NUOVI LAICI EMILIA ROMAGNA
Gianluca Gelmini


 

Tutto  il materiale realtivo all'esposizione d'Architettura LABORATORIO ITALIA 2005 è presentato all'interno del portale www.floornature.it

Parlare di laicismo come uno degli atteggiamenti prevalenti nell'architettura italiana contemporanea non rappresenta certo una novità. La criticità rispetto a forme di pensiero precostituite è un fatto ricorrente nella storia del pensiero architettonico. Interessante, semmai, è osservare il meccanismo innescato dalla combinazione tra il sentimento di diffidenza rispetto a maestri o ideologie prevalenti e le possibilità di scoprire, secondo un personale percorso di ricerca, ciò che accade nel mondo. "Nuovi laici" diventa allora un pretesto, un tentativo di approfondimento intorno ad una necessità avvertita da molti giovani architetti piuttosto che una nuova categoria d'appartenenza.
Questa condizione di laicità assume accenti e connotazioni diverse anche riguardo all'ambito territoriale, o più semplicemente in funzione del percorso formativo del singolo architetto.
L'Emilia è terra in cui ci si abitua presto ad un pragmatismo di fatto, l'assetto delle città, il disegno del territorio, il carattere delle persone ne sono una chiara testimonianza.
Rispetto ad altre parti d'Italia fino al decennio scorso l'Emilia non aveva facoltà di architettura. Per studiare era necessario spostarsi: Venezia, Milano, Firenze o altri atenei italiani. Quasi tutti i nuovi laici emiliani considerati in questa in rassegna, hanno seguito un percorso di allontanamento dalla propria terra. Forse anche per questo motivo nessuno di loro ha deciso di andare ancora più lontano, compiendo un'esperienza di studio e lavoro all'estero. Certo non sono mancati i viaggi in Europa e oltre oceano ma formazione e apprendistato rimangono confinati in ambiti nazionali.
E' interessante notare come in questo caso gli elementi catalizzatori della riflessione progettuale siano arrivati dall'interno, dalla capacità di indagare il carattere dei luoghi e delle persone, di coglierne le singolarità, di scoprire il paesaggio costruito dall'uomo, di maturare la consapevolezza della prossimità tra modernità e tradizione; di riconoscere, alla fine, l'esistenza di maestri più o meno dichiarati nel percorso di formazione personale e di non aver dimenticato il contributo che questi sono stati in grado di comunicare senza apporre alcuna forzatura ideologica. Laicità allora può essere intesa anche come forma di maturazione esistenziale, di composto distacco rispetto al coinvolgimento emotivo e passionale del primo entusiasmo per un'idea, un architetto, un'opera.
Da questa situazione emergono nuove esperienze legate alle generazioni più giovani, fautrici di opere la cui singolarità espressiva e programmatica hanno consentito un'azione di trasformazione nei rispettivi contesti.
In ambito emiliano sono sei i gruppi considerati per un totale di 10 architetti operanti attorno ai centri di Parma, Reggio Emilia e Ferrara.
Giorgio Adelmo Bertani e Francesca Vezzali vivono e lavorano a Reggio Emilia. Nel 1993 fondano Ufficio Progetti Architetti Associati, uno studio di architettura che si apre a 360° sul mondo della progettazione. Molte le opere già pubblicate su riviste nazionali e internazionali. Importante è il loro contributo al tema dell'infrastruttura, negli ultimi anni hanno progettato una centrale per il teleriscaldamento e una centrale idrica per la città di Reggio Emilia, ricevendo con quest'ultima la Menzione d'onore al premio "medaglia d'oro all'architettura italiana" indetto dalla Triennale di Milano nel 2003.
Marco Contini vive e lavora a Torrechiara, vicino a Parma. Il suo è un rapporto profondo con il paesaggio dei colli parmensi dei quali si è fatto interprete e narratore con progetti e architetture dotati di estrema sensibilità rispetto al contesto storico e ambientale. Anche Contini, nel 2003, ha ricevuto la Menzione d'onore al premio "medaglia d'oro all'architettura italiana" della Triennale di Milano.
Dario Costi, parmense, si divide tra professione e università, insegnando Caratteri tipologici e morfologici dell'Architettura alla facoltà di Parma. Dal 2002 Costi apre con Simona Melli lo studio a Parma, lavorando prevalentemente sul tema dell'edificio pubblico e del progetto alla scala urbana.
Paolo Lotti e Marco Pavarani, sono gli unici architetti ad essersi laureati alla facoltà di architettura di Ferrara. Vivono e lavorano a Reggio Emilia. Lotti e Pavarani, nonostante la giovane età, hanno al loro attivo già diverse realizzazioni e molti riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali tra cui il primo premio per il nuovo stadio di Siena.
Andrea Oliva, Enrico Prandi e David Zilioli hanno fondato cittàarchitettura uno studio con sede a Mantova e Reggio Emilia che si occupa di progettazione e ricerca. Il gruppo affianca all'attività professionale quella accademica, insegnando in corsi teorici e laboratori di progettazione nella facoltà di architettura di Parma.
Antonio Ravalli vive e lavora a Ferrara dove, oltre a svolgere la professione di architetto, è anche impegnato nell'insegnamento alla facoltà di architettura come titolare di un laboratorio di progettazione architettonica. Un'attività questa della scuola, vissuta da Ravalli come "vincolo libero (...) momento fondamentale di discussione, conoscenza e confronto con altre esperienze".
La dimensione della provincia ha dimostrato spesso una vitalità culturale e una rete di rapporti e di scambi che non appaiono scontati nemmeno per le grandi città. In anni recenti è proprio dalla provincia che si è avvertita una ripresa di segno positivo della produzione architettonica, con interventi anche di alto livello qualitativo.
Il superamento della dicotomia tra architettura della città e della provincia è da ritenersi ormai un dato acquisito.