Plinti alti e flessibili

Autore testo, disegno e fotografia: C. Ricciardi - Calderaro, S. Pittalis

I plinti alti e flessibili sono deformabili e perciò detti elastici; quando l'altezza del plinto è minore di 1,5 volte la sua sporgenza questo si deforma elasticamente sotto la reazione del terreno comportandosi come una mensola rovescia. I plinti elastici devono essere confezionati con cls dello stesso tipo di quello impiegato per le strutture in elevazione. La modesta altezza richiede la verifica a flessione e a taglio delle parti a sbalzo. Le armature si dispongono prevalentemente in basso perché è qui che si hanno sollecitazioni di trazione; alcuni ferri sono piegati a 45° per assorbire le tensioni tangenziali. Altri ferri si dispongono in alto quando, per la modesta altezza del plinto, le sollecitazioni di pressione, che si generano nella parte superiore sono tanto elevate da richiedere un'armatura metallica anche nella zona compressa.
 
I plinti troncopiramidale si formano con la base superiore di dimensioni maggiori di quelle del pilastro sovrastante in modo da ottenere una risega di non più di 5 cm. per ogni lato; tale risega è utile per appoggiarvi le casseforme dei pilastri. I lati inclinati sono raccordati con la base maggiore mediante tratti verticali spessi circa 1/3 dell'altezza del plinto, per evitare l'angolo acuto che indebolisce il cls.
Sotto il plinto, per livellare il piano d'appoggio, si getta uno strato di cls. magro alto almeno 10 cm chiamato magrone o sottoplinto.
 
Le fondazioni sono progettate per sopportare interamente i carichi permanenti trasmessi dalla colonna.
I contributi dei carichi accidentali possono essere pari alla loro entità totale per edifici di uno o due piani oppure pari ad una quantità ridotta di questi, come indicato dalle normative locali, per strutture multipiano.
Alle fondazioni, inoltre, può essere richiesto di sopportare, in combinazione con i carichi permanenti e accidentali, gli effetti dovuti al vento o al sisma.
I carichi agenti sulla fondazione possono consistere in una combinazione di carichi verticali e orizzontali (con risultante inclinata), oppure in una combinazione di questi stessi carichi con momenti ribaltanti.
La procedura di progetto indicata dal codice ACI (American Concrete Institute: istituto americano per il calcestruzzo) adotta fattori di carico transitori invece di incrementare di quantità corrispondenti gli sforzi ammissibili del materiale.

Fonte testo:
J. E. Bowles, Fondazioni, progetto e analisi, Ed.Mcgraw-Hill Libri Italia S.r.l.
 
Fonte foto e disegno:
L. Checcucci