Settori – Il decremento dell’1,7% nelle spedizioni e del 2,5% negli acquisti è dovuto principalmente alla flessione del mercato tedesco

Affermare che l'Europa dei Ventisette costituisce un solo, grande mercato domestico significa sottolineare una realtà irreversibile. L'assunto è valido, a più forte ragione, nel comparto del marmo e della pietra, che è stato uno dei primi a tradurre la propria vocazione comunitaria in atti concreti: non a caso, l'atto costitutivo della Federazione europea di settore, che fu preceduto per alcuni anni da un comitato di coordinamento, risale al Congresso di Firenze del 1964. Oggi, è importante mettere in evidenza come l'Unione Europea governi una quota molto significativa dell'interscambio mondiale.

Effetti congiunturali circoscritti
A livello consolidato, e cioè, al netto delle movimentazioni interne, il 2008 si è chiuso con esportazioni complessive per 5,1 milioni di tonnellate e 2,9 miliardi di euro, mentre le importazioni sono pervenute a 9,6 milioni di tonnellate ed a 3,2 miliardi di euro. Nei confronti dell'anno precedente si sono avuti decrementi dell'1,7% nelle spedizioni e del 2,5% negli acquisti, ma il valore è aumentato rispettivamente del 3,2 e dello 0,3%. Quindi, almeno in questa fase, gli effetti della situazione congiunturale sono stati circoscritti, tanto che il valore medio per unità di prodotto è cresciuto del 5% nell'export e del 2,8 nell'import. Nei maggiori disaggregati, è da evidenziare il buon incremento quantitativo delle vendite grezze di marmo, e di lavorati semplici, mentre sono diminuite quelle del granito in blocchi e dei manufatti ad alto valore aggiunto. Negli approvvigionamenti, invece, è cresciuto il solo volume dei silicei, sia pure a fronte di una notevole riduzione del rispettivo valore medio.

Il peso dell'interscambio
Il grande sviluppo settoriale dei maggiori Paesi extra-europei non impedisce all'Europa dei Ventisette di conservare dimensioni assai apprezzabili, anzitutto nell'occupazione (quella diretta assomma a non meno di 300 mila unità) e prima ancora, nei consumi. Non a caso, il volume delle importazioni, che supera dell'87% quello dell'export, si traduce in almeno 150 milioni di metri quadrati da porre in opera, al netto degli sfridi sulla quota grezza. D'altra parte, è anche vero che la quota maggioritaria di questi impieghi si riferisce a materiali provenienti dai grandi produttori extra-europei, in particolare da Cina e India, che figurano in testa alle graduatorie mondiali di estrazione, trasformazione e distribuzione.

Il rallentamento della Germania
Il pur contenuto rallentamento quantitativo degli acquisti verificatosi nel 2008 chiama in causa, innanzi tutto, quello della domanda mitteleuropea, con particolare riguardo al mercato tedesco, mentre la stasi dell'export trova motivazione prioritaria nel ristagno degli Stati Uniti, primo emporio mondiale di settore, che è stato eliso solo in parte dall'ulteriore sviluppo delle vendite, segnatamente di materiali grezzi, sulle piazze asiatiche, a cominciare da quella cinese. Nondimeno, la crescita del valore medio in entrambe le direttrici di traffico attesta che il comparto lapideo europeo può contare, anche in un momento difficile del ciclo congiunturale, su fattori tecnologici e qualitativi in grado di testimoniarne la competitività e di valorizzare il marchio che ne illustra il carattere naturalmente autentico.

Un settore che ha bisogno di attenzione
L'Europa è un grande mercato domestico che non esclude la presenza di condizioni specifiche piuttosto diverse da un paese all'altro, cosa che rientra nella normale fisiologia. Talune realtà, come quelle dell'Est, hanno ascritto consuntivi migliori della media, mentre nei sistemi settorialmente più maturi, come quelli di Spagna, Italia e Grecia, le strozzature sono state avvertite in misura accentuata, sottolineando a più forte ragione la necessità di adeguati correttivi, soprattutto in campo finanziario e promozionale. Sta di fatto che la concorrenza extra-europea si giova di costi competitivi, e talvolta di notevoli interventi strategici, matrice non ultima del suo successo: una valida ragione in più per confermare il buon diritto dell'industria lapidea dei Ventisette alle attenzioni che competono a un settore caratterizzato dalla presenza di tradizioni irripetibili, di una tecnologia d'avanguardia, e soprattutto, di straordinari valori professionali ed umani.