La struttura biomorfica di Santiago Calatrava

Testo di Enrico Sicignano
 
Figura anomala, nel panorama di quelle personalità progettuali che contano sulla mediazione della struttura innovativa per concepire le proprie opere, è Santiago Calatrava. L'elenco dei sistemi costruttivi,  brevemente passato in rassegna in precedenza, viene adottato da questo architetto-ingegnere per realizzare le sue seducenti opere di architettura, tra ponti e coperture; ma Calatrava se ne serve piegandolo ad una propria personalissima ricerca, significativamente  improntata allo studio sulla conformazione delle strutture. E' possibile affermare che la tipologia strutturale, nella sua varietà materica, morfologica e statico-resistente, con questo progettista si connota di valenze formali e linguistiche eccezionali.

Nel suo codice genetico, compositivo, strutturale e linguistico, si rinvengono quelli distintivi di Pier Luigi Nervi, di Maillart, di Torroya, di Buckminster Fuller, di Mollino, di tutta la grande tradizione ingegneristica spagnola, di quella francese tardo-ottocentesca, di quella delle strutture in ferro e in cemento armato dei fratelli Perret e Freyssinet, ma anche l'altissimo insegnamento della scuola strutturista italiana della seconda metà del Novecento. Calatrava scardina il 'modus pensandi' classico della costruzione e l'ordine modulare che ne deriva, ossia le consuete relazioni statico-formali delle grandezze. Egli ribalta e reinterpreta il problema strutturale: alla massa che grava sulla struttura sostituisce la scomposizione delle forze.La forma diventa la più essenziale e la più pura possibile, quella nella quale viaggiano e si distribuiscono le forze, lo sforzo normale, la flessione, il taglio e la torsione alle quali Calatrava da immagine e configurazione plastica. Di qui l'estrema importanza della sezione trasversale che spesso riassume in sé l'intero iter progettuale.

Fondamentale per Calatrava è la distinzione che opera tra tecnologia e tecnica. Se la tecnologia è per definizione data da J. K. Galbraith 'l'applicazione sistematica di conoscenze scientifiche e di altre conoscenze organizzate a fini pratici, ossia lo studio dei procedimenti e delle attrezzature necessarie alla trasformazione di una data materia prima in un prodotto industriale, la tecnica (dal greco: teckné) invece è in senso lato quella antica forma di attività umana che, sfruttando le conoscenze e le acquisizioni della scienza, si prefigge  come scopo la creazione di nuovi mezzi, strumenti ed obiettivi che migliorano la vita dell'uomo'[1].
Il lavoro di Calatrava è paradossalmente la costante sconfessione della tecnologia e soprattutto dell'egemonia dell'high-techonology. Il metodo guida che informa la sua ricerca, improntato sulla conoscenza della statica e della dinamica, è l'indirizzo dato all' esplorazione delle leggi che governano la natura biologica degli esseri viventi, in particolare lo studio anatomico, in primis quello animale. 'La natura è così indagata da Santiago Calatrava con una voracità ed una sete di conoscenza documentata attraverso schizzi, appunti, studi di forme anatomiche, animali ed umane, di tori, di muscoli, di fiori, di foglie, di volti, di occhi, di palpebre, di torsi in movimento che rievocano l'ansia della ricerca leonardesca di entrare nell'intimo della natura, nelle sue profonde ed inesplorate leggi, nella fisiologia e nella morfologia delle parti, nell'eterno, umano tentativo di svelarne il mistero'[2].

Si ha pertanto un intreccio tra forme biologiche e ipotesi architettoniche dove le soluzioni studiate si riconducono addirittura alla fauna dinosaurica con la rievocazione di dorsali dei giganteschi rettili del Giurassico, con un' 'immagine scultoreo-osteologica primordiale', oppure le cavità fornite dai gusci repertati degli antichissimi rettili, una sorta di 'macchinismo bio-fitomorfico' di grande fascino. Nondimeno anche la storia, come ebbe modo di rievocarla e reinterpretarla Gaudì ' nella cui opera eclettica prevalgono forme gotiche, influenzate dal gusto moresco ' è presente, in maniera significativa, nella forme linguistiche dell' 'osteologismo gotico', una seducente riproposizione di spazi innervati, di ammaliante trasparenza.
'Come Gaudì (difatti) anche Calatrava utilizza il ricorso allo strumento del modello stereostatico, quella trasparente  macchina di fili, di pesi e contrappesi che esorcizza i `fantasmi della statica' in una surreale rappresentazione delle tensioni'[3]. 'L'evoluzione delle tecniche (in particolare quella di calcolo, ma anche quella dell'analisi strutturale, oltre ad alcune tecniche dei materiali) - sostiene Calatrava - ha modificato non tanto la figura dell'architetto, quanto quella dell'ingegnere. Quest'ultimo possiede ora una nuova libertà, non più legata alle regole del calcolo o ad un unico modello strutturale: l'opzione è ormai svincolata da parametri aprioristici rigidi. Potendo costruire secondo le leggi dell'intuizione, legate solo alla sensibilità, anch'egli è oggi in grado di `provocare emozioni''[4].

Note
[1] E. Sicignano, Santiago Calatrava: La poesia della struttura e della materia, in 'L'Industria delle Costruzioni', n. 299, settembre 1996.
[2] Ibidem.
[3] F. Irace, L'ingegnere scultore, in 'Il Sole-24 0re', n. 341, 13 dicembre 1998, p. 39.
[4] S. Polano, Santiago Calatrava, Milano, 1966, pp.22-25.

Palazzo delle esposizioni, dettaglio delle coperture e cavalletto perimetrale, Tenerife, 1992-95, S. Calatrava

Palazzo delle esposizioni, dettaglio delle coperture e cavalletto perimetrale, Tenerife, 1992-95, S. Calatrava

Palazzo delle esposizioni, dettaglio delle coperture, Tenerife, 1992-95, S. Calatrava

Palazzo delle esposizioni, dettaglio delle coperture, Tenerife, 1992-95, S. Calatrava

Palazzo delle esposizioni, Tenerife, 1992-95, S. Calatrava

Palazzo delle esposizioni, Tenerife, 1992-95, S. Calatrava