Progetti – Inserito in un complesso di cinque interventi coordinati, il nuovo edificio principale è un cubo di calcestruzzo armato, rivestito in pietra di Bath e circondato da una superficie vetrata continua, priva di telai e sorretta da un sistema spider

Se il suffisso Spa (salus per aquam) caratterizza molte città europee dotate di fonti termali, abilmente scavate dai Romani nel loro cammino verso il freddo nord, il binomio Bath Spa eleva al quadrato l'identità di una delle più belle città inglesi, patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco. Bath, da bagni, appunto, che sfruttano la fonte di acqua ad alta temperatura (Hot Spring) dalle proprietà curative ampiamente note e sfruttate nel corso dei secoli e che hanno portato la città allo splendore architettonico del Settecento, con un assetto georgiano neo-classico di grande sobrietà e misura. La città è nota anche per il tipico colore della pietra locale (un'arenaria dal colore beige, calda e luminosa); Sir Nicholas Grimshaw vi realizzò più di trent'anni fa uno dei suoi primi, oggi celeberrimi, edifici la Herman Miller Factory.

Il progetto di Grimshaw
Le nuove terme di Bath, iniziate nel 2000 e completate nel 2006, sono uno dei 4 progetti per il Millennium realizzati dal famoso architetto inglese, costruito dopo aver vinto il concorso internazionale a cui parteciparono 130 concorrenti. Lo scopo era di rivitalizzare il quartiere termale, posto nella zona sud-ovest della vecchia città murata, che vent'anni fa vide un inesorabile crollo della sua secolare funzionalità. Si tratta di un progetto complesso, realizzato con Donald Insall and Partners come responsabili delle porzioni di recupero o restauro conservativo. Bath Spa prevedeva la realizzazione di un nuovo edificio (il New Royal Bath che affaccia su Beau Street) e il recupero-restauro di cinque edifici tutelati, classificati secondo diversi gradi di merito (e quindi con diverse libertà d'intervento): il Cross Bath (grado 1); l'Hot Bath (grado 2); l'Hetling Building (grado 2), il 7-7° Bath street (grado 1); il 8 Bath Street (grado 1). L'intervento prevede il collegamento funzionale di tutte queste unità, salvo il Cross Bath che resta isolato dirimpetto al nuovo complesso termale. Ma come integrare le esigenze funzionali di un moderno centro benessere con la presenza di un copioso numero di edifici tutelati?Grimshaw propone una strategia senza compromessi in cui le nuove porzioni costruite siano chiaramente identificabili rispetto alle preesistenze storiche e in grado di dialogare dialetticamente con esse, senza timori reverenziali. Ciò si ottiene con il ricorso alla geometria che porta ad un classicismo contemporaneo fatto di forme semplici, inserite o alternate alle architetture storiche, con una tensione continua al senso di coesione spaziale.

Un incontro tra antico e moderno
I differenti livelli fra gli edifici sono colmati da connessioni, spesso di metallo e vetro, che consentono una continua osmosi spaziale fra nuovo e esistente. L'uso del vetro, trasparente o satinato, consente di estendere la continuità spaziale anche verso l'esterno (e viceversa) così come verso il cielo grazie all'utilizzo di coperture vetrate. Trasparenza, geometrie solide e intensità della luce, variabile con grande frequenza in Gran Bretagna dove le nuvole corrono veloci, consentono contrasti drammatici tra pieni e vuoti, luci e ombre, trasparenze e riflessioni/rifrazioni che si riverberano anche nell'acqua delle piscine o nelle vasche di trattamento. Anche di notte il “progetto della luce” esalta le geometrie neoclassiche storiche così come quelle minimaliste contemporanee. Il nuovo edificio principale su Beau Street è un cubo di calcestruzzo rivestito di pietra di Bath e sorretto da quattro importanti colonne di calcestruzzo con testa a fungo, che pare un tributo a Frank Lloyd Wright così come l'uso di aperture lenticolari di vetro in varie porzioni opache massicce. Le dimensioni del cubo in pianta si relazionano a quelle dell'Hot Bath disegnato da John Wood a fine del Settecento.Le quattro imponenti colonne di base, che rastremano verso l'alto, spiccano da una piscina, con forma irregolare, a piano terra. Salendo verso l'alto i vari piani ospitano le sale massaggi, relax, i trattamenti speciali, le zone palestra ecc con un'attenta cura di ogni dettaglio per fornire all'utente il massimo benessere (per esempio, la possibilità di continuo servizio dagli adiacenti bar e ristorante così come la presenza di docce dotate di “bagno di luce” a fibre ottiche misto ai getti d'acqua). Il tutto culmina con la piscina all'aperto, posta sul terrazzo, da cui si possono ammirare le altre terme, le colline e il campanile gotico della Bath Abbey.

