(© Maurizio Marcato)

Il nuovo complesso congressuale sorge su un lotto della maglia urbana dell’Eur, il quartiere nato per l’Esposizione Universale di Roma - E42 - del 1942 che avrebbe dovuto celebrare il ventennale del regime fascista, che fu però annullata per lo scoppio della seconda guerra mondiale. L’E42 non doveva essere allestito con padiglioni effimeri, come era consuetudine delle esposizioni: a Roma il regime optò per la costruzione di un quartiere di “pietra” che, conclusa la manifestazione, sarebbe diventato un nucleo urbano destinato a uffici e residenze, individuando un nuovo asse di collegamento tra la Capitale e il litorale.

Nivee architetture di travertino e marmo, austere e oniriche, furono scenari prediletti dei capolavori cinematografici di Federico Fellini e di molto cinema italiano. Tra esse spicca il palazzo dei Congressi e dei Ricevimenti (1938-54), memorabile opera di Adalberto Libera: il nitido parallelepipedo, concluso dall’inconfondibile volta gonfiante, è ora superato, in dimensione e capienza, dal nuovo Palazzo dei Congressi, noto come La Nuvola.

(© Leonardo Finotti)

Il lotto dove sorge il nuovo edificio è prospiciente l’asse viario principale, la via Cristoforo Colombo, in origine via Imperiale. Inserito a pieno titolo nel contesto urbano, il nuovo Palazzo dei Congressi ne asseconda la dimensione pubblica con una vasta piazza coperta, permeabile ai flussi pedonali.

Questo edificio è frutto di una gestazione lunga e complessa, avviata nel 1998, quando il Comune di Roma e l’Ente Eur bandiscono un concorso internazionale per un nuovo centro Congressi per la Capitale. Gli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas, arrivati tra i sette finalisti selezionati da una giuria presieduta dall’architetto britannico Norman Foster, si aggiudicano il concorso con l’originale modello di una forma sinuosa e irregolare, custodita in un gigantesca teca vetrata. L’immagine di eccezionale persuasività iconica sarà vincente e imprimerà al complesso congressuale l’evocativo nome di Nuvola.
Nel 2002 un’associazione temporanea di imprese denominata Centro Congressi Italia si aggiudica l’appalto; a distanza di circa tre anni, nel 2005, a causa dei ritardi del progetto, il contratto è rescisso. Solo nel dicembre del 2007 l’Impresa Condotte, una storica e collaudata impresa di costruzioni, vinto l’appalto inaugura il cantiere con la rituale posa della prima pietra.

Il progetto dello studio Fuksas è composto fondamentalmente da tre parti distinte, collegate funzionalmente tra loro e denominate rispettivamente: la Teca, la Nuvola vera e propria e la Lama. Gli involucri esterni esibiscono volumi netti e stereometrici in omaggio ai vicini palazzi dell’EUR, dal traforato blocco del palazzo della Civiltà Italiana al Palazzo per Uffici.
La Teca, che in base al progetto di Fuksas si attesta come corpo principale, è una colossale scatola vetrata su struttura metallica che ospita il volume sfuggente e apparentemente sospeso della Nuvola, che sembra fluttuare all’interno del futuristico volume svuotato. L’accesso principale allo spazio congressuale è accompagnato da un’ampia e profonda gradonata do travertino romano, rivestimento esteso a tutta la pavimentazione della piazza, che si inabissa e conduce nelle viscere del complesso, dove, su un lato, si immette nel concourse, un’ampia galleria di collegamento e distribuzione dei convegnisti e visitatori che possono dirigersi nelle piccole sale riunione lungo il fianco meridionale del volume (quattro sale da 100 posti con intonaco giallo luminoso) oppure nelle grandi sale congressi, la cui dimensione è configurata, volta a volta, movimentando pannelli componibili fino a ospitare tre eventi autonomi e contemporanei per un totale di 6.500 posti. Gli interni sono caratterizzati da colori e materiali ricorrenti: il travertino del pavimento, nel concourse le chiare pareti e le porte laterali rivestite di vetro opaco, nelle sale convegni l’impiantistica a soffitto è lasciata a vista, ricoperta solo da un colore nero.

(© Moreno Maggi)

Il nero, il grigio metallo, il giallo e il bianco definiscono tutti gli spazi interni. Il volume fuori terra della Teca è solo una porzione della sua reale estensione, che si dispiega nei piani interrati con le grandi sale per congressi, le sale riunioni, il concorse e i parcheggi.
Partendo dai piani interrati, posti a quota + 15,30 (tutte le misure del progetto fanno riferimento alla quota sul livello del mare) sono ospitati i parcheggi per 615 posti auto, accessibili tramite due rampe elicoidali poste sul retro. Allo stesso livello sono collocati gli impianti delle centrali termiche ed elettriche. A quota +19,30 si trova l’ingresso del forum con sei “verticalissime” scale mobili che immettono nello spazio futuristico della Nuvola, dove percorsi conducono in ampie balconate e passerelle che si allargano e stringono configurando inaspettati percorsi spaziali.

(© Moreno Maggi)

All’interno della Teca, l’imponente parallelepipedo di acciaio e vetro alta 40 m, larga 66, e lunga 170 m, la Nuvola rappresenta “il caos imprigionato nel razionale” secondo la metafora di Massimiliano Fuksas. Un auditorium da 1.850 posti con relativi servizi: realizzato con struttura metallica composta di sezioni pantografate, esso è rivestito da un candido telo che si espande e si gonfia in curve irregolari, creando una massa luminosa che contrasta con la geometria elementare della Teca.

All’esterno, lungo il fianco meridionale della Teca, si distende un sottile parallelepipedo opaco, nero e impenetrabile: la cosiddetta Lama, che contiene un albergo con 439 stanze su 17 piani (pianta 14x126 m) che può funzionare autonomamente, così come il ristorante, un minuscolo blocco interposto tra i due grandi volumi.
La vista più spettacolare del complesso di Fuksas si svela alla sera, quando i parallelepipedi vetrati si mimetizzano nel buio della notte e la sinuosa Nuvola luminosa si libra nel silenzio dell’EUR.

(© Maurizio Marcato)