere tra naturale e artificiale.