Una grande attenzione alla fluidità dell'insieme
I materiali utilizzati sono soprattutto vetro, acciaio inossidabile, alluminio, cemento armato e pietra di Bath per i rivestimenti esterni oppure granito e pietra di York per le pavimentazioni (che all'interno sono radianti per fornire maggiore comfort). Le facciate vetrate sono prive di telai e sorrette da sistemi spider con strutture a cavi tesi e tubolari compressi retrostanti per fornire la massima trasparenza possibile. Questa è però abilmente dosata e progettata a seconda dei vari ambienti così come verso l'esterno per tutelare la privacy sia degli occupanti che dei vicini abitanti dei quartieri residenziali. La facciata esterna vetrata consente di creare un effetto serra in grado di accumulare ulteriormente il calore proveniente dall'esterno sulle pareti massicce e sui pavimenti lapidei interni. Il motivo circolare, ripetuto continuamente sia sulla facciata opaca esterna che sulle partizioni interne, conferisce coerenza formale all'intervento e si raccorda con la volontà di evitare il più possibile spigoli vivi per dare un'immagine di fluidità alle porzioni costruite.

Un intervento “coraggioso”
Gli interventi sulle pre-esistenze hanno interessato il Cross Bath, che subì alterazioni continue nel tempo dal periodo romano a quello medievale, a quello georgiano e poi vittoriano. In questo palinsesto restava visibile il disegno di John Palmers del 1797 (su base precedente di Baldwin) che si imperniava su una sala di pompaggio ovale. Grimshaw aggiunge una nuova piscina ovale che “specchia” esattamente il disegno della pump room. La fonte Cross Spring emerge così esattamente dall'incrocio fra i due ovali e diviene il “fuoco” dell'edificio, posizionato sull'asse di Bath street, sacralizzato dalla geometria degli spazi. Tutti gli edifici esistenti sono stati recuperati con grande attenzione e sensibilità; fra questi merita attenzione l'Hot Bath che attinge da una fonte sotterranea e fa della città l'unica fonte calda naturale in Gran Bretagna. L'edificio, capolavoro del 1775 di John Wood il giovane, venne pesantemente alterato nei secoli. Il progetto riporta lo spazio alla sua dignità originaria, riproponendo una scansione cellulare, simmetrica, imperniata sulla piscina centrale. Una nuova copertura, leggera e vetrata, è stata calata nella corte, al di sopra dello specchio d'acqua, evocando l'immagine originaria di un bagno termale a cielo aperto. Proprio la simmetria e il rigore dell'Hot Bath hanno ispirato l'intero intervento, in cui luce e materia si alternano creando un'esperienza plurisensoriale in grado di fornire sollievo contemporaneamente al corpo e allo spirito. La trasparenza e le caratteristiche dell'acqua termale sono il “principio naturale” curativo mentre la fluidità delle facciate vetrate, la pulizia delle geometrie e l'uso di colori e materiali locali sono il “principio artificiale”, l'ingrediente “estetico-funzionale” della cura offerto dall'architettura. Questo intervento dimostra che tra “cristallizzare” un centro storico o, peggio, deturparlo, si può agire in modo concreto e coraggioso dandogli nuova vita grazie a progetti che lasciano alla città sia valori tangibili che intangibili ma sempre innovativi e contemporanei.

*Foto di Edmund Sumner/VIEW