È l’inizio di tutte le storie. Il Padiglione Zero rappresenta soprattutto il percorso dell’uomo sulla terra in relazione al suo rapporto con l’alimentazione e dunque con la natura. Uno scambio che ha generato, nel corso dei secoli, conoscenza ed evoluzione. Posto all’ingresso del sito espositivo, ha il compito di condensare la filosofia di Expo 2015 attraverso un percorso incentrato su una narrazione teatrale di grande impatto scenografico. Il Padiglione Zero, inoltre, è l’unico all’interno del sito in cui è presente la partecipazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’ideazione e la curatela delle dodici sale/scenografie su cui è articolato è stata affidata a Davide Rampello. Michele De Lucchi ne ha curato, invece, il progetto architettonico, immaginando una struttura che riproducesse una brano della crosta terrestre. L’ispirazione è quella dei Colli Euganei e l’idea quella che l’Esposizione si aprisse con la vista di un profilo collinare fatto di coni vulcanici che, strutturandosi, creano lo scheletro di una formidabile architettura in legno. Ma il teatro dell’edificio ha una doppia lettura: mentre all’esterno è armonica, sotto ciascuna forma concava si aprono naturalmente grotte e antri oscuri, i veri palcoscenici su cui si srotola il racconto. L’allestimento delle scenografie interne è stato ideato e curato da Giancarlo Basili, scenografo cinematografico, che oltre a saper tradurre in linguaggio teatrale le visioni e le suggestioni del curatore, per la costruzione dei vari ambienti ha coinvolto maestranze artigianali provenienti da tutto il territorio nazionale. Il meglio di falegnami, ebanisti, fabbri, scultori e pittori a lavoro per mesi sulle sue strutture teatrali ha fatto del Padiglione Zero la “più grande bottega d’Italia”: un vero e proprio laboratorio diffuso che ha permesso ai migliori atelier artigianali del nostro paese di mettere finalmente in mostra le proprie doti di eccellenza. Durante questo viaggio attraverso la storia dell’umanità e del cibo suddiviso in dodici capitoli, sarà anche possibile seguire un itinerario alternativo al codice scenografico delle installazioni, percorrendo un sentiero (più silenzioso) fatto di parole. A potenziare l’evocatività dei messaggi visivi e sonori, infatti, è stato attribuito a ciascuno spazio di rappresentazione un lemma specifico, che ne condensi il senso ultimo e che consenta al visitatore di poter raccogliere, al termine della visita, un dizionario minimo sulla storia dell’alimentazione umana.


Questa, dunque, non può che cominciare con la parola memoria: la prima sala è, infatti, l’archivio del mondo, un’immensa biblioteca di ispirazione rinascimentale fatta interamente di cassetti. Essa contiene la memoria dell’uomo, l’insieme delle sue conoscenze pregresse e costituisce il punto di inizio imprescindibile per qualsiasi progetto futuro. Il viaggio prosegue esplorando l’essenza della conoscenza: un muro di proiezione di circa 600 metri quadri ospita un film d’autore sulle quattro arti (caccia, pesca, agricoltura, allevamento) attraverso cui l’uomo ha conosciuto la natura mettendola al proprio servizio: una favola pastorale che racconta di un mondo antico firmata dalla regia di Mario Martone. A seguire, la grande parete cinematografica sarà il luogo su cui prenderà vita la videoinstallazione del progetto Short Food Movie, realizzato in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma e il Centro Sperimentale di Cinematografia, caratterizzata dalla proiezione simultanea di circa 800 video che rappresentano lo sguardo del mondo sul cibo. Si torna, quindi, alle origini attraverso la ricostruzione dell’elemento naturale di maggior portata simbolica: un imponente albero secolare sfonda il soffitto della caverna e, avvolto da un tappeto sonoro in cui si confondono i rumori delle foreste del pianeta, mette in scena l’eterna vittoria del mondo vegetale su quello umano. A questo punto il percorso entra nel vivo della storia con l’addomesticazione vegetale e animale, una trasformazione epocale in cui risiede il seme della civiltà: l’uomo diventando stanziale scopre il concetto di casa e di comunità. Nelle due sale che narrano questo passaggio è rappresentata da una parte la varietà cromatica del mondo vegetale proiettata su quinte trasparenti e dall’altra la bellezza monocroma dell’arca degli animali della terra.

A questo punto il percorso si apre in una grande valle esterna, da cui è possibile ammirare per intero il paesaggio profilato di colline. Qui si trova una grande tavola che nella forma riproduce i contorni di una Pangea, il super-continente che milioni di anni fa teneva unite tutte le terre. La tavola, luogo del convivio, è da sempre teatro di confronto, unità, narrazione, e il cibo è il linguaggio di pace con cui dialogano tutti i popoli. Il racconto riparte dalla parola ingegno: l’uomo pone la propria intelligenza a servizio del paesaggio che lo circonda e sente la necessità di intervenire sull’ambiente, modificandolo. Comincia, così, a ideare e realizzare strumenti e utensili che prolungano e perfezionano i gesti delle proprie attività. Una quantità di attrezzi legati al mondo dell’allevamento, dell’agricoltura, della caccia e della pesca provenienti da diversi musei contadini italiani popolano, sospesi, il soffitto della sala, affacciandosi su un campo arato che, grazie al trompe l’oeil dei fondali scenici, sembra estendersi verso l’orizzonte senza soluzione di continuità. Una colonna sonora caratterizzata da un mix di canti del lavoro di diverse epoche e culture del mondo, rievoca il grande valore di questo patrimonio di technai millenarie. Il passaggio successivo è quello di cominciare a conservare, trasformare e trasportare gli alimenti: per far sopravvivere la comunità pensando al futuro viene infatti introdotta l’idea di provvista e, dunque, di economia. Una giara alta sei metri posta accanto a un’esposizione di reperti originali provenienti da musei italiani e internazionali racconta la nascita dell’arte conserviera nelle diverse popolazioni del mondo. Si arriva, così, nell’era moderna: la fine del XVIII secolo segna la grande rivoluzione industriale. Un modellino di 320 metri quadri illustra il processo di radicale trasformazione del rapporto tra uomo e ambiente e il suo potere di mutare ciò che lo circonda. Il presente e le sue grandi contraddizioni sono sintetizzati nelle parole speculazione e catastrofe. Un enorme parete di monitor raffigurante le oscillazioni di prezzo e le quantità di cibo è la metafora visiva di una borsa virtuale: gli alimenti sono ormai merci da commercializzare e attraverso cui comunicare, meri valori di scambio. Nella sala successiva un ammasso di rifiuti di cibo riproduce il paradosso dello spreco alimentare, mentre guardando attraverso una fessura si viene avvolti da visioni distorte di catastrofi naturali o causate, più o meno direttamente, dal comportamento irresponsabile dell’uomo. Inoltre, un montaggio delle scene più rappresentative della cinematografia mondiale, proiettato su una delle pareti della sala, racconterà in che modo il cibo e il rapporto dell’uomo con esso è stato rappresentato nella storia della settima arte. La penultima tappa vuole lasciare un messaggio di armonia: dodici esempi virtuosi mostrano una coesistenza equilibrata possibile tra l’uomo e il proprio ambiente. La visione di suggestivi paesaggi agricoli del mondo avvolge lo spettatore in una proiezione a trecentosessanta gradi. Ci sono luoghi dove il lavoro umano applicato alla coltivazione è diventato esempio di equilibrio tra tradizione e innovazione, rispetto dell’ambiente e sviluppo industriale, uomo e natura. Infine, in un richiamo indiretto alla memoria iniziale, l’ultima sala è dedicata al racconto delle Best Practices, selezionate nell’ambito del programma “Feeding Knowledge”: cinque storie, narrate mediante cortometraggi, di veri eroi moderni che grazie alle buone pratiche tutelano e preservano la preziosa biodiversità del nostro pianeta.

Credits
Progetto architettonico: Michele De Lucchi
Ideatore e curatore: Davide Rampello
Scenografia e progetto di allestimento: Giancarlo Basili
Direzione della fotografia: Aldo Solbiati
Superficie totale: circa 10.000 m2