Design – Alberto Piantoni, nuovo amministratore delegato del gruppo del settore tavola, spiega la strategia per il rilancio aziendale: più attenzione al Made in Italy e all'ambiente

Alberto Piantoni, amministratore delegato di Richard Ginori 1735Dal 2 aprile Alberto Piantoni, ex AD del Gruppo Bialetti, è l'amministratore delegato di Richard Ginori 1735, marchio storico della porcellana italiana che, dopo l'acquisizione da parte della Starfin, la finanziaria guidata dall'imprenditore romagnolo Roberto Villa, si prepara a un rilancio globale. Una mission delicata che Alberto Piantoni affronta con quell'entusiasmo ma anche quella coerenza che gli sono propri, interpretando una chiara visione del mercato. «Richard Ginori è uno dei pochi marchi del settore tavola diffuso nell'immaginario collettivo e associato a un concetto di tradizione eleganza, prestigio, un asset importante che però ci impone grandi responsabilità. Due le modalità attraverso cui intendiamo valorizzare questa brand awareness. Da una parte completare i valori riconosciuti di questo marchio che non deve essere solo sinonimo di tradizione, ma anche, sempre di più, di made in Italy: dobbiamo cioè rivalutare la competenza legata al territorio, in questo caso la Toscana, quindi una regione particolarmente ricca di contenuti. Dall'altra parte dobbiamo riappropriarci del ruolo di trend setter. Il brand è stato per lungo tempo un punto di riferimento per la progettualità e per l'arte (basti pensare al ruolo di Giò Ponti), e oggi dobbiamo ridiventare un laboratorio di incubazione delle nuove tendenze, quindi lavoreremo sull'analisi dei consumi, collaborando con designer per tracciare nuovi percorsi artistici, market oriented».

Attraverso quali strategie di prodotto si esprimerà questa filosofia?
Innanzitutto dobbiamo rifocalizzare la gamma. Attualmente abbiamo in assortimento oltre 70 differenti linee: troppe. E' necessario razionalizzare la proposta e presentare circa trenta collezioni ben caratterizzate di cui metà improntate al classico, alla tradizione e l'altra metà legata all'interpretazione delle nuove tendenze. Per completare l'offerta sarà presente una proposta di pezzi unici, in grado di evidenziare la peculiarità artistiche del brand. Una politica di prodotto precisa che vuole valorizzare sia il concetto di manifattura storica che la percezione di realtà industriale che punta all'innovazione.

In che modo sarà poi possibile trasferire questi concept nel dettaglio specializzato?
Il rapporto con il retail è per noi fondamentale, vogliamo diventare per i retailer veri e propri partner perché sappiano non solo presentare “cose” ma raccontare concetti, emozioni, mood legati al brand. Partiremo proprio perciò dalla proposta prodotto non limitandoci al servizio in porcellana, ma estendendola a tutto il posto tavola che sia in grado di esprimere con più completezza una particolare sensibilità, un'atmosfera, un trend. Supporteremo il punto vendita anche per quanto riguarda il visual, la vetrina, lavoreremo insieme per creare esposizioni di grande impatto emozionali in grado di trasferire al cliente la progettualità che sta dietro ad ogni collezione. Cerchiamo un rapporto privilegiato con il dettaglio, anzi vorremmo addirittura dare vita a un club per dettaglianti di primo livello all'interno del quale studiare operazioni ad hoc, proporre collezione in esclusiva, vantaggi particolari. Il nostro obiettivo è proprio infatti fare sell-out.

Richard Ginori gode di un vissuto molto particolare anche nei mercati esteri. In che modo pensate di valorizzarlo?
Dobbiamo prima di tutto creare un effetto di provocazione partendo da una rivisitazione delle collezioni storiche, lavorare su quelle peculiarità che ci distinguono. Il fatto che nei nostri impianti produttivi su 200 dipendenti 80 siano artigiani costituisce una caratteristica pressoché unica, che va comunicata, così come il legame con un territorio che è sinonimo di Italian lifestyle”.

Parliamo allora proprio di Italian lifestyle: quali sono i valori forti dell'italianità da promuovere all'estero?
Ci sono asset imprescindibili, innanzitutto qual “saper fare” che trova le sue origini culturali nella bottega artistica del Rinascimento. Non considero il lavoro un costo ma un valore, perché dalla valorizzazione delle competenze nasce la vera efficienza. Rispetto della persona, dunque cui sia associato il rispetto per l' ambiente (che considero una delle principali fonti della nostra creatività). Risparmio energetico, etica produttiva, sicurezza …sono asset che non si possono trascurare. Esistono case history di aziende eccellenti “ belle” e efficienti impostate sull' ecosostenibilità e sulla sinergia con il territorio. Saranno questi i caratteri di distinzione che impronteranno anche il nostro impianto produttivo. Abbiamo inoltre riattivato anche la collaborazione con un progetto di Lega Ambiente legato al recupero di opere e monumentali minori. Un ulteriore segno di un'attenzione, di una sensibilità che sono diventati per noi imprescindibili e che risultano fondamentali nel rapporto con i mercati esteri.

Richard Ginori pronta a ripartire dunque? Qual è il segnale forte che volete mandare al retail?
Innanzitutto vorrei ribadire un ringraziamento a quei dettaglianti che, a dispetto di una situazione aziendale certo non favorevole (inutile nasconderlo, eravamo un'azienda sull'orlo del fallimento), hanno continuato a credere nel nostro brand e a seguirci. Ora, grazie al risanamento della situazione debitoria attuata dall'azionista Starfin siamo pronti ad investire nella ricerca di prodotto e nell'innalzamento del livello di servizio.

Si può pensare quindi anche a una riammissione del titolo in borsa?
La risoluzione del contenzioso debitorio, attuata dall'azionista Starfin, ha sicuramente spianato la strada, da parte mia a settembre presenterò il piano industriale, e a questo punto direi che ci sono tutti gli strumenti per la riammissione del titolo.