Palazzetto dello sport a Roma

P. L. NERVI - A. VITELLOZZI, IL PALAZZETTO DELLO SPORT AL FLAMINIO, ROMA (1956/57)

Testo di Enrico Sicignano
 
Il Palazzetto dello Sport è adattabile per ospitare diversi tipi di competizioni - pallacanestro, pugilato, scherma, ginnastica, tennis - permettendo una capienza tra i 4.000 e i 5.000 spettatori.
Disposto su una superficie circolare è composto da una parte inferiore caratterizzata da cavalletti che configurano il prospetto esterno e la cui funzione è di contenere la spinta della copertura, una cupola prefabbricata a calotta sferica. I 36 elementi di contenimento hanno forma ad Y e sono disposti radialmente ed inclinati secondo la tangente alla curva nel piano d'imposta.

La cupola, dimensionata come una membrana, è composta da 1.620 tavelloni prefabbricati in c.a., che scaricano il peso sull'anello perimetrale di fondazione. Il tavellone a forma romboidale, dello spessore di 2,5 cm., è stato preparato a piè d'opera, in apposite casseforme in muratura e costituisce cassaforma in ferrocemento collaborante con la struttura in c.a. della copertura.
Il cavalletto reggente la copertura è collegato ad essa tramite un 'ventaglio strutturale' assorbente 1/36 della spinta complessiva della volta. Tra due ventagli contigui, il margine periferico della calotta è composto da piccole volte formate da tre pannelli prefabbricati triangolari.

Con una copertura pari ad una superficie di 4.776 mq, e una cubatura vuoto per pieno di 40.200 mc, l'opera presenta un diametro esterno di 78 metri che nel salone si riduce a 58,50 con un'altezza, misurata dal piano di calpestio alla sommità, in metri 21.
Riferendo del valore formale del Palazzetto dello Sport la critica di allora[1] suggerì un accostamento tra l'antico -  il Pantheon -  e il moderno e contemporaneo di Nervi e Vitellozzi. Come è noto, la cupola del monumento romano è sorretta da un muro dello spessore di 6,7 metri mentre quella del palazzetto presenta uno spessore esiguo, una fascia vitrea dietro la quale traspaiono le punte estreme dei cavalletti, in calcestruzzo armato, che formano la corona strutturale esterna. La sala del Pantheon ha un diametro di 43,40 metri rispetto ai 68,50 del manufatto di Pier Luigi Nervi. Ma la differenza sostanziale è data dai rapporti spaziali e dalle fonti luminose. Il Pantheon involucra uno spazio sferico, la volta di Nervi ne abbraccia una metà con una 'forma schiacciata, fluente e dinamica, accentuata dalla luce che penetra tutt'intorno, tangenzialmente alla cupola ribassata, al contrario di ciò che accade nel Pantheon dove l'oculo posto alla sommità determina una immagine luminosa non dilatata ma immobile, maestosamente unitaria'[2]. Difatti, 'riducendo le dimensioni della cupola a losanghe rispetto al perimetro della rotonda, viene minimizzata l'ampiezza figurativa dell'ambiente, con esplicita intenzione anti-monumentale; scegliendo un modulo sottile e allungato per le losanghe inserite nella leggerissima maglia strutturale, si evitano i violenti effetti chiaroscurali che caratterizzano appunto i profondi cassettonati del Pantheon'[3].

Sul piano delle soluzioni compositive Vitellozzi esalta e valorizza la struttura di Nervi ' slabbrando le vetrate là dove si intersecano le strutture (segnando) un perfetto passaggio nel nodo compositivo più difficile, poiché l'inclinazione dei vetri apre l'invaso e, allo stesso tempo, concentra l'attenzione sulla smagliante copertura'[4].
Alle positive note critiche di Bruno Zevi si aggiunsero quelle di Giuseppe Vaccaro che pose l'attenzione sui rapporti tra l'esterno e l'interno. 'La forma a calotta dell'involucro esterno ( ') fa sì che , per lo sfuggire in tutte le direzioni delle tangenti visuali, la costruzione appaia sempre più piccola a chi si avvicina ad essa, fino a ridursi ad una entità minima per chi sta per entrare.'[5].

Note
[1] B. Zevi, Un Pantheon schiacciato di cemento armato, in 'Cronache di architettura', 73-190, Bari, 1971.
[2] Ibidem.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] G. Vaccaro, Il Palazzetto dello Sport, a Roma, in 'L'Architettura, cronache e storia', n. 27, gennaio 1958.

Intradosso della copertura

Intradosso della copertura

Veduta esterna

Veduta esterna

Particolare del cavalletto

Particolare del cavalletto

Veduta interna

Veduta interna