Marmi e pietre – Consumi del settore in crescita anche nel 2008, con la Cina in testa, seguita da Stati Uniti, India, Italia e Corea del Sud

Pur segnando il passo, anche nel 2008 i consumi mondiali di marmi e pietre hanno continuato a progredire, raggiungendo 1.150 milioni di metri quadrati equivalenti: per dare un'idea, una superficie pari a 165mila volte quella di Piazza della Signoria a Firenze. La crisi, che ha colpito soprattutto gli Stati Uniti, dove in un solo anno si è avuto un regresso stimabile in 24 milioni di metri, è stata esorcizzata, quanto meno negli effetti quantitativi immediati, grazie all'ulteriore crescita asiatica, in primo luogo quella della Cina, ma anche di India e Corea.

La quota destinata ai mercati domestici è aumentata, anche se l'utilizzo di materiali in paesi diversi da quelli di estrazione, e spesso di trasformazione, è sempre maggioritario.
In cifra assoluta, il paese con il massimo consumo è stato la Cina, con circa 180 milioni di metri, seguito da altri quattro (Stati Uniti, India, Italia e Corea del Sud) in cui il volume ha superato i 50 milioni, ma restando sotto i cento. Questi “top five” hanno espresso, da soli, oltre due quinti dell'intero impiego mondiale.
Ci sono sette paesi, quasi tutti europei, con la sola eccezione della Corea, dove il consumo per abitante ha superato la fatidica soglia del metro quadrato a testa: si tratta, nell'ordine, di Svizzera, Belgio, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna.

Al contrario, Stati Uniti e Giappone seguono nelle retrovie, mentre Cina e India figurano in coda, con impieghi unitari inferiori alla media mondiale, e pari a un decimo, o anche meno, di quelli dei paesi all'avanguardia.
La destinazione prevalente degli impieghi si conferma l'edilizia, stimata in tre quarti del totale, mentre il resto è appannaggio dell'arredo urbano, della funeraria, e in misura marginale, dell'oggettistica, senza tenere conto l'ampio utilizzo dei sottoprodotti, in particolare dei granulati di varia dimensione, in opere strutturali come le banchine, le massicciate stradali, i marciapiedi.

Nell'ambito dell'attività costruttiva, la maggioranza relativa riguarda i pavimenti e i rivestimenti interni, ed è quella che deve confrontarsi in modo più stringente con i prodotti concorrenti, mentre i nuovi impieghi, come l'arredo-bagno e i piani da cucina, possono giovarsi d'incidenze assai più alte.
Resta che il materiale lapideo può fruire di un ventaglio molto articolato di usi, che costituisce un carattere indubbiamente competitivo, in grado di sottolineare la versatilità del marmo e della pietra e la sua idoneità a soddisfare una clientela molto articolata, ma prima ancora, le doti di creatività e di fantasia tipiche del marmista e dei suoi collaboratori.

In un'ottica di marketing motivazionale, questo carattere si traduce in un ventaglio di preferenze suffragato dalla struttura e dalla tecnica: quali altri materiali possono vantare l'impiego nei grandi rivestimenti esterni e nei masselli funerari ad alto spessore, accanto a quelli nei pavimenti sottili, nei pezzi fuori sagoma e nell'arte musiva? Del resto, tutto ciò non avviene per caso, ma perché marmi e pietre sono prodotti di natura, dotati d'importanti requisiti di resistenza, durata e compattezza, che peraltro non escludono ottimi livelli di duttilità e lavorabilità: fattori che ormai rientrano nel patrimonio di conoscenze dei progettisti, dei costruttori edili e della stessa clientela finale. Il lapideo, come si diceva, ha fronteggiato la congiuntura difficile meglio di altri, e i grandi numeri lo attestano con evidenza, ma tenuto conto delle sue prerogative, e di quelle altrui, ci sarebbe stato da sorprendersi del contrario